Masters Of The Air 1×07 – Part SevenTEMPO DI LETTURA 3 min

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recensione Masters Of The Air 1x07Continuano le peripezie e i disagi per i giovani aviatori protagonisti di Masters Of The Air, il grande affresco storico sulla Seconda Guerra Mondiale a cura di Apple Tv+.
In questo segmento viene narrato quello che forse è il momento più nero per i vari co-protagonisti dello show.
La guerra infatti si sta rivelando sempre più dura e meno “sicura” di quanto ci si aspettasse, rendendo così più precario il destino degli aviatori.
In particolare, quelli che soffrono di più sono quelli prigionieri del campo di prigionia in Germania.
Tale parte della storyline orizzontale è ovviamente quella preponderante non a caso in quanto mostra con un realismo crudo ma necessario un aspetto della Seconda Guerra Mondiale che, ad oggi, risulta fin troppo sottovalutato o decontestualizzato. Gli autori dello show mostrano invece nel minimo dettaglio questa parte contrapponendo le precarie condizioni di vita dei prigionieri americani nelle capanne-bunker del campo, con le scene ambientate nel campo-base inglese dove la prospettiva è tutt’altra.

DUE “GUERRE” IN UNA


Tale contrapposizione rappresenta un po’ il cuore di tutto l’episodio, tra una parte del Battaglione che si destreggia con le solite esercitazioni e missioni (anch’esse comunque non prive di drammaticità) in un contesto che però è ancora da “college”, con tanto di intere sequenze dialogiche giostrate fra sale biliardo e cocktail, e gli altri co-protagonisti che sono costretti a mangiarsi un gatto per sopravvivere.
Tale dualismo è interessante in quanto mostra come la stessa guerra sia stata “vissuta” in maniera completamente diversa anche fra connazionali dello stesso battaglione, ed è forse la parte più interessante di tutto lo show ideato dai “due John” (Shiban e Orloff), insieme alla descrizione degli stratagemmi con cui i soldati prigionieri cercavano di sopravvivere e comunicare con l’esterno da dentro il campo di prigionia.

ATTACCO A BERLINO


“They’re Krauts! They’re Krauts!”

Il problema reale, nel gestire questi due immensi blocchi narrativi è soprattutto una questione di ritmo narrativo, per cui tanto più le sequenze dell’uno sono frenetiche, tanto più nell’altro c’è un clima molto più teso che, proprio per questo motivo, si prende dei tempi più lunghi.
Oltretutto considerando che la parte più interessante rimane quella più lunga (all’interno del campo di prigionia) proprio perché i character presenti sono quelli che hanno avuto finora molto più spazio narrativo e anche quelli più carismatici a cui lo spettatore ormai è affezionato.
Per sopperire a ciò, gli autori inseriscono, nelle sequenze relativa al campo-base, nuove reclute all’interno del 100° Battaglione, con una nuova gerarchia di potere. Questi sono i protagonisti, insieme ai “veterani” della prima “vittoria” del Battaglione: l’attacco aereo sopra la città di Berlino a cura dell’aeroplano Rosie’s Reveter (allusione alla celebre icona americana?).
Tale sequenza viene accompagnata dalla solita enfasi retorica e condita dalla colonna sonora, ormai diventata iconica, dello show.

CONCLUSIONI


Peccato che questo ancora non basti per far appassionare lo spettatore a questa sotto-storyline, anche perché realizzata in maniera forse un po’ troppo frettolosa rispetto al resto.
La parte interessante rimane sempre quella relativa al campo di prigionia, anche e soprattutto dopo il cliffhanger finale con cui si chiude l’episodio, che fa salire ancora di più l’ansia per la sorte dei reclusi.
A parte i difetti di timeline comunque, anche questo episodio di Masters Of The Air conferma la l’imponenza nella produzione dello show, e per questo riesce comunque a guadagnarsi la sua sufficienza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scena iniziale e quotidianità nel campo di concentramento…
  • La drammaticità della guerra
  • …il resto in realtà un po’ ripetititvo
  • Cambio di reclute (e cast) che però non entusiasma come le prime

 

La storyline orizzontale di Masters Of The Air è ufficialmente divisa in due, con due trame distinte fra le reclute rimaste al campo-base in Inghilterra e i reclusi nel campo di prigionia. Fra le due però la maggior parte della narrazione tende più verso il secondo troncone, facendo rimanere un po’ nell’ombra la restante parte della storia.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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