La confusione intorno a questo ennesimo progetto di Paramount+ ambientato nel Far West è enorme e, con una certa onestà intellettuale, si può serenamente affermare che era facile fare meglio di questo casino.
I motivi di questa confusione sono molteplici:
- a Settembre 2021 era stato annunciato che Taylor Sheridan stava sviluppando una serie su Bass Reeves;
- il coinvolgimento di Sheridan nel progetto era un chiaro simbolo che appartenesse all’universo di Yellowstone;
- a Maggio 2022 la serie era stata annunciata con il titolo 1883: The Bass Reeves Story, ulteriore conferma delle aspettative;
- a due giorni dal rilascio dei primi due episodi, lo showrunner Chad Feehan ha cambiato completamente le carte in tavola in un’intervista con TV Line affermando che il collegamento come spin-off prequel dello spin-off di Yellowstone, cioè di 1883, non era più valido in quanto ambientato un paio di decadi prime del 1883 e senza diretti collegamenti con la famiglia Dutton.
A questo, anche se non ci sono collegamenti diretti ma essendo comunque prodotto da Sheridan e dagli MTV Entertainment Studios che sono di proprietà della Paramount, era facile considerare la serie come parte dell’universo di Yellowstone ma invece è stato volutamente scelto di tenerla separata, con ragioni non molto chiare.
Al di là di tutte le problematiche relative allo spettatore che non può sapere certe cose se non si informa, lo show creato da Chad Feehan con il supporto di Sheridan nel dietro le quinte è composto da una stagione di otto episodi e ha per protagonista un ottimo David Oyelowo che convince nel ruolo di Bass Reeves fin dai primissimi minuti, ambientati nel 1862. Si denota un cospicuo investimento nello show, perché la battaglia a campo aperto con cui si apre il pilot fa invidia a diversi film di guerra. Inoltre risulta essere un ottimo incipit per tenere incollato lo spettatore, prima tra le cannonate, e poi tra il faccia a faccia a suon di poker e pugni tra schiavo e padrone.
COME PASSA VELOCE IL TEMPO
Paramount+ ha deciso di rilasciare i primi due episodi insieme perché solo con una visione combinata si arriva al punto in cui Feehan vuole porre l’attenzione. Certo, il passaggio da schiavo a uomo libero (che comunque porta il cognome del suo ex padrone) è un passaggio fondamentale ma è ciò che viene dopo che interessa lo showrunner. Una scelta interessante perché, di fatto, brucia velocemente tutta una parte “prequel” che avrebbe potuto serenamente rappresentare l’intera prima stagione. Invece Feehan decide sì di spendere una buona ora sul passato di Reeves, ma poi se ne frega altamente per passare a ciò che più gli interessa, ovvero la nuova vita come Deputy U.S. Marshal.
La cosa che più sorprende tra “Part I” e “Part II” è il salto temporale di addirittura dieci anni (dal 1865 al 1875) che separa i due episodi, un periodo di tempo enorme in cui il protagonista e sua moglie Jennie hanno messo su famiglia con diversi figli al seguito, e intanto Reeves è diventato un contadino. Il pilot metteva in risalto diverse tematiche interessanti come lo schiavismo, il rapporto padrone-schiavo, la percezione dell’uomo bianco da parte degli indiani, ma sembra essere tutto presto dimenticato (salvo un paio di battute) in “Part II“.
In realtà bisogna essere più onesti dicendo che il “caso del giorno” mette ovviamente in contrapposizione tre diverse prospettive. Il Marshal bianco che non vede gli indiani come suoi pari (Dennis Quaid si fa odiare con stile per buona metà episodio), Bass con la sua esperienza pregressa tra gli indiani ed infine il ricercato indiano, parzialmente difeso dalla sua comunità per una semplice questione etnica. Bisogna vedere dove Feehan dirigerà lo show, se verso una struttura con una trama orizzontale ben chiara (che ci si augura ed è anche più probabile) o se con una struttura fatta di casi verticali, in base a questo dipenderanno le sorti di Lawmen: Bass Reeves.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Due ottimi episodi che introducono molto bene la figura di Bass Reeves, la sua storia e tutta quella serie di problematiche estremamente attuali che ruotano attorno al razzismo. Nonostante il titolo della serie non fosse così convincente, la visione ha fugato praticamente ogni dubbio.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
4.3
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.