The Last Of Us è probabilmente la serie più attesa di questo 2023 come ampiamente parlato anche in una recente puntata del podcast. La storia televisiva del gioco creato dalla Naughty Dog inizia già nel 2013, anno del suo rilascio, quando vennero annunciati due adattamenti cinematografici: un lungometraggio prodotto da Sam Raimi ed un cortometraggio animato. Nessuno dei due progetti vide mai la luce e si dovette aspettare fino a marzo 2020 per l’annuncio da parte di HBO di una serie televisiva basata sul gioco, ufficialmente andata in produzione da novembre 2020.
The Last Of Us è spesso considerato da buona parte della critica uno dei migliori videogiochi di tutti i tempi: uno storytelling accattivante e che permette al giocatore di entrare fin da subito nelle viscere emozionali dei protagonisti; un gameplay adattabile al livello del giocatore (da Facile a Realismo) capace di restituire una vera lotta per la sopravvivenza in ogni frangente; divertenti siparietti ed easter egg più che piacevoli.
Questo è il gioco, tuttavia. La grande domanda è: la serie tv sarà in grado anche solo di avvicinarsi al livello qualitativo del gioco?
Molti sono i punti a favore della produzione, prima di prendere in considerazione la visione del pilot: i due creatori dello show sono Craig Mazin (creatore di Chernobyl) e Neil Druckmann (sceneggiatore e creatore del gioco stesso). La visione di “When You’re Lost In The Darkness” dissipa molti dei dubbi, più che legittimi, e presenta al pubblico un prodotto robusto, convincente e, per certi aspetti, ancora più coinvolgente del videogioco.
COME ERA LA VITA POCHI SECONDI PRIMA DELLA FINE?
Uno degli elementi narrativi più belli da analizzare, quando si prende in esame una storia post-apocalittica, è sicuramente il Day-0, ossia la vita negli istanti immediatamente prima che tutto crollasse nel baratro del caos più totale. Per certe produzioni rappresenta il trampolino di lancio (The Walking Dead, 28 Days Later, Io Sono Leggenda), per altre un elemento da sfruttare più avanti nella storia, per trasportare lo spettatore indietro nel tempo (A Quiet Place II, The Leftovers), per altre ancora dipende dall’adattamento oppure si tenta un improvvisato mix (The Stand).
The Last Of Us si unisce al primo gruppo, sfruttando l’ampio minutaggio di questo pilot e dando circa quindici minuti interlocutori prima che lo show si riallinei con la controparte videoludica. Un quarto d’ora che ha lo stesso compito della fase introduttiva del gioco: conoscere Sarah (interpretata da Nico Parker, figlia nella realtà di Thandie Newton), la figlia di Joel, prima che la storia decolli a tutti gli effetti. Quello che si ha di fronte non è un adattamento fedele in ogni suo singolo aspetto: Mazin e Druckmann, avendo una fonte ben solida da cui attingere, hanno deciso bene di perfezionare molti dettagli.
Se, per esempio, nel gioco Joel risulta non presente in casa senza nessun apparente motivo, nello show viene giustificato attraverso l’arresto di Tommy. Alcuni dettagli saranno rimasti simili (la maglietta indossata da Sarah, l’orologio di Joel, parte del percorso in auto mentre guida Tommy), altri come si appuntava sono stati perfezionati.
L’introduzione, sintonizzata su un talk show del 1968 (da un programma simile nacque l’idea del gioco stesso), descrive brevemente come una possibilità futura e remota di una pandemia causata da funghi (Cordyceps), molto più pericolosa di un virus o di un batterio non essendoci un trattamento preventivo in grado di arrestare un’infezione di questo tipo. Mazin ri-utilizza una chiave di lettura già adoperata in Chernobyl facendo passare il messaggio di un’umanità colpevole di quanto sta avvenendo sullo schermo: tutte le avvisaglie per un rischio di questo tipo erano state date da diverso tempo, ma nessuno ha deciso di intervenire.
