Inside No. 9, anche grazie alla sua natura antologica, ha regalato al suo pubblico ogni genere di intrattenimento, dalla comedy al drama, dall’horror al thriller, sempre mantenendo una sua coerenza autoriale e riuscendo quasi sempre a sorprendere il suo pubblico con il suo geniale storytelling.
Questa settimana, in occasione del finale di stagione, la serie decide di proporre un episodio straziante, reso ancor più intenso dalla dimensione quasi orrorifica dovuta alla natura grottesca della puntata.
Parodizzando video di pubblica informazione anni ’70/’80, in particolare la serie di spot dal titolo “Charley Says“, questo season finale utilizza la figura inizialmente benevola di Wise Owl per raccontare quanto accaduto al povero Ronnie nel corso della sua triste infanzia, aiutando così lo spettatore a comprendere la natura ancora fanciullesca (naturalmente dovuta agli innumerevoli traumi collezionati da bambino) del character di Shearsmith e del suo lancinante dolore emotivo.
Il risultato è uno degli episodi più belli ed intensi di questa settima stagione di Inside No. 9.
RAGAZZI, NON DROGATEVI!
È Reece Shearsmith a fare il lavoro sporco in questo settimo episodio interpretando Ronnie, un uomo adulto dai modi piuttosto infantili e dal passato segnato da più di un trauma, cresciuto e apparentemente ossessionato dalla figura di Wise Owl, gufo animato dall’aria tutt’altro che rassicurante e che infatti finirà col nascondere le peggiori verità relative al rapporto con il padre. Geniale inoltre il fatto che all’interno della narrazione il personaggio interpretato da Ron Cook sia effettivamente l’attore che presta la voce a Wise Owl nei video di pubblica informazione.
In questa occasione a Steve Pemberton tocca la parte del personaggio secondario, sebbene compaia in due momenti decisamente importanti, prima per salvare Ronnie dall’acqua corrente e poi per dare il via al primo straziante flashback animato circa la morte della sorellina Joanne durante un incendio.
Una telefonata della madre di Ronnie e l’arrivo del padre arricchiscono così la verità sull’infanzia del protagonista e sul rallentamento della sua crescita emotiva. Come sempre, la scrittura di Shearsmith e Pemberton è eccezionale, carica di pathos e costruita razionando col contagocce ogni piccolo indizio, in modo tale da rendere il momento della rivelazione ancor più solenne. Oltre che estremamente disturbante.
Risulta una scelta molto coraggiosa quella di “arricchire” la tragedia della morte di Joanne a causa dei problemi con l’alcol del padre con la rivelazione circa le molestie ai danni di Ronnie proprio nella stessa notte. Scelta coraggiosa che sicuramente ripaga i due autori e che conferisce a questo “Wise Owl” un’atmosfera ancora più cupa di quanto già non fosse.
WISE OWL KNOWS BEST
“Wise Owl” è sicuramente uno degli episodi più dark partoriti dal duo Shearsmith/Pemberton, caratterizzato da momenti estremamente cupi, bilanciati nei momenti giusti da alcuni siparietti comici – resi possibili, appunto, grazie al vicino di casa interpretato da Pemberton – atti a spezzare la drammaticità per non rendere la visione troppo pesante agli occhi dello spettatore.
In quanto al finale, non si può che elogiare la decisione di virare in un’altra direzione rispetto ad una risoluzione horror più tradizionale con annessa carneficina, privilegiando invece una conclusione più edificante e significativa a livello emotivo. Impreziosita poi dall’ultima sequenza animata, quella che chiude l’episodio, con un Ronnie bambino che diventa adulto allontanandosi dalla presenza tossica che è stata suo padre. Sequenza molto potente nella sua semplicità e che chiude alla perfezione il difficile percorso di redenzione di Ronnie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Questo è il primo tentativo di addentrarsi nell’animazione da parte della serie e, sebbene non rappresenti la maggioranza del minutaggio, si può certo dire che nel complesso abbia funzionato alla grande. “Wise Owl” è sicuramente in linea con lo stile di molte altre macabre puntate di Inside No. 9, ma in questa occasione l’equilibrio perfetto tra drama e dimensione grottesca ha dato vita ad uno degli episodi più intensi mai partoriti dal duo Pemberton/Shearsmith. E sicuramente non può che essere piacevole per lo spettatore rendersi conto di come, dopo sette stagioni e 43 episodi, la serie sia ancora in grado di regalare piccoli gioielli televisivi come questo.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.