Nelle scorse recensioni è emerso più volte la sensazione di essere davanti ad una serie che non ha una trama orizzontale ben chiara. Sembra infatti non esserci, volutamente, un obiettivo finale che possa essere raggiunto, quanto piuttosto il tentativo costante di mantenere quello status quo che i protagonisti ambiscono ad avere.
YELLOWSTONE, IL FRATELLO MAGGIORE
Se si è visto Yellowstone, si noteranno diverse similitudini tra le sue serie ed infatti Taylor Sheridan non ha poi creato due prodotti così diversi l’uno dall’altro. Rimuovendo i diversi strati che adornano Yellowstone e Mayor Of Kingstown, alla fine lo scheletro è più o meno lo stesso: due protagonisti (interpretati da Jeremy Renner e Kevin Costner) che lottano nella loro comunità per mantenere la pace anche a costo di diverse vite umane. Non saranno mai vincitori, né riusciranno a portare a termine il loro compito ma entrambi dovranno semplicemente fare del loro meglio fino a quando non dovranno passare il testimone ad un altro membro della famiglia. Un po’ come è capitato nel pilot con l’improvvisa morte del fratello di Mike.
Dopo cinque episodi però appare chiaro un vero elemento che differenza i due prodotti di Sheridan: se in Yellowstone i Dutton rimangono nel ranch per la loro stessa volontà, a Kingstown tutti sono prigionieri della città per un motivo o per l’altro. C’è una co-dipendenza generale che è evidente sia per chi sta in prigione sia per chi sta fuori e non c’è modo di uscirne.
LEGAMI LETALI
In “Orion”, oltre ad inserire un paio di sottotrame di dubbio valore (come la guardia del penitenziario con il figlio disabile e la moglie nevrotica) ma che verosimilmente verranno rivalutate in un futuro prossimo, Sheridan lavora i fianchi di Mike. E lo fa in tre modi
- emerge la sua voglia repressa di avere una relazione che non può avere;
- continua a svilupparsi una certa relazione con Bunny che, tecnicamente, mina l’imparzialità del suo lavoro;
- si crea un legame con il cugino di Bunny che, oltre a rafforzare il punto precedente, sottolinea il suo interesse nel fare la cosa giusta aiutandolo ad andarsene da Kingstown;
Tutto molto bello, ma alcuni difetti e punti di domanda continuano a restare tali. Per esempio Kyle continua ad essere (in teoria) un grosso personaggio principale che però non è assolutamente sfruttato e tridimensionalizzato a dovere. E non se ne capisce bene il motivo.
Un focus che invece è ampiamente concesso a Iris nonostante sia appena arrivata. Tutta la scena all’interno dello strip club ha un suo perché che però non può essere valutato ora nel brevissimo periodo, ma che lascia intendere una futura evoluzione in arrivo a breve. Uno sviluppo futuro che, probabilmente, giustificherà il dispendio di tempo di queste puntate ma che ad ora continua ad essere uno dei tanti “oggetti non identificati” su cui questo show sembra volersi basare.
Insomma: benino ma non benissimo.
In generale “Orion” sorprende per le direzioni che Sheridan ha deciso di prendere e per il focus su determinati aspetti. Nello specifico, il rapporto con Bunny è in una costante evoluzione ed in questa puntata è enfatizzata dai dialoghi/confessione che i due hanno insieme, ma anche dal rapporto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata carina, ma dai chiari problemi di fondo facilmente migliorabili. Ma Sheridan è uno scrittore testardo e difficilmente migliorerà questi lati della sua scrittura che sono evidenti anche in Yellowstone. Non rimane che confidare nel suo piano del lungo periodo.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.