E alla fine nacque il RCU, il Refn Cinematic Universe.
Sin dal pilot, nel corso delle recensioni, uno dei temi più ricorrenti è stato quello relativo alla trama o, meglio, all’assenza di essa all’interno di Copenhagen Cowboy. Tutti i discorsi sulla potenza visiva del regista danese, sull’estetica come mezzo di narrazione, sulle luci al neon e sulla musica elettronica sono stati ampiamente analizzati nel corso dei precedenti cinque articoli e, per questo motivo, non saranno ripetuti in questa sede.
D’altronde, lo stile di Nicolas Winding Refn è ormai noto a livello planetario, e questa miniserie prodotta da Netflix non ha fatto eccezione. Anche nel finale di serie – o di stagione – il comparto tecnico è semplicemente eccellente. Di conseguenza, l’articolo si concentrerà sull’altro aspetto cruciale nell’analisi dell’opera di Refn, ossia la trama.
Per cinque puntate, infatti, la narrazione non solo era molto limitata ed estemporanea, ma non comprendeva particolari elementi di novità. Tutto molto suggestivo visivamente ma – allo stesso tempo – tutto già visto ampiamente nelle precedenti opere di Refn o in altri film e serie tv. Tutto ciò è cambiato con il finale del quinto episodio. Refn, con quella scelta, ha deciso di entrare in un campo di gioco completamente nuovo. A questo punto, la speranza è che si arrivi a una seconda stagione, in modo da poter valutare la bontà di questo colpo di scena.
LA CONCLUSIONE DELLE VICENDE TERRENE
La parabola di Miu nel corso di questa stagione è stata caratterizzata da un latente desiderio di vendetta. Vendetta nei confronti di Rosella, prima di tutto, ma anche desiderio di vendetta – ancora non realizzata – nei confronti di chi l’ha venduta sin da quando era piccola. Infine, vendetta per Mother Hulda che desiderava ricongiungersi con sua figlia.
L’omicidio di Dusan ha permesso a Miu di riconsegnare la piccola Ai a sua madre. Tutto ciò che consegue successivamente e culmina con l’omicidio di Mr. Chiang, allo stesso modo, può essere riportato al tema generale della vendetta nei confronti dell’ennesima persona che voleva possedere Miu e comprarla come fosse un oggetto.
Le scene di lotta sono sicuramente ben realizzate, così come la disturbante scena onirica che precede il combattimento tra i due personaggi. Inoltre, dal punto di vista narrativo, l’omicidio di Chiang sembra rappresentare la fine delle vicende terrene.
UNA, NESSUNA E CENTOMILA MIU
Tutte le altre vicende mostrate in questa puntata, infatti, sembrano abbracciare con forza il mondo del soprannaturale e dell’esoterico. Sin dall’inizio dello show, si parlava infatti dei poteri di Miu. Portare fortuna, però, non rappresenta un potere che produce degli effetti tangibili.
Dunque, la fama di Miu poteva rappresentare un artificio narrativo, un’allegoria. Tutto è cambiato, però, nel finale del quinto episodio, quando Nicklas risveglia sua sorella Rakel grazie al sangue della madre. In questo caso, l’elemento soprannaturale appare evidente, perché la ragazza era senza dubbio morta prima di risvegliarsi. Inoltre, il cacciatore che procura carne umana alla famiglia da generazioni è un altro elemento che ricorda, ad esempio, le storie dei vampiri.
Il secondo vero colpo di scena, per di più, ha luogo sempre nel castello della famiglia di Nicklas. Miu, in quel luogo, incontra molte altre ragazze vestite esattamente come lei, e che conoscono il suo nome. IMDb le indica tutte con il nome Miu. Dunque, la protagonista non è sola, ma fa parte di un gruppo di ragazze con i suoi stessi poteri. E tutto ciò, in qualche modo, è legato al castello e alla famiglia che lo abita.
IL REFN CINEMATIC UNIVERSE
I due colpi di scena evidenziati nel paragrafo precedente cambiano completamente la prospettiva di questo show. Inizialmente, l’idea era di guardare una miniserie che si sarebbe conclusa al termine del sesto episodio. Le rivelazioni di questo episodio, però, rendono queste sei puntate come un prologo di una storia ben più ampia.
Miu ora sa di non essere sola, nel castello di Nicklas ci sono molte ragazze come lei. La sorella di Nicklas è tornata nel mondo dei vivi grazie al sangue di sua madre. In una chiamata con un misterioso personaggio (interpretato da Hideo Kojima), a Miroslav viene detto di rivolgersi ai Giganti – mai citati nel corso dello show – per contrastare Miu.
Tutto ciò apre a prospettive narrative ampie e piene di possibilità. Per questo motivo, dunque, questo finale ha senso solo nel caso in cui esista una seconda stagione. Interrompendo ora le vicende di Miu, non solo si sarebbe di fronte a un’occasione persa, ma l’intera stagione tornerebbe a essere quello che era per cinque puntate: una storia ambientata in un mondo criminale, con un’ottima regia e dinamiche già viste. E, per di più, con un finale aperto e scollegato con il resto dello show.
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Il voto può sembrare generoso, ma la decisione è stata quella di premiare una forte svolta narrativa in grado di aggiungere una trama interessante – e inesplorata in un prodotto come quello di Refn – a un’estetica perfetta. A patto, ovviamente, che venga realizzata una seconda stagione.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.