La produzione tedesca è sempre più presente nel catalogo di Netflix anche oltre i confini della Germania. Il 29 settembre scorso è infatti sbarcato sulla piattaforma streaming l’ennesimo dramma “storico”, L’Imperatrice, miniserie che accompagnerà gli spettatori che lo vorranno per soli sei incontri.
Con un cast che unisce attori alle prime armi e altri già conosciuti, o quanto meno già visti (come Jördis Triebel, qui Ludovica di Baviera ma tra i principali interpreti di Dark come Katharina Nielsen). L’Imperatrice propone una storia di cui tutti, volenti o nolenti, hanno sentito parlare almeno una volta nel corso della propria esistenza: quella di Elisabetta di Baviera (Devrim Lingnau), meglio nota come Sissi, che nella vita così come nella serie TV trova il suo co-protagonista in Francesco Giuseppe d’Austria (Philip Froissant) o comunemente riferito come Franz, con cui scoprirà di avere in comune qualcosa in più della sola passione per l’equitazione.
Non sarà dunque un racconto prettamente al femminile poiché la storyline svelerà cos’ha in serbo il destino per queste affinità elettive il cui prematuro e fortuito incontro costituirà tanto la loro unica fortuna quanto la loro più grande sfortuna.
UN ALTRO MONDO
Sissi: “Voglio un uomo che soddisfi la mia anima.”
Sulla volontà di essere una serie storica, ha la meglio l’aspetto romanzato di una narrazione che, pur basandosi – per forza di cose – su determinati dati di fatto, prende un indirizzo che, in senso lato, si potrebbe definire umanistico e letterario (ambito a cui non mancano riferimenti espliciti attraverso, per esempio, l’interesse diretto di Sissi per la poesia e la scrittura). Tutti elementi che emergono sin da subito, quando viene prevalentemente trattato il tema della libertà personale e delle conseguenze o responsabilità che essa può comportare. Libertà di essere chi si è davvero, di amare chi si vuole, di pensare con la propria testa, di fregarsene del giudizio altrui.
Il timido sorriso di Sissi – fin da subito il suo tratto distintivo – nasconde un’anima romantica (nell’accezione più autentica del termine) e selvaggia, la si vede infatti spesso a spasso per boschi e paesaggi sconfinati dove sembra sentirsi finalmente a casa, libera come l’aria che respira a pieni polmoni. Tale libertà, però, sarà difficile da perseguire e ottenere nei panni della futura imperatrice d’Austria. Ciononostante, in un mondo in cui tutto dovrebbe evolversi secondo rigide regole obsolete, Sissi, più avanti del suo tempo, si ribellerà rifiutando di essere l’ennesima pedina di una partita a scacchi truccata.
PROIEZIONI GENITORIALI E NARCISISMO
L’aspetto “psicologico” ed emotivo prevale ancora una volta su quello storico, benché si tratti di un’analisi non propriamente esaminata. Tutto viene accennato, lasciato intravedere, senza mai tirar via il velo di Maya.
A differenza dei corpi messi a nudo davanti alla telecamera molteplici volte, il carattere dei personaggi principali de L’Imperatrice resta per lo più un mistero. Proprio per questo, nonostante la durata di quasi un’ora, quest’episodio introduttivo riesce contemporaneamente a risultare a tratti lento, a tratti pieno di scene e dettagli messi però uno sopra l’altro. Si fa così fatica a trovare un punto d’appiglio, quella microstoria o quel character secondario che riesce ad ammaliare lo spettatore persuadendolo a restare.
Ciò che tuttavia emerge chiaramente, senza bisogno di ulteriori spiegazioni, è l’insoddisfazione della duchessa madre che dopo una vita in cui si è solo dovuta accontentare, tenta di realizzare quelli che furono i propri sogni di gioventù attraverso le figlie Sissi ed Helene. Due ragazze decisamente animate da uno spirito differente che troveranno l’una sostegno nell’altra in un rapporto complementare che verrà messo in crisi quando il progetto materno di un matrimonio combinato sfumerà in maniera del tutto inaspettata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Meno trash di Bridgerton (il che potrebbe essere un bene per alcuni, un male per altri) ma, per ora, L’Imperatrice risulta imponente solo nel titolo dato che non pare avere grandi pretese. Un prodotto alquanto mainstream che, seppur non a pieni voti, merita comunque la promozione per quella fetta – sicuramente presente – di pubblico più amante degli intrighi di corte che della storia.
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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.