A settembre finiscono le vacanze; ricomincia la scuola; inizia l’autunno e Grey’s Anatomy torna ad imperversare nelle vite del proprio pubblico. Un appuntamento fisso dal lontano 2005 di cui ci si farà fatica ad abituare una volta che lo show sarà terminato, ma non sembra arrivato il momento di doversi preoccupare di questo fattore.
Questa ventunesima stagione vede alcuni cambiamenti, rispetto alla precedente (debilitata dallo sciopero che ne ha ritardata la produzione ed il conseguente rilascio): gli episodi torneranno ad essere un numero consistente (18); Ellen Pompeo torna attivamente all’interno dello show (complice, forse, anche il calo di ascolti della ventesima stagione); Jack Borelli (Levi) e Midori Francis (Yasuda) diventano recurring e non più regular. Una scelta, quest’ultima, che potrebbe indicare grossi cambiamenti per entrambi i personaggi: Levi non ha ancora deciso cosa fare della propria vita e un allontanamento dal Grey Sloan potrebbe non essere così impronosticabile; per Yasuda, invece, è più difficile riuscire ad immaginare cosa gli sceneggiatori possano riservarle. Una morte violenta, considerato il passato dello show, non stupirebbe più di tanto.
MEGLIO RIDERE CHE PIANGERE
Il finale della precedente stagione ha avuto dei grossi risvolti, nonostante alcuni facciano sorridere per l’imbarazzante gestione.
Miranda, in “Burn It Down”, interviene a difesa dei propri specializzandi, pronta a licenziarsi e minacciando con questo Catherine. Quest’ultima le risponde di fare quello che vuole che tanto la potrebbe sostituire come un medico qualsiasi. Miranda crolla psicologicamente e a fine puntata dice che riconquisterà il proprio lavoro… che non ha più perché si è licenziata in autonomia.
Stesso discorso, circa, per Meredith che ora viene caldamente invitata da Jackson (redivivo) a chiedere scusa alla donna per continuare con la ricerca scientifica che sta portando avanti.
Il nuovo che avanza (gli specializzandi) sono sufficientemente ben costruiti da far scordare la mancanza di una grossa fetta del main cast durante la visione: Owen e Teddy non compaiono, Amelia solo per una manciata di secondi. Ancora incomprensibile la scelta di mantenere Winston all’interno dello show: il chirurgo sembra poter essere utilizzato come espediente narrativo per riconciliare la medicina e Richard, convincendo quest’ultimo a tornare ad operare. Sottotrama che potrebbe avere senso, se non fosse che Richard ha praticamente settant’anni e forse sarebbe veramente arrivato il momento di appendere lo stetoscopio al chiodo. Per il bene di tutti.
La puntata segna anche il ritorno di Ben: terminata l’avventura in Station 19 con la cancellazione della serie, torna all’ovile come volontario. Evidentemente a Seattle non esistono altre caserme di pompieri e, chiusa la 19, Ben è rimasto senza lavoro a tutti gli effetti.
SYDNEY HERON, UN RITORNO INASPETTATO
Continua a risultare fastidiosa la storia d’amore tra Simone e Lucas: un interminabile tira e molla veramente esasperante a cui occorre veramente trovare un punto d’arrivo, diversamente si sta scadendo nel ridicolo. Lucas sembrerebbe ora convinto a rimanere al Grey Sloane. Per la medicina? No, per la ragazza e tutti lo sanno: i suoi colleghi, lei, lo spettatore. Ma occorrevano mille scene diverse a sottolineare questa ovvietà, sia mai che sia sfuggita allo spettatore.
Già più interessante la decisione di rispolverare il personaggio di Sydney Heron per sostituire Miranda. Rispolverare, sì, perché Sydney è stata una recurring durante le primissime stagioni dello show (comparsa per la prima volta addirittura nella 2×15). Un ritorno dal passato che potrebbe agitare la acque soprattutto per il modo particolare di gestire i rapporti umani da parte della strutturata e dal suo mantra “heal with love”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un ritorno non sufficiente: al raffazzonato finale della scorsa stagione segue un primo episodio che repentinamente sistema tutti i tasselli nella medesima situazione antecedente l’episodio. La stagione è lunga (sigh), meglio correre ai riparti se queste sono le premesse.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.