“Well, I’m a nun forced from her home by Mrs. Davis so She could send me on a Quest. But all this time She has been glitching, sending me these clues that She doesn’t seem aware that She’s sending me, like this address. I mean, I think that Her subconscious wanted me to find you, because you’re Her mother.”
Mrs. Davis è stata un’avvincente serie tv che aveva come fulcro centrale una suora incaricata da una intelligenza artificiale di trovare e distruggere il Graal.
Racchiudere in queste due righe ciò che è effettivamente stato questo show sarebbe riduttivo soprattutto per il consueto approccio alla narrazione di Damon Lindelof (qui insieme a Tara Hernandez), mai lineare in tutti i suoi aspetti.
La genesi di Mrs. Davis, intesa l’IA protagonista dello show, è quanto di più lindelofiano si potrebbe pensare: nata nel 2013 come app della società Buffalo Wild Wings, successivamente sfuggita di mano alla propria creatrice, porta all’interno del suo codice tutti i macroscopici elementi che hanno sviato lo spettatore fino ad ora.
Le “ali” sono effettivamente delle ali (di pollo). La “expiration date” è a tutti gli effetti una data di scadenza. Ed il Graal, beh, era inizialmente previsto all’interno della principale regola per qualsiasi attività: soddisfare il proprio cliente è il Santo Graal da custodire gelosamente.
Tutto così lineare, eppure tutto così poco lineare al tempo stesso tanto che Simone, trovata Joy (la creatrice/madre di Mrs. Davis), fatica a realizzare che tutto ciò che è stato imbastito fino a quel momento rappresenti una deviazione all’interno di un codice di un’app per vendere più ali di pollo.
SIMONE VS SANTO GRAAL
Mrs. Davis parte da presupposti comici per addentrarsi nel rapporto genitoriale di Simone, portandola in questo episodio al definitivo confronto con la madre, Celeste. Un confronto che abbraccia anche il passato visto che viene rivelata la morte di Monty. L’uomo è effettivamente sopravvissuto durante il gioco di prestigio in cui indossava la tuta da palombaro, fatale purtroppo sembra essere stato un attacco di cuore che lo ha stroncato proprio nel mezzo del suo più grande inganno, quello della morte. Una rivelazione che scuote Celeste, fin da sempre convinta che Simone fosse implicata nella sparizione dell’uomo, tanto da riavvicinarla alla figlia che la perdona con estrema dolcezza.
Ma “The Final Intercut: So I’m Your Horse” è l’episodio in cui il Graal viene a tutti gli effetti distrutto: Simone, tornata al vecchio convento, si arma di coraggio e dopo aver salutato per un’ultima volta Jay (che era in compagnia di Wiley) beve dal Graal, distruggendolo. Uno “scontro” che ha calamitato hype fin dall’inizio dello show, ma che con il prosieguo della storia è divenuto via via sempre meno importante dal momento che il risultato finale era abbastanza scontato e prevedibile, nonostante qualche goccia di sangue dal naso potesse creare qualche piccolo dubbio.
WILEY E LE MONTAGNE RUSSE DELLA MORTE
Wiley nel frattempo è arrivato alla propria “expiration date” e Mrs. Davis ha progettato questa uscita “di scena” in grande stile, tramite delle vere e proprie euthanasia coaster. Ma anche qui il pubblico prosegue la visione senza soffermarsi troppo nel voler fare previsioni dal momento che la storia è stata fino a questo punto talmente imprevedibile che sarebbe un compito impossibile.
L’idea dell’expiration date, infatti, altro non è che un modo per Mrs. Davis di rendere edotte le persone che la loro vita ha valore e peso, non è priva di significato. Un incontro ravvicinato con la morte, una punta di adrenalina e il raggiungimento di un vero momento di pace interiore che porta a rinsavire anche Wiley, nonostante tutto.
ADDIO, MRS. DAVIS
La domanda che ci si pone a metà puntata è però solo una: ora che il Graal è distrutto, Mrs. Davis manterrà la parola data ad inizio stagione?
Dopo un confronto (in cui Celeste fa da proxy) abbastanza risoluto, l’IA onora la propria promessa lasciando l’umanità senza la sua preziosa guida e protezione, proiettandola in un senso di caos e spaesamento che viene perfettamente raffigurato dalla persona che esce dal mulino a vento non capendo bene cosa dover fare. Il tutto mentre in sottofondo viene scelta come soundtrack “You’re Gonna Miss Me” di Connie Franis. Un chiaro messaggio per tutti.
Sempre in puro stile lindelofiano però c’è anche un brevissimo momento che ricorda anche il modo in cui è finito Watchmen (l’uovo e il piede che sta per toccare l’acqua della piscina, uno spoiler completamente decontestualizzato che nessuno potrà capire se non ha visto l’ultima puntata del sequel firmato da Lindelof) ed è il momento in cui Celeste alza gli occhi al mulino e lo vede ricominciare a funzionare. Una scena di per sè futile ma che nasconde molto di più visto che può essere letta in maniera più onirica come una civiltà che ha ricominciato a funzionare riacquistando il libero arbitrio grazie alla “morte” di Mrs. Davis.
Come al solito l’interpretazione è totalmente arbitraria, c’è qualcuno che potrà vederci una Celeste che va effettivamente dentro l’edificio per pedalare e far funzionare il mulino, altri potranno pensare che la persona incaricata da Mrs. Davis sia tornata indietro per proseguire il suo compito con un rinnovato interesse personale. Lindelof (e Tara Hernandez) vogliono lasciare aperta la porta ad ogni interpretazione per far sì che ognuno ci legga ciò che vuole leggerci, sia esso un messaggio di speranza o una cruda realtà.
“That’s very compassionate of you. But I can’t help but wonder if you’re just telling me what I want to hear.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A maggio è stato sottolineato che non c’erano piani per una produzione di una seconda stagione. Ecco, vediamo di lasciare tutto così ed evitare di allungare ulteriormente una storia che, così com’è, ha funzionato quasi alla perfezione.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.