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Grey’s Anatomy 22×02 – We Built This CityTEMPO DI LETTURA 4 min

3.5
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Una delle tante domande che potrebbe aleggiare attorno a questa stagione di Grey’s Anatomy è relativa alla possibile (oppure no) influenza di The Pitt sia nella scrittura degli episodi, sia nella regia.
Anche perché l’assenza di un medical drama agli Emmy era, prima di The Pitt, da far risalire fino al 2008. Quello fu l’ultimo anno in cui House venne candidato; nelle due edizioni precedenti a tenere alto l’onore c’erano Grey’s Anatomy (alla prima e alla seconda stagione) e sempre House.
Poi il vuoto e occorre tornare indietro fino al 2001 con ER.
Tornare indietro ulteriormente sarebbe deleterio. La televisione degli anni ‘90 era decisamente differente rispetto a quella di oggi, un’ovvietà che trova immediato riscontro se si vanno a leggere i candidati delle edizioni degli Emmy dal ‘99 in giù: i procedurali erano la costante, con le loro strutture ben delineate, corpose a livello di episodi e in grado di tenere incollato il proprio pubblico da settembre a fine maggio.
Qualcosa di inconcepibile oggi, sintomatico di un medium che si è dovuto adattare notevolmente e che sembra aver trovato nuova linfa nelle famigerate “mini serie” o “serie limitate”.
Eppure alcune eccezioni ci sono: Grey’s Anatomy è una di queste che, per l’occasione, raggiunge quota 450 episodi. Una mosca bianca che ancora oggi si ripresenta nel palinsesto con 18 episodi (un numero affatto ridotto di puntate) e la solita struttura da procedurale. Gli ascolti ancora reggono, quindi quelli di ABC continueranno a pensare: “perché dobbiamo cambiare la formula?”.

ENNESIMA CUCCIOLATA DI SPECIALIZZANDI


Qualche angolo è stato smussato, ovviamente per andare incontro ai cambiamenti del caso, ma la sostanza è rimasta la medesima volendo ben guardare.
Quindi, ricapitolando, ciclicamente si ripresenta la nuova cucciolata di specializzandi. Figure che, fatta eccezione per Wes Bryant, sembrano costruite appositamente per essere dimenticate due secondi dopo: comparse non necessarie, utili solo a fare da sfondo e dare un motivo a Wes di entrare nella vita di Simone e Lucas. Niente di più. E già questo è un inizio che si può definire tragico: se su dodici figure solo una è quella veramente importante, i pronostici su come tutto andrà a finire sono facili da fare.
Facendo poi una contrapposizione con l’ultima cucciolata di specializzandi (Simone, Lucas, Jules ecc per l’appunto) la sfida è impari: tutti quegli specializzandi erano stati approfonditi, era stato mostrato progressivamente un background, un passato, i loro legami.
Qui, invece, si percepisce fin da subito il disinteresse generale. Perché allora perdere tempo? Non c’era davvero altro modo per introdurre Wes all’interno del Grey Sloan?

LINK E AMELIA (CON QUALCHE BUONA NOTIZIA)


Come si sottolineava nella chiusura della precedente recensione, anche questo secondo episodio si rifà a due tematiche facilmente pronosticabili: la lunga ripresa di Link e la depressione/senso di colpa di Amelia.
La prima viene mostrata nella sua fase scorbutica, ossia con Link che, arrabbiato con sé stesso, si sfoga con Jo salvo poi essere aiutato da Owen che sembra conoscere abbastanza da vicino un fardello simile.
Amelia viene supportata, invece, sia da Meredith, sia da Maggie (che torna come guest). Quest’ultima annuncia tra le altre cose di essere incinta (di un donatore anonimo). Fatta eccezione di quest’ultimo elemento, quindi, niente di particolarmente strano.
Forse il pubblico riuscirà ad evitare tutta la parte riguardante la ripresa psicologica di Amelia, però: per Caterina Scorsone (l’attrice che interpreta la sorella di Derek) è stata confermata una pausa di otto episodi dopo “We Built This City” e quindi tornerà in Grey’s Anatomy nel 2026.

TUTTO IL RESTO (INUTILE)


Parallelamente a questi sviluppi e all’inutilità dei nuovi specializzandi, il caso medico di puntata aiuta a dare finalmente un ruolo a Ben (dopo due stagioni, alla buon’ora).
Meno sensato appare il focus sul lutto generale degli ex specializzandi, invece, per la dottoressa Beltran, morta nel precedente episodio a seguito dello scoppio avvenuto nel finale della 21esima stagione.
Comprensivo a livello umano, ma sembra decisamente esagerato se si considera il numero di apparizioni generali di Monica Beltran: 9 episodi totali (sei nella stagione 20; tre nella stagione 21; una nella stagione 22).
Nulla da togliere al personaggio interpretato da Natalie Morales, ma ci sono stati molti character ben più impattanti del suo a cui a malapena si è concesso lo spazio di un saluto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nuovi specializzandi…
  • Ben ha finalmente un suo ruolo
  • Amelia si allontana dall’ospedale: al pubblico viene risparmiato l’intero percorso di recupero psicologico che la riguarda
  • Si torna alle giostre: ricordi dei tempi passati
  • … totalmente passati in sordina e già dimenticati dal pubblico
  • Lincoln-Jo-Owen: il recupero del chirurgo ortopedico sarà il dramma di coppia su cui punterà l’intera stagione… che bello
  • Lutto esagerato per Monica Beltran
  • Banalità delle trame: specializzandi che fanno casino, scena iniziale riproposta per l’ennesima volta, solita figura all’interno del gruppo (Wes) che si sente più brava delle altre
  • Grey’s Anatomy non ha imparato nulla da The Pitt

 

Una seconda stagione che non sembra iniziare in maniera diversa rispetto a come si era conclusa la precedente. E questo non è sicuramente un buon segnale.

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3.5

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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