Challengers recensione film
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Challengers

Challengers risulta un film molto piacevole, merito soprattutto di personaggi che funzionano. Tuttavia, la storia e il suo svolgimento restano entro i confini sicuri del genere.

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Art Donaldson e Patrick Zweig si incontrano per disputare la finale di un torneo Challenger di tennis. Si conoscono sin da ragazzini e, oltre alla passione sportiva, hanno in comune anche quella per la stessa donna: Tashi Duncan. La partita sarà quindi anche un modo per fare i conti con la loro vita fino a quel momento e prendere decisioni per il futuro di tutti e tre.

2006: tre ragazzi diciottenni (Art, Tashi e Patrick) si incontrano nel mondo dei tornei di tennis a livello professionale. Tashi inizia a frequentare Patrick.
2019: Tashi è ora la moglie di Art, di cui è anche allenatrice/manager. Lei, purtroppo, ha dovuto interrompere presto la sua brillante carriera a causa di un infortunio. La coppia ha una figlia e conduce una vita da celebrità. Ovviamente, non è tutto oro quello che luccica. Patrick, invece, non è riuscito a mantenere negli anni lo smalto di quando era nella categoria juniores, ha difficoltà economiche e proprio per questo accetta di partecipare ad un piccolo torneo Challenger.

FOR LOVE OF THE GAME


Come lo spettatore può accorgersi da subito, la struttura del film è la stessa di For Love Of The Game, in italiano Gioco d’Amore, pellicola con Kevin Costner del 1999. Le immagini della partita decisiva fanno da filo conduttore a tutta la narrazione e si alternano a flashback che spiegano i retroscena, mentre chiariscono pensieri e motivazioni dei vari personaggi. C’è pure il discorso su come sia necessario sapere il momento in cui ritirarsi. Questo, di primo acchito, non sembra buon segno: si rischia l’effetto colpo di sonno.
Per fortuna, a scongiurare il peggio ci pensano il regista Luca Guadagnino (Call Me By Your Name, We Are Who We Are) e lo sceneggiatore Justin Kuritzkes (marito della Céline Song di Past Lives). Sanno dosare con sapienza gli ingredienti tipici del genere a cui il film appartiene, quello dello sports drama. Riescono, in altre parole, a passare da un cliché all’altro senza insistere troppo su un solo tema.

HO VISTO LEI CHE BACIA LUI CHE BACIA ME


Un merito innegabile va riconosciuto ai tre protagonisti. In prima fila, anche nella campagna promozionale, c’è Zendaya. L’attrice del momento è reduce dal trionfo di Dune – Parte Due e riesce, soprattutto in alcune scene dove il suo personaggio ha 18 anni, a creare davvero un’atmosfera di sensualità. Quella che ha fatto applaudire alcuni giornalisti al ritorno dell’erotismo e di scene un po’ più adulte nei film usciti recentemente, rispetto allo standard odierno di Hollywood.
Non meno bravo è Josh O’Connor. In The Crown riusciva ad attirare le simpatie del pubblico sulle avventure di un giovane principe Carlo, qui interpreta un simpatico perdigiorno. Quello che ci vuole per fare impazzire ogni ragazza con un po’ di sangue nelle vene. Però, per far quadrare il tutto, ci vuole anche Mike Faist, già visto nel rifacimento firmato Spielberg di West Side Story. Lui è quello che, passati i 30 anni, si stufa di fare esattamente la stessa vita di quando ne aveva 12 e, peggio ancora, vorrebbe tagliarsi le vene al pensiero di farla ancora a 40. Il suo Art è una “mezza tinta che fa il colore bellissimo” (cit. Vicky, Cristina, Barcelona).

IL RISULTATO FINALE


Zendaya conduce i giochi“. Così è stato pubblicizzato questo film. In realtà, una certa attività manipolatoria del personaggio di Tashi nei confronti dei due uomini che la amano e che lei ama è innegabile. A modesto parere di chi scrive, però, ognuno dei tre protagonisti ha bisogno degli altri due per uno scambio di energie che faccia stare meglio tutti quanti.
Quadrare esattamente il bilancio tra il tempo e le energie da dedicare allo sport (e quindi a se stessi e alle proprie ambizioni) e la parte di sé da dedicare agli altri è difficilissimo, può diventare l’opera di una vita. Per fortuna, qui c’è l’ambiente sempre soffuso di un certo benessere, dove nessuno è mai veramente malvagio, tipico delle opere di Guadagnino, ad aiutare nelle scelte. Il finale non spiega tutto, ma sembra di segno decisamente positivo.


Chi ama le storie racchiuse in un piccolo mondo, come quelle dei giovani atleti e dei ballerini, troverà Challengers molto piacevole. Merito soprattutto di personaggi che funzionano. La storia e il suo svolgimento restano entro i confini sicuri del genere, per cui il voto non può andare oltre una piena sufficienza.

 

TITOLO ORIGINALE: Challengers
REGIA: Luca Guadagnino
SCENEGGIATURA: Justin Kuritzkes

INTERPRETI: Zendaya, Josh O’Connor, Mike Faist
DISTRIBUZIONE: Warner Bros.
DURATA: 131′
ORIGINE: USA, 2024
DATA DI USCITA: 24/04/2024

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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