Preceduta da un mastodontico battage pubblicitario, è arrivata su Netflix la serie ispirata alla storia vera di Lidia Poët, la prima donna in Italia ad essere iscritta ufficialmente all’ordine degli avvocati.
Protagonista è Matilda De Angelis, già vista nella fiction Rai su Leonardo da Vinci e, a livello più internazionale, sulla HBO in The Undoing.
La vicenda narrata in La Legge Di Lidia Poët inizia a Torino, nel 1883. La raffinatezza della città sabauda e di un ambiente decisamente benestante fanno da contraltare alla violenza del caso di giornata e all’altra violenza, più subdola, contro la quale le donne devono lottare ogni giorno. L’iscrizione all’ordine di Lidia, infatti, viene revocata con una motivazione di cui si parlerà più avanti e lei si troverà a poter esercitare la professione legale solo come aiutante del fratello, anch’egli avvocato. Questo, per fortuna, non intacca minimamente la combattività della giovane, ben decisa a fare ricorso.
SESSO E (POCHISSIMO) SANGUE
Il caso del giorno, intanto, è quello di una ballerina uccisa dietro le quinte del teatro pochi giorni prima del matrimonio con un giovane nobile.
Nella sua risoluzione, vengono dedicati lo spazio e il tempo minimi indispensabili ai dettagli macabri dell’omicidio. Si preferisce sottolineare l’uso di tecniche d’indagine modernissime per l’epoca, come la rilevazione delle impronte digitali.
Forse per compensare, temendo di avere come risultato un trattatello noioso, la sceneggiatura preferisce giocare sul sesso. Viene proposto come simbolo dell’emancipazione della protagonista: lei non solo si porta a letto l’amico, ma valuta pure la sua prestazione fra le lenzuola. Diventa anche un modo per introdurre e delineare il personaggio del giornalista investigativo Jacopo Barberis, figura che sta sempre bene in una storia dai toni giallo – noir. Lo interpreta Eduardo Scarpetta (già visto in L’Amica Geniale e nel film Qui Rido Io, dove interpretava il proprio bisnonno).
LA BATTAGLIA PER I DIRITTI DELLE DONNE
Anche mentre gli inquirenti risolvono, in modo abbastanza semplice, l’omicidio della ballerina, i dialoghi non dimenticano mai quella che sembra costituire la vera e propria trama orizzontale dello show: la lotta di Lidia Poët per essere riconosciuta avvocata al pari dei colleghi maschi. Gli spettatori e le spettatrici si trovano così ad avere spunti per amare riflessioni: certo, nel 1883 erano altri tempi, molte cose da allora sono cambiate, alcune anche in meglio. Molto, però, resta ancora da fare. Una certa mentalità maschilista è sempre presente, più o meno in sottofondo.
Per fortuna, almeno dopo aver visto il primo episodio, si può concordare con quanto dichiarato dalla stessa Matilda De Angelis in un’intervista: se nell’Ottocento, lottando, si sono potuti ottenere grandi risultati, se ne possono ottenere ancora oggi. Non bisogna perdere la speranza.
I legami con i giorni nostri sono sottolineati anche dalla colonna sonora, non certo composta da pezzi d’epoca. Si inserisce comunque bene nella narrazione.
LA MOTIVAZIONE
La motivazione della sentenza con cui Lidia Poët fu radiata dall’albo merita di essere riportata, per stimolare eventuali discussioni in vista anche dell’8 marzo.
“Risulta evidente che l’avvocatura è un esercizio in cui le femmine non devono punto immischiarsi. Sarebbe infatti disdicevole e brutto vedere le donne accalorarsi in discussioni oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare. Non occorre nemmeno di accennare al rischio a cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi, se si vedesse la toga dell’avvocato sovrapposta ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne. Non si deve quindi chiamare la donna a funzioni per cui essa non è adatta, per la sua stessa costituzione organica. O che le impediscano di attendere e di compiere le altre mansioni, di sua specifica competenza, soprattutto in ambito famigliare.”
Risulta evidente, piuttosto, come il gatto si morda la coda. Se le donne non possono indossare la toga, perché devono vestirsi secondo la moda del momento, il problema è a monte. La moda la fa la società e la società la può cambiare, basta volere. Il punto è che chi si trova in alto, al centro del potere, difficilmente vuole cedere i propri privilegi e la propria posizione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Per quanto riguarda trame, personaggi e ambientazione il compito è svolto con diligenza e un certo gusto, ma niente di straordinario. Dove invece lo show centra l’obiettivo che si è proposto è nel rappresentare la passione di chi lotta per i propri diritti. Questo è un ottimo motivo per proseguire con la visione degli altri cinque episodi della serie.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).