PARTE INTRODUTTIVA E RIMANEGGIAMENTI (IN POSITIVO)
Altro esempio di perfezionamento narrativo è il viaggio in auto di Tommy, Joel e Sarah, nel gioco mostrato attraverso il punto di vista della ragazzina. Nello show viene replicata questa scelta (Gabriel Luna, che interpreta Tommy, ha detto che lo script prevedeva un long take), impreziosita da maggior coinvolgimento e pathos dettato da maggiori elementi di disturbo presenti all’esterno della macchina. La casa incendiata, la famiglia che chiede soccorso, l’incrocio e i cartelli: tutti dettagli presenti nel gioco ma qui, forse grazie anche ad una CGI ed una definizione migliore, tutto viene esaltato con maggior naturalezza.
Di indubbio impatto scenico la parte della sequenza con gli aerei che sorvolano letteralmente la macchina: frasi e rumore assordante del motore che si mischiano in un vortice caotico e destabilizzante. Difficile riuscire ad immaginarsi un adattamento della sequenza di maggior impatto.
FEDRA vs LUCI
Gli ottanta minuti di pilot accompagnano lo spettatore in un mondo post apocalittico i cui confini dovranno essere, passo dopo passo, mostrati con accuratezza e attenzione. Non si tratta di confini geografici quelli di cui si sta parlando (nonostante anche questi necessitino della dovuta esplorazione) quanto piuttosto di quelli sociali: FEDRA e Fireflies (le Luci, per chi mastica con più facilità il nome italiano) sono fazioni che lo spettatore sta iniziando a conoscere, ma per cui necessiterà di maggiori informazioni.
In mezzo a questo scontro si ritrovano Joel ed Ellie, due personaggi accomunati dalla perdita di qualcuno di caro e dal viaggio che dovranno intraprendere l’uno accanto all’altra, approfondendo il loro legame giorno dopo giorno.
The Last Of Us potrà anche tentare di assomigliare ad un road movie nei prossimi episodi, superate determinate dinamiche, ma il primo film che corre alla mente per la somiglianza di contesto (mondo post apocalittico) è The Road.
PEDRO PASCAL E BELLA RAMSEY: DUE VALIDE SCELTE?
Per quanto concerne casting e recitazione c’è ben poco da dire essendo stato, di fatto, il punto su cui il pubblico si è sbizzarrito in misura maggiore per dare la propria (necessaria?) opinione. Anche questo punto è stato affrontato senza troppi peli sulla lingua nel podcast.
Articoli che suggerivano volti per i ruoli di Joel ed Ellie; richieste esplicite per i casting dei due protagonisti; l’impossibilità di utilizzare i volti originali dei giochi oppure dei mancati adattamenti cinematografici (Maisie Williams e Kaitlyn Dever).
Pedro Pascal è la scelta “comoda” tra i due: un volto noto al pubblico e poliedrico considerate le svariate produzioni (anche in corso) in cui lavora.
Bella Ramsey è la scelta “scomoda” semplicemente per il fatto di trattarsi di una scommessa presa dai creatori. Oltre 100 audizioni sono state sostenute per il ruolo di Ellie e, solo dopo la raccomandazione di Benioff e Weiss, Bella Ramsey è stata ufficialmente confermata per il ruolo. Si spera che per una volta i due showrunner di Game Of Thrones non abbiano fatto errori.
Ironia a parte, questi ottanta minuti sono sufficienti per essere più che soddisfatti di Pascal, in grado di portare in scena tutto il peso emotivo e il lato umano di Joel. Risulta più complicato dare un giudizio completo su Bella Ramsey visto l’esiguo minutaggio concessole in questo pilot. I prossimi episodi aiuteranno a dissipare anche questi ultimi dubbi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Last Of Us sembra non voler tradire le attese che si portava dietro dall’annuncio della sua produzione (2020). E, a conti fatti, era difficile immaginarsi un’introduzione così d’impatto per lo show della HBO. Il finale di puntata preannuncia l’inizio dell’avventura di Joel ed Ellie all’esterno della zona di quarantena, un viaggio geografico che permetterà ai due personaggi di approfondire il loro legame e al pubblico di affezionarsi ad entrambi. Questo, per lo meno, quanto accaduto con il videogioco. Ma se le premesse sono queste risulta difficile aspettarsi di meno dalla serie tv.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.