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Invasion 2×03 – Fireworks

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200 milioni. Questo il budget che si vocifera essere stato messo a disposizione per la prima stagione di Invasion. Una prima stagione che, a conti fatti, altro non è stata che un puro e semplice prologo di quanto effettivamente lo show di Apple TV+ volesse raccontare. Un prologo tremendamente costoso, infarcito di storyline poco coinvolgenti, svuotato di qualsivoglia tipologia di alieno, lasciando al pubblico la sensazione di una gigantesca occasione sprecata.
Questa seconda stagione, peggiorando ulteriormente le cose, sembra brancolare nel buio tentando di calamitare l’attenzione del pubblico ricollegando le sottotrame ad elementi della passata stagione (giusto per dare l’idea di avere un piano). E, soprattutto, mettendo in campo una guerriglia contro l’invasore alieno.
Ecco quindi che Invasion si ricompone degli elementi tipici della narrazione sci-fi di questa tipologia: la resistenza che cerca di contrastare l’invasore nonostante l’opposizione armata del Governo (Aneesha e i figli sono finiti in questa sottotrama); il Governo che sferra un attacco nucleare per eliminare il nemico (Mitsuki è la prescelta di questa porzione di storia). Sullo sfondo restano Caspar e Trevante, totalmente inutili per qualsiasi sottotrama. Il primo è parzialmente giustificato dallo stato comatoso in cui si ritrova, mentre l’ex soldato continua a vagare per gli USA senza una meta precisa, seguendo i disegni di Caspar e vaneggiando su di un possibile collegamento tra questi e gli alieni. Qualcuno lo prende sul serio? Ovviamente no.

NON FREGHI PIÙ NESSUNO, CARO INVASION


In aggiunta ad una storia che ormai ha ben poco di interessante c’è poi la disillusione del pubblico che ha alle proprie spalle la prima stagione e la certezza di ritrovarsi di fronte ad un prodotto di bassissima lega che tenta (invano) di fare la voce grossa.
Per movimentare le acque, in “Fireworks” il genere umano sembra vincere la guerra, sconfiggendo l’invasore alieno e abbattendo tutte le navicelle presenti nell’atmosfera dopo aver “hackerato” il messaggio di SOS diretto alla nave madre. Come sia stata possibile questa cosa non è chiaramente spiegata, diversamente gli sceneggiatori si sarebbero dovuti sforzare di dare un senso a ciò che stava avvenendo in scena.
In Arrival, plurinominata pellicola di Denis Villeneuve del 2016, lo studio della linguista Louise Banks (Amy Adams) dei due eptapodi dura svariate settimane per riuscire a dare un anche solo approssimativo senso al loro vocabolario. Qui no: Mitsuki comprende in pochissimo tempo cosa sta facendo l’alieno tenuto segregato nella base (lanciando un SOS) e, banalmente, lo hackera. Come? Cosa comunica alla nave madre? Il segnale come viene ricreato all’interno della base? E la trasmissione dell’alieno come viene interrotta? Nessuna di queste domande ha alcun tipo di risposta.
Il vero dispiacere è dover prendere in causa Arrival e Denis Villeneuve per parlare di quell’obbrobrio seriale che è Invasion. La speranza è che il regista canadese non scovi mai questa recensione, restando ignaro di questo profano tentativo di misurare il livello di lordume chiamando in causa una delle sue sacre pellicole.

UN SACCO DI STORIE CHE NON INTERESSANO A NESSUNO


Se le navicelle sono state tutte abbattute, che direzione prenderà ora la narrazione? Si è già arrivati alla fase di “ricostruzione” tipica di questi prodotti? Difficile da crederlo visto e considerato il livello essenzialmente nullo di suspense collegato all’attacco coordinato ordito dal Governo negli ultimi minuti. Senza considerare che l’alieno tenuto in ostaggio è ancora “vivo” e quindi, di fatto, non tutti gli invasori sono stati sconfitti.
Sarah, figlia di Aneesha, è scomparsa nel disinteresse generale, esattamente come Trevante che fugge per tornare a cercare la verità attraverso gli scarabocchi di Caspar. In tutto ciò, restano ancora sette puntate ed è davvero complicato riuscire a capire dove questo show voglia andare a parare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Umani vs alieni
  • Ma qualcuno ha realmente dato il semaforo verde per questa monnezza?

 

Per quanto lo scontro umanità vs alieni possa interessare e risultare magnetico (nonostante sia un enorme cliché del genere sci-fi), della puntata non resta null’altro che possa anche solo avere la parvenza di interessante. Tutte le altre sottotrame vengono malamente portate avanti nel disinteresse generale, acuito da un cast da mani nei capelli. E mancano ancora sette puntate, ripetiamolo.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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