É di nuovo quel fantastico periodo dell’anno. E no, dato che mancano ancora due mesi, non ci si riferisce al Natale.
L’accezione assume così contorni ironici per accogliere l’ennesimo ritorno in tv di Grey’s Anatomy. Arrivata ormai alla 21esima stagione, il medical drama della ABC continua a mostrare i segni del tempo, con storyline vecchie e ripetitive a cui i nuovi specializzandi, autori di trame più fresche e nuove, non possono certo porre rimedio da soli.
GITA AL MINIGOLF
Appare chiaro a cosa hanno voluto alludere gli autori qui. Il rimando di partite di golf, preferibilmente sui tetti dell’ospedale, corre subito indietro nel tempo fino a Mark e Derek, per una ricerca della nostalgia a cui Grey’s Anatomy ritorna sempre. Peccato però che in questo caso non funziona.
Ai tempi delle palline lanciate dai tetti, la costruzione delle scene era sensata ai fini della trama, creando la giusta euforia nel pubblico per la scelta narrativa. Riproporre questa situazione oggi non ha ovviamente lo stesso risultato, anzi, il tutto risulta fortemente ridicolo e grossolano.
Vedere tre medici abbandonare di punto in bianco il turno per recarsi al campo di golf è già di per sé singolare, ma è anche la storyline a loro dedicata che langue di concretezza narrativa.
Detto già nella scorsa recensione dell’inutilità di Ndugu, non va di certo meglio anche con un personaggio portante come Richard. La storia ricamata attorno a Webber ha semplicemente stancato. Una trama che si ripete a cadenza regolare, con dialoghi e situazioni fotocopia che ormai creano solo esasperazione in chi guarda. Quante volte Webber è passato in questa fase critica di incertezza riguardo la sua carriera? Si è perso ormai il conto.
IL TRITTICO
Sulla scia del finale dello scorso episodio, la squadra “salviamo Catherine” acquista un nuovo elemento con la Bailey, creando così un supporto per Meredith nel portare avanti questa parte di trama. Una storia che presa da sola potrebbe anche regalare momenti puri alla Grey’s Anatomy data la difficile situazione di uno dei personaggi.
Tuttavia, la storia è ormai troppo avviata per tornare indietro e gli autori devono cercare di dare maggiore tono alla sua costruzione. Trovare l’ennesima soluzione medica e gridare al miracolo appare purtroppo esagerato allo stato delle cose e per acquistare credibilità la fine per Catherine sembra solo una. Oppure smetterla di riproporre questa storyline abusata.
In tutto ciò, viene messa in stand-by la ricerca di Meredith, a questo punto collegata al destino di Catherine dal punto di vista del suo sviluppo narrativo.
STORYLINE A METÀ
Il resto dei personaggi, intanto, non sembra avere molto da dire, con character come Owen, Teddy e Amelia che ritornano in modo anonimo allo status quo prima dello scorso season finale. Inoltre, sembra che in questo inizio di stagione, a causa dell’eccessivo numero di personaggi, si stia optando per una rotazione: una volta a settimana vengono messi in panchina character inutili (Teddy e Owen nella premiere, Jo e Link in questa puntata).
A movimentare seriamente le acque ci pensano ormai solo gli specializzandi, fautori di storyline nuove e più dinamiche. E se la trama di Kwan si prende il suo giusto spazio regalando scene interessanti e più profonde del solito, oltre ad una caratterizzazione maggiore di Benson, poco chiara sembra la situazione tra Jules e Mika. Poco chiara perché l’attrice di quest’ultima si prepara a lasciare la serie e dunque non si comprende il bisogno di far partire una nuova relazione per poi troncarla nell’immediato.
In ultimo, una menzione va a Schmitt. Anche Levi è tra coloro che lasceranno la serie, iniziando da una partecipazione part time. La mancanza di una borsa di studio in pediatria sembra già il primo elemento che porterà questo personaggio a cambiare rotta, per ora è da apprezzare la storyline a lui dedicata in questo episodio: straziante e ben resa.
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Non si parla di episodi insopportabili da guardare, semplicemente non è rimasto davvero molto altro da raccontare.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.