The Patient 1×07 – KaddishTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Patient 1x07 recensioneMentre mancano tre episodi al series season finale, The Patient decide di prendersi una pausa sul più bello. Parlare di pause per una serie del genere ha sicuramente risvolti paradossali dato che, come sottolineato nelle scorse recensioni, a primeggiare c’è sempre una sorta di calma narrativa (seppur surreale) che caratterizza ogni episodio.
The Patient, infatti, si è da subito presentato con una storyline apparentemente statica, regalando però piccoli passi in avanti che finora avevano sempre trovato il giusto equilibrio. Finora appunto, perché “Kaddish” accentua di molto non solo la lentezza d’esecuzione ma anche la sua “vuotezza” a livello narrativo. Un passo falso che evita la disfatta solo grazie al sempre limitato minutaggio, cresciuto un po’ rispetto ai primi episodi ma, fortunatamente, sempre intorno alla mezz’ora.

UNA NON APPAGANTE INTROSPEZIONE


Sin dalla visione di “Intake”, è risultato abbastanza evidente come al centro della narrazione sarebbe stato messo il viaggio psicologico dei due protagonisti. Un percorso che finora è apparso abbastanza diluito, con accenni da entrambe le parti e una psicoanalisi forse eccessivamente messa da parte. Concentrandosi maggiormente su Alan e i suoi risvolti psicologici, infatti, in alcuni momenti ci si può dimenticare che il tutto era iniziato come una terapia per frenare gli istinti omicidi di Sam. Terapia che continua a presentarsi a singhiozzo, con la messa da parte persino della madre di Sam che sembrava elemento fondamentale per un qualsiasi tipo di risoluzione.
Mantenendosi su questa falsariga, “Kaddish” mette completamente da parte la chiacchierata medico-paziente e si concentra sugli stati d’animo di Sam e Alan, entrambi in piena crisi di nervi seppur in modalità diverse, prediligendo però ancora una volta l’introspezione del personaggio di Steve Carell.
Il dottor Alan Strauss si ritrova così a continuare la conversazione, iniziata nello scorso episodio, con il suo ex terapista morto. Una seduta che mette sotto la lente d’ingrandimento l’attuale stato mentale di Alan, ormai ancorato a due sole prospettive: da un lato i possibili scenari della sua prigionia, dall’altro i flashback sulla sua famiglia. Una modalità che ancora non riesce a dare uno spessore maggiore alla parte personale del terapista dato che i flashback su moglie e figlio non si incorporano al meglio nella situazione attuale che l’uomo sta vivendo.
Ma “Kaddish” cerca di ampliare la sfera emotiva anche di Sam. Qui si assiste ad un tentativo di approccio da parte del serial killer verso nuove soluzioni, dato che il confronto con Alan non sembra portare a nessun risultato. In questo caso, però, va detto che il cambio di scenario non ha molto favorito la scelta narrativa che, seppur utile a mostrare i tentativi di Sam nel cercare nuovi aiuti, è apparsa separata dall’intera trama della serie e, per questo, di poco interesse.

IL FIACCO CLIFFHANGER


Al contrario dei precedenti episodi che hanno cercato di presentare una sorta di assestamento narrativo, questa settima puntata si è concentrata maggiormente su un tentativo di assestamento psicologico. Mettendo al centro i vari e complessi stati emotivi dei due personaggi, sempre portati in scena in modo esemplare da Steve Carell e Domhnall Gleeson, a farne le spese è stato appunto l’avanzamento della trama. Un elemento che emerge in maniera molto più netta data la natura della serie, abituata ad andare avanti a piccoli passi ma finora sempre ben bilanciati con efficacia.
“Kaddish”, però, mette un freno a quei piccoli e funzionali eventi che avevano sempre caratterizzato il finale di episodio, portando conseguentemente la trama ad avanzare. In questo caso, infatti, viene meno anche quel cliffhanger finale ormai atteso dallo spettatore stesso. E questo non considerando ovviamente la rivelazione di Sam sul ritrovamento del cadavere di Elias, un’evoluzione abbastanza intuibile sin dall’inizio considerando che ci sono ancora ben tre episodi per tentare di liberare Alan Strauss.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Uno sguardo più attento ai nuovi risvolti e alle evoluzioni psicologiche dei due protagonisti
  • Come sempre, Steve Carell e Domhnall Gleeson
  • Minutaggio fondamentale 
  • Puntata decisamente lenta e compassata 
  • La storia personale di Alan ancora non ben amalgamata alla sua attuale situazione 
  • Assenza totale delle sedute tra Alan e Sam: come aspettarsi un’evoluzione? 

 

Primo passo falso per The Patient che si presenta con un settimo episodio decisamente lento e compassato. Una puntata che si salva solo grazie al sempre ristretto minutaggio, una vera benedizione in questi casi.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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