Mentre una donna è sospettata dell’omicidio di suo marito, suo figlio cieco affronta un dilemma morale essendo l’unico testimone. |
Anatomia Di Una Caduta è il film vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes di quest’anno. Un film che si avvicina all’analisi delle problematiche di una coppia sfruttando come punto di partenza la morte improvvisa e sospetta di Samuel, il marito. Un thriller legale (il titolo richiama per l’appunto Anatomia Di Un Omicidio) che sviscera nelle sale di un tribunale un rapporto turbolento, a tratti violento e rissoso, ma che nascondeva un sentimento mai veramente spento, come dice la protagonista durante una delle deposizioni, osservando un rapporto tra due persone nel loro momento più cupo e triste risulterebbe fin troppo semplice etichettare tutto come negativo e definirlo in maniera non veritiera (il monologo della “linea della vita” di Donnie Darko, in pratica ndr).
Occorre spostare il filtro di partenza e cercare di trovare un punto di partenza lontano da questo “momento più cupo” per avere una visione di insieme corretta. Si tratta di un suggerimento dato alla corte per allontanare i sospetti? Sì, perché Sandra (Sandra Huller) viene accusata dell’omicidio del marito grazie anche ad una serie di prove e indizi raccolti da parte dell’accusa.
Il tutto pone Daniel, il figlio ipovedente della coppia, nella complicata posizione di ritrovarsi a testimoniare contro/a favore della madre accusata dell’assassinio del padre.
Non l’ho ucciso.
La sinossi di partenza non ha nulla di diverso rispetto a molti altri crime drama visti in passato. E, volendo esagerare, non ha nulla di così eclatante nemmeno rispetto a singole puntate di procedurali di questo genere che vengono presentati magari anche sui canali nazionali. La differenza è sia dal punto di vista delle singole interpretazioni, sia dal punto di vista della regia.
Sandra Huller, Swann Arlaud (l’avvocato della difesa) e Milo Machado Graner (Daniel) rappresentano i personaggi principali e più significativi all’interno della storia. I tre regalano al pubblico dei personaggi tangibili, veri, non pure e semplici macchiette dimenticabili una volta terminata la visione.
Il malessere interiore di Daniel, attanagliato per il dolore della perdita del padre, viene restituito con dovizia di particolari, così come il cruccio interiore riguardo la colpevolezza o non della madre. Un dubbio amletico a cui il ragazzino si pone con più raziocinio e attenzione di come farebbero molte altre persone. Ciò che viene sottolineato a più riprese è poi un dettaglio di non poco conto: Daniel era molto più legato al padre perché era quest’ultimo a fargli da vero e proprio insegnante a casa, oltre che a badargli visto che Sandra era spesso assente a causa del lavoro. La donna prima di convincere la giuria della sua innocenza ha anche l’ingrato compito di riconquistare la fiducia del figlio, colpito profondamente anche dalle varie rivelazioni che il processo porta a galla riguardo il rapporto tra Sandra e Samuel.
Amore mio, voglio solo che tu sappia…Io non sono…Non sono quel mostro, sai? Tutto quello che senti durante il processo, è solo…È contorto. Non è stato così. Tuo padre…Tuo padre era la mia anima gemella. Ci siamo scelti a vicenda e lo amavo. Ma come si dimostra? Vorrei solo che fossi protetto da tutto questo, che potessi fare…che potessi fare cose da bambini, che potessi essere un bambino ancora per un po’.
La regia di Justine Triet è il secondo fiore all’occhiello di Anatomia di Una Caduta.
La regista e sceneggiatrice francese si sofferma in lunghe sequenze atte a sottolineare l’imponenza del vuoto che circonda le vite di Daniel e Sandra. L’assordante rumore della musica di Samuel che accompagna le riprese dell’interno della casa fino ad arrivare al cadavere dell’uomo immerso nella neve, sporcata del sangue.
