Succession 4×09 – Church And StateTEMPO DI LETTURA 4 min

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Succession 4x09 RecensioneAd un passo dal finale di stagione e di serie, Succession confeziona un altro episodio che rimarrà impresso nella memoria dello spettatore, a cominciare dal sontuoso titolo “Church and State”.
L’episodio infatti affronta – finalmente – l’addio ufficiale a Logan, un uomo così importante che il suo funerale diventa un affare di Stato (appunto). Se da un lato quindi il funerale e la chiesa diventano l’occasione per tutti i personaggi di curare i propri interessi, figli compresi, per questi ultimi è anche un affare terribilmente personale. La maestria del team guidato da Jesse Armstrong e Mark Mylod (quest’ultimo si è assicurato la regia di tutti gli episodi più importanti della stagione: primo, terzo, penultimo e ultimo) non manca di rimarcarlo donando ai tre figli (e al fratello) di Logan tutto il tempo necessario a mostrare come la morte di un “great man” lasci un segno indelebile. Ma è anche l’occasione per riportare ancora una volta sotto uno stesso tetto tutti i personaggi della serie, ex mogli e amanti comprese (di altissimo livello la sequenza con l’incontro tra queste e il gesto affettuoso di Marcia verso Kerry).

ROMAN, THE KING OF DONG


I’m pregnant.
Is it mine?
[…]
If I see you breastfeeding, I am gonna have to jerk off.

Ancora una volta Roman e Kendall sembrano vivere due parabole opposte. Se durante la notte dell’elezione (e fino all’inizio della puntata) Roman sembrava essere in volata verso il successo, mentre Kendall in stand-by si domandava come recuperare il vantaggio guadagnato dal fratello grazie al suo rapporto con il prossimo Presidente, qui è proprio il contrario. Roman cede sotto il peso della sofferenza che ha provato a nascondere sotto la sua arma più potente, una caustica ironia volgare.

Marcia’s looking chic. Yummy. Sexy funeral lady. If you’re weirded out by that, wait ‘till I have sex with her on dad’s coffin.”

I’m the man. I’m the man.” si ripete Roman allo specchio mentre cerca di autoconvincersi di essere degno erede del padre e ripassa un elogio funebre che non riuscirà mai a pronunciare.
Kieran Culkin ha dato l’ennesima incredibile prova attoriale, indisponendo e commuovendo il pubblico quasi contemporaneamente. Tra il momento in cui il personaggio si alza dalla panca dicendo che potrebbe farsi Marcia e il momento in cui scoppia in lacrime passano nemmeno due minuti, ma ciò non appare innaturale o forzato perché lo spettatore che ha imparato a conoscere Roman sapeva di potersi aspettare un ennesimo crollo da un momento all’altro. Ciò che rende incredibile il lavoro di scrittura dello show è che anche queste aspettative sono state superate da poche strazianti parole che colpiscono allo stomaco chiunque stia guardando:

Is he…is he in there? […] Well, can we get him out?

E’ così che si scrive la sintesi perfetta di un personaggio bellissimo, sfaccettato, irripetibile. Un character che non riesce ad affrancarsi dalla violenza e dal dolore che teme e brama allo stesso tempo e che, per questo, è forse destinato a scendere sempre di più lungo la spirale (come evidenziato anche dalla scena finale).

KENDALL’S MOMENTUM


Di tutt’altra pasta sembrano essere Shiv e Kendall. In questo episodio sfoggiano entrambi la miglior versione di loganismo che riescono ad interpretare. La prima lavora di nascosto con molta diplomazia e poco senso materno per costruirsi la sua possibilità di diventare CEO dell’azienda esautorando i fratelli (ricordando il suo svantaggio rispetto ai fratelli che hanno avuto il privilegio di essere nati uomini con un padre che “couldn’t fit a whole woman in his head.“).
Kendall invece tratta male le dipendenti donne, litiga con l’ex moglie davanti ai figli, inizia a circondarsi di fedelissimi ma anche e soprattutto prende in mano situazioni difficili e porta a casa l’obiettivo.
L’inatteso discorso di Ewan, nonostante per una frazione fosse riuscito ad essere sentimentale raccontando momenti delicatissimi della versione bambino e giovane adulto di un Logan che probabilmente nessuno dei presenti aveva conosciuto, si è rivelato durissimo nel suo realismo. L’obiettivo di Kendall di compensare la negatività lasciando agli astanti un’immagine più positiva del padre è sicuramente raggiunto e si corona nell’applauso finale dei presenti (che sembra quasi un’approvazione per Kendall stesso come erede di Logan).
Nel suo elogio funebre Kendall riesce a trasmettere con le parole quello che chiunque abbia conosciuto Logan Roy pensa di lui, che siano i presenti nella chiesa o chi guarda attraverso lo schermo: uomo burbero, fiero, vitale, geniale, potente, influente. L’uomo che i suoi figli hanno cercato di compiacere finché era in vita e ora provano ad essere, alternando successi e fallimenti.

You thought you were dad, and you fucked it.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La parabola di Roman e l’interpretazione perfetta di Kieran Culkin
  • “The Roy boys versus Shiv the Shiv”
  • Logan Roy, un personaggio che non ha bisogno di essere vivo per essere protagonista
  • Il funerale come luogo in cui ognuno cerca di fare i propri interessi, simbolo della spregiudicatezza di tutti i personaggi dell’universo di Succession
  • La scelta di staccare tanto l’episodio della morte dall’episodio del funerale ha senso narrativamente parlando ma meno per quanto riguarda l’aderenza alla realtà
  • Alcune scene (Kendall che fa un discorso o Roman che esplode) potrebbero sembrare qualcosa di già visto negli episodi precedenti

 

A un passo dal finale, Succession sfoggia un altro bellissimo episodio.

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