
A metà della stagione, Gen V si ritrova esattamente nel punto in cui molti spin-off si bloccano: non abbastanza incisiva per lasciare il segno, ma nemmeno così fallimentare da far voltare le spalle allo schermo.
“Bags” è un episodio a due velocità: alterna momenti di costruzione narrativa molto lenti (principalmente legati a character secondari come Emma) ad altri in cui si accelera improvvisamente (praticamente ogni scena con Cipher), quasi per paura di perdere l’attenzione dello spettatore. È un equilibrio instabile che regala comunque qualche spunto interessante, soprattutto grazie ai vari misteri dietro Cipher.
Cipher: “Elon here is no different than a bag of blood.”
Marie Moreau: “A living thing isn’t a bag.”
Cipher: “Since when? We’re all just blood bags. Walking, talking blood bags.”
Marie Moreau: “What if I kill Elon?”
Cipher: “That’s why we name them for assholes.”
IL CIPHER UMANO
La puntata prosegue la ricerca della verità attorno al progetto Odessa e ai poteri di Cipher, ed è proprio su quest’ultimo che arrivano i progressi più tangibili. Prima lo spettatore viene convinto che Cipher sia semplicemente umano — ipotesi credibile, per quanto già un po’ tirata vista la posizione centrale che ricopre alla God U — e poi, con un cambio di passo improvviso, arriva la rivelazione: Cipher può possedere i corpi a distanza. Una mossa narrativa che cambia completamente la percezione del personaggio e lo posiziona immediatamente come uno dei villain più pericolosi e affascinanti dell’intero universo della serie.
Il potere in sé è un’arma narrativa potentissima: invisibile, subdola, difficilmente contrastabile. E se già in passato The Boys aveva dimostrato di saper creare antagonisti memorabili, Gen V sembra aver finalmente trovato un villain degno di nota. Cipher riesce a mantenere un’aura di mistero, è potente, è enigmatico e allo stesso tempo è capace di instaurare un rapporto ambiguo quasi da mentore con Marie. Non è un semplice cattivo da sconfiggere ma una figura tridimensionale e, visto che la serie non abbonda di personaggi tridimensionali, questo è decisamente un punto a favore.
L’INUTILITÀ DEI PERSONAGGI SECONDARI
Peccato che, per ogni buona idea, ci siano almeno tre elementi che zavorrano l’episodio. A partire da Emma e da buona parte dei personaggi secondari (di cui non ci si ricorda ovviamente il nome) che continuano a occupare minutaggio prezioso solo per garantire un sollievo comico. Un sollievo non richiesto e, soprattutto, inutile. Queste storyline non aggiungono nulla alla trama principale, non sviluppano i personaggi, non generano reale impatto emotivo. Sono, di fatto, tappabuchi narrativi per aumentare il minutaggio.
Lo stesso discorso vale per molte delle dinamiche tra gli altri character principali, trattate con una superficialità disarmante. Ci si limita a ripetere schemi già visti, a riempire i dialoghi di battute prevedibili e a inserire sottotrame sentimentali che sembrano uscite da un teen drama (“I love you” lanciati a destra e sinistra) qualsiasi piuttosto che da un prodotto ambientato nello stesso universo di The Boys. Tutto questo contribuisce a smorzare il potenziale di un episodio che, altrimenti, avrebbe potuto spingersi molto oltre.
È evidente che l’obiettivo di “Bags“ sia quello di posizionare CIpher come nuovo epicentro narrativo e portare il progetto Odessa verso un’escalation, ma per farlo sacrifica troppo tempo in storyline collaterali che non hanno mordente. Il ritmo ne risente, la tensione si disperde, e lo spettatore resta in una terra di mezzo tra la curiosità e la noia.
IL MISFITS DEGLI ANNI ’20
Più che mai come in questo episodio, è impossibile non pensare a Misfits quando si sente parlare di superpoteri assurdi (i peli pubici che crescono a dismisura) e richiama inevitabilmente quella vena di comicità grottesca che aveva reso celebre la serie britannica. Un potere stupido, ridicolo, ma allo stesso tempo sorprendentemente efficace e potenzialmente devastante. Esattamente come chi controllava i latticini in Misfits, qui la serie gioca con il medesimo paradosso: il superpotere che sulla carta non ha senso in realtà diventa utilissimo sul campo. E questa è una delle poche intuizioni davvero brillanti di “Bags”.
| THUMBS UP 👍 | THUMBS DOWN 👎 |
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“Bags“ è un episodio che (come i precedenti) cammina su due binari: da una parte la conferma di un villain intrigante e un potenziale narrativo interessante; dall’altra, la zavorra di personaggi e dinamiche accessorie di cui non frega niente a nessuno e che frenano costantemente la corsa. Il risultato è un capitolo sufficiente ma frustrante che fa intravedere ciò che Gen V potrebbe essere se solo smettesse di distrarsi per strada.