Altre riprese, con movimento di camera percepibile, danno un tono quasi documentaristico che in realtà non stona affatto. Soprattutto perché restano marginali rispetto alla corposa parte di film che ha luogo all’interno del tribunale dove, attraverso dei flashback, la regista si avvicina al citazionismo: l’accesa discussione tra Samuel e Sandra, infatti, non può non ricordare Storia Di Un Matrimonio di Noah Baumbach. Una discussione apparentemente innocua che si tramuta, una frase dopo l’altra, in una serrata battaglia per avere ragione sull’altro chiudendosi con una serie di colluttazioni e gesti violenti che, avendo solo l’audio, si prestano a molteplici riflessioni.
[…] Non è un cane qualunque. È un cane eccezionale. Una eccezione. Pensaci: lui anticipa i tuoi bisogni, prevede i tuoi movimenti, ti tiene al sicuro dal pericolo. Passa la vita immaginando i tuoi bisogni. Pensando a ciò che non puoi vedere. Forse è stanco di avere sempre cura degli altri. Forse un giorno finirà. Potrebbe succedere. Un giorno, quando sarà il momento di andare, se ne andrà. Non potrai farci niente. Preparati, sarà dura. Ma non sarà la fine della tua vita.
Per acuire ulteriormente il rapporto tra madre e figlio durante il processo, in fase di sceneggiatura si è deciso di sfruttare l’eccezionalità della libertà garantita a Sandra che può vivere tranquillamente accanto al figlio (potenziale super testimone) come se nulla fosse. Un’esagerazione narrativa che viene presentata e gestita come tale (viene sottolineato anche al telegiornale come la libertà di Sandra sia un caso più unico che raro). D’altra parte, Justine Triet si rifà poco dopo sottolineando con un flashback come ci voglia un anno per l’inizio del processo. Un dettaglio forse stupido, ma i film a tema legale che presentano questo tipo di specifiche si possono probabilmente contare sulle dita di una mano.
Altro dettaglio attorno a cui ruota parte della vicenda (quella legale) è sicuramente quello linguistico. Sandra, pur vivendo da anni in Francia, non ha mai imparato bene la lingua e quindi si ritrova spesso in difficoltà nel dialogare sia con il Pubblico Ministero, sia in generale con altre persone. Motivo per il quale i dialoghi si alternano tra il francese e l’inglese, nonostante questa seconda gli sia stata ampiamente sconsigliata dal suo avvocato per evitare di inimicarsi la giuria.
È solo una discussione. Le persone esagerano e alterano i fatti quando discutono.
Anatomia Di Una Caduta è un thriller a stampo legale che sposa però un’analisi molto approfondita non solo dei personaggi, ma anche del complicato contesto famigliare in cui si ritrovano. Daniel, in chiusura di film parlando con il Pubblico Ministero, sottolinea come il processo occorra per “guardare oltre” perché non è sufficiente capire “come sia accaduta la cosa”, ma è necessario “chiederci perché sia successa”.
Il film si addentra in questo “perché”, lo sviscera con dovizia e dà talmente tanti elementi al pubblico su cui riflettere che, a conti fatti, il “come” perde di significato tanto da diventare quasi superfluo. Ciò che ormai preme è comprendere i contorni della vita dei personaggi in scena e le motivazioni che li hanno spinti a comportarsi in determinati modi.
Justine Triet ha confezionato una pellicola che sarà un osso duro per tutti ai prossimi Oscar.
TITOLO ORIGINALE: Anatomy Of A Fall REGIA: Justine Triet SCENEGGIATURA: Justine Triet INTERPRETI: Sandra Hüller, Swann Arlaud, Milo Machado Graner, Antoine Reinartz, Samuel Theis, Jehnny Beth DISTRIBUZIONE: La Pacte DURATA: 152′ ORIGINE: Francia, 2023 DATA DI USCITA: 21/05/2023, 76ª Festival di Cannes |