Masters Of The Air 1×09 – Part NineTEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione Masters Of The Air 1x09Finisce senza grosse sorprese Masters Of The Air, faraonica mini-serie televisiva prodotta da Apple Tv+ e ultimo capitolo di un’ideale “trilogia” sulla Seconda Guerra Mondiale che comprende Band Of Brothers e The Pacific.
Senza troppe sorprese poiché, com’era prevedibile essendo una serie storica, il finale non può che essere la vittoria delle forze alleate nei confronti del regime nazista.
Il più, infatti, è vedere come tale Storia (con la S maiuscola) viene qui sviscerata e affrontata. E anche in questo caso il duo di autori composto da John&John (Orloff e Shiban) conferma quanto visto nei precedenti episodi, con un mix di emotività crescente e storytelling votato all’epica prettamente filo-americana. L’obiettivo, di per sé, funziona nel suo obiettivo di emozionare e coinvolgere lo spettatore ai festeggiamenti per la vittoria, anche se il risultato finale non è proprio dei migliori.

EPISODIO DIVISO IN DUE…


Il motivo è principalmente un minutaggio fortemente serrato che vuole da un lato lasciare il giusto spazio per costruire il momento finale della liberazione dei prigionieri (e quindi, la consecutiva vittoria degli Alleati), e dall’altro fare in modo che tutto questo venga condensato per non rischiare di fare una puntata di due ore (è “solamente” di 1 ora e 18 minuti).
Tutto questo crea un episodio diviso nettamente in due, con una prima parte decisamente lenta che, peraltro, sembra riprendere temi e stilemi dei precedenti episodi.
Ci sono sempre, infatti, le battaglie aeree (bellissima quella iniziale prima della sigla) e i contrasti fra la dirigenza inglese e quella americana, con i dubbi e i contrasti interiori del tenente Crosby (Anthony Boyle, vera rivelazione dello show) . E proprio da qui parte il plot twist principale, con la presa di posizione di quest’ultimo che prende finalmente il comando dell’azione, quasi come se desse il La alla riscossa delle forze alleate.

…FINALMENTE LA LIBERAZIONE…


Da qui in poi il ritmo della narrazione si fa sempre più concitato (forse un po’ troppo) spostandosi in tutt’altra parte del conflitto. Si passa quindi al campo di prigionia, dove sono tenuti prigionieri i due co-protagonisti principali, i maggiori John “Bucky” Egan (Callum Turner) e Gale “Buck” Cleven (Austin Butler).
Questi vengono improvvisamente deportati in tutt’altro luogo mentre il campo viene bruciato (evidente segnale che i nazisti hanno ormai il fiato sul collo). Da qui segue una narrazione divisa in due con Buck che riesce a fuggire con altri e ad organizzare una sorta di “resistenza”, mentre Bucky si rende  protagonista dell’ultima parte della “liberazione”, issando il vessillo americano su quello nazista, simbolo della vittoria alleata.
Una scena dal forte impatto visivo e decisamente epica nel suo climax di tensione che “esplode” (letteralmente) con la rivolta dei prigionieri, ma che viene narrata in poco tempo e in un maniera frenetica. Il che fa apparire il tutto quasi come una cosa fortuita e provvidenziale, di fatto smorzandone la potenza narrativa. Un modo un po’ “pigro” quindi per chiudere il tutto.

… SALUTI FINALI


Major John “Bucky” Egan: “Ok… seventy… eighty… ninety… here we come!”

Le scene successive sono un’immensa auto-celebrazione prettamente americana in cui viene mostrato il forte legame fra questi e la popolazione civile europea (mai sbocciata in realtà, anzi parecchio criticata nei precedenti episodi).
Il tutto con scene in cui la musica, la fotografia e la regia cercano volutamente la lacrima facile, con tanto di bambini che salutano gli avieri e un clima da saudade che appare un po’ troppo forzato in questo contesto. Ma che, d’altronde, è coerente con l’obiettivo degli autori. E d’altra parte non si può negare allo show di sfruttare per bene tutti gli artifici retorici a sua disposizione, complice anche un budget e dei nomi non indifferenti alla produzione e alla regia.
Chiudono il tutto i credits finali che forse rappresentano l’aspetto più interessante di tutta la puntata, con le storie incredibilmente vere degli avieri reali di cui Masters Of The Air ha voluto giustamente rendere omaggio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scena iniziale
  • Deportazione e rivolta nel campo di prigionia
  • Tutto il cast (comparse incluse)
  • Sigla e regia as usually
  • Titoli di testa finali
  • Sempre un po’ troppa retorica filo-americana
  • Finale che poteva essere più sintetico

 

Un finale in linea con quanto visto finora, con un climax crescente che esplode nella liberazione finale dei prigionieri alleati e la vittoria sul nazismo. Al di là della “pigrizia” e della visione prettamente filo-americana della vicenda, non si può dire che Masters Of The Air non abbia centrato il suo obiettivo regalando uno show sontuoso ed epico come non si vedeva da tempo.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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