The Walking Dead: The Ones Who Live 1×01 – YearsTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Walking Dead: The Ones Who Live recensioneQuello di The Walking Dead è uno dei franchise più prolifici a livello seriale, con la serie madre andata in onda per 11 stagioni (dal 2010 al 2022) e con all’attivo ben 5 spin-off (Fear The Walking Dead, The Walking Dead: World Beyond, Tales Of The Walking Dead, The Walking Dead: Dead City, The Walking Dead: Daryl Dixon) di cui 3 ufficialmente terminati.
L’universo post-apocalittico creato da Frank Darabont e basato sulla serie a fumetti di Robert Kirkman, ha snocciolato il tema della sopravvivenza umana durante un’epidemia zombie in tutte le salse, cercando di portare avanti il business in ogni modo possibile.
Nonostante una coerenza e solidità narrativa non sempre all’altezza della situazione (o dello sceneggiatore?), The Walking Dead ha deciso di non far calare il sipario sui propri personaggi, ma, anzi, di renderli protagonisti di storie separate e parallele.
Nella maggior parte dei casi, questi tentativi sono stati dei veri e propri buchi nell’acqua, per colpa di sceneggiature dozzinali ed interpretazioni mediocri, ma il dio denaro comanda su tutto, quindi il circo va avanti con somma gioia della AMC che ha ormai veramente poche freccie al proprio arco per quanto riguarda i franchise televisivi.
The Walking Dead: The Ones Who Live rappresenta, quindi, il sesto spin-off della serie originale, questa volta focalizzato sui character di Rick Grimes e Michonne, separati da diversi anni.

LA GENESI


Il 22 luglio 2022 la pagina Instagram ufficiale di The Walking Dead aveva rilasciato un primo spoiler dello show, con il disegno della katana di Michonne, lo sfondo  di un tramonto e parecchi zombie in avvicinamento. La caption recitava “The new world NEEDS Rick and Michonne”.
Inizialmente prevista come una trilogia di film e poi tramutatasi in una miniserie con data di rilascio ad un certo punto nel 2023 (come scritto nel suddetto post), la serie ha, invece, rilasciato il suo primo episodio il 25 febbraio 2024 e continuerà con le restanti cinque puntate fino al 31 marzo.
A spaventare la maggioranza del pubblico, durante la visione degli opening credits di “Years”, è la scritta: “created by Scott M. Gimple, Danai Gurira and Andrew Lincoln”.
Gli estimatori delle prime stagioni di The Walking Dead (considerate come le migliori della serie) attivano i sensi di ragno ogni volta che sentono nominare il buon Scott M. Gimple. Lo sceneggiatore, infatti, ha rimpiazzato Glen Mazzara alla fine della terza stagione, proprio quando è cominciato il declino dello storytelling fatto a regola d’arte.
Certo, ci sono state le dovute eccezioni con l’arco narrativo di Negan e qualche episodio sconvolgente ben piazzato, ma dopo il licenziamento di Darabont e l’addio di Mazzara le cose sono cambiate negativamente. Avere, quindi, come mente creatrice uno come Scott M. Gimple, al quale si aggiungono i due attori che interpretano i protagonisti (anche produttori esecutivi, stranamente) non fa partire lo show con il piede giusto.

PARLA RICK GRIMES


“Years” narra la vicenda dal punto di vista di Rick Grimes, salvato/catturato da Anne (Pollyanna McIntosh) e dalla CRM dopo aver fatto esplodere un ponte nell’episodio 9×05 di The Walking Dead.
Rick descrive la CRM come una società basata sul controllo e sui segreti, dove i soldati proteggono la popolazione che, però, è all’oscuro di tutto e vive quasi come fosse prigioniera senza saperlo.
Vengono descritti i quattro tentativi di Rick di fuggire (tra cui quello presente alla fine dell’ultimo episodio di The Walking Dead); tentativi che vengono sempre sventati e così Grimes diventa sempre più rassegnato, disilluso e depresso.
Rick, consapevole che non vedrà mai più Michonne e Judith, decide di diventare un soldato, accettare il suo destino e cercare di salvare quanta più gente possibile.
L’interpretazione di Andrew Lincoln riesce a generare empatia nel pubblico e la presenza di Terry O’Quinn fa volare in alto i fan di Lost, ma tutto questo non basta. Il minutaggio risulta oltremodo eccessivo, così come alcune sequenze ridondanti, noiose e già viste che non apportano nessun valore aggiunto.
La scena finale, inoltre, sembra quasi rovinare l’intera visione dato che arriva in maniera inaspettata e forse troppo sbrigativa.

UN OMAGGIO AI FUMETTI


Forse l’unica nota positiva di questo ennesimo ed inutile spin-off è una scena importantissima che allinea il personaggio del Rick televisivo a quello dei fumetti.
Nell’opera cartacea, infatti, Rick perde la sua mano destra a causa del Governatore e del suo tentativo di estorcergli le coordinate della prigione.
L’arco narrativo della prigione e del Governatore è stato raccontato durante la terza e quarta stagione dello show, ma in quel frangente si era scelto di non seguire il fumetto e così Rick ha potuto conservare la sua adorata mano.
Nei primi minuti di The Walking Dead: The Ones Who Live, invece, il povero Grimes decide di amputarsi volontariamente la mano per sfuggire alla CRM che lo tiene sotto controllo e “prigioniero” da anni.
Questa scelta è stata fortemente voluta da Andrew Lincoln che si sentiva pronto per questo passo ed è stata calorosamente accolta dal team di sceneggiatori.
Basterà questa strizzatina d’occhio ai fumetti per accaparrarsi spettatori e per giustificare il perpetrarsi di un franchise ormai giunto al capolinea? Probabilmente no.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un omaggio ai fumetti con la scena di Rick che perde una mano
  • “Dove c’è Terry O’Quinn c’è casa” (semicit.)
  • Interpretazione decente di Andrew Lincoln
  • C’era davvero bisogno di uno spin-off di sei puntate o si poteva far vedere l’incontro tra Rick e Michonne come scena finale di The Walking Dead?
  • Soliti soldati che controllano tutto, solita società tenuta in piedi da segreti e sotterfugi
  • Minutaggio eccessivo
  • Scena finale giunta troppo presto

 

Una sufficienza piena per l’inizio del sesto spin-off di The Walking Dead. Partito zoppicando, The Walking Dead: The Ones Who Live deve mettercela tutta per giustificare la sua presenza all’interno del franchise.
Si spera che Scott M. Gimple, Danai Gurira e Andrew Lincoln siano all’altezza delle aspettative, anche se i presupposti non sono dei migliori.

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