Mancano appena due episodi alla fine di questa seconda stagione, ma Pachinko sembra avere ancora molto da dire.
Dopo l’incantevole episodio della scorsa settimana, “Chapter Fourteen” si concentra sulla vita quotidiana dei protagonisti, impegnati a costruire (o ricostruire) le proprie vite.
Da questo punto di vista, la puntata rappresenta una sorta di pausa rispetto agli eventi intensi dei precedenti episodi caratterizzati maggiormente dalla guerra. La durata più breve e il ritmo più lento suggeriscono perlopiù un carattere interlocutorio, preparando però il terreno per sviluppi futuri.
LA STRADA VERSO IL FUTURO
A catalizzare l’attenzione nella timeline degli anni ’50 è l’esame di ammissione al college di Noa. Un evento che segna direttamente e indirettamente anche le vite degli altri personaggi che gli gravitano intorno.
I primi ad essere toccati dall’ammissione al college di Noa sono ovviamente i membri della sua famiglia. Sunja, insieme alla cognata e alla madre, si ritrova così a dover fare i conti con i problemi finanziari che graveranno con l’iscrizione, andando ad intaccare il sogno della donna di aprire il suo ristorante.
Sono scene che vanno a toccare fortemente lo stato emotivo dello spettatore, grazie ad un racconto sempre delicato e mai sopra le righe che trasmette tutte le difficoltà del caso, ma seguite sempre dalla speranza. Le scene di Sunja con Noa si fanno carico di strati emotivi differenti lasciando trasparire tutte le sensazioni dei personaggi.
CAPITOLO HANSU
Un capitolo a parte lo merita anche Hansu dato che il focus sui suoi affari si sta ingrandendo maggiormente negli ultimi episodi. Soprattutto, è la situazione politica del Giappone a sconvolgere le nuove dinamiche interne del Paese e, di conseguenza, dei suoi cittadini. Rientrando nella categoria di uomini d’affari all’interno della cerchia del potere, è inevitabile che anche Hansu sia influenzato dai cambiamenti. Su tutti, è la figura del suocero a rappresentare la “minaccia” interna per Hansu sia dal punto di vista familiare che sociale. I piani del suocero sembrano ben chiari, mentre le mosse di Hansu sono ancora da valutare. Ormai si aspetta solo che gli americani lascino il Giappone per dar vita ad una nuova fase politica e sociale che interferirà come sempre anche con le vite di tutti i protagonisti.
SOLOMON
La sottotrama di Solomon e Abe-san continua a svilupparsi, sebbene in modo piuttosto complesso e a volte confuso. Il desiderio di vendetta di Solomon è ciò che traina l’intera storyline, ma i dettagli riguardanti il prestito, Abe e il proprietario terriero coreano diventano sempre più intricati. Ancor di più ora che nel mix vi è entrata anche Ichizaki, passando dalla parte del “nemico”.
A mantenere vivo lo stile delicato ed emozionale di Pachinko anche in questa timeline ci pensa invece la Sunja anziana. L’incontro con Kato e la compagnia reciproca tra i due creano scene che trasudano tranquillità e soprattutto si distaccano dalle trame più confuse di Solomon. Su tutto, incanta il parallelismo della scena al ristorante con tutta la calma e la serenità del momento che ben contrasta con le scene frenetiche nel passato con la bancarella di Sunja. Anche qui, però, potrebbero presto esserci nuovi sviluppi a causa dell’inserimento di Mozasu.
In definitiva, “Chapter Fourteen” frena un po’ lo sviluppo orizzontale della trama concentrandosi sul percorso dei personaggi e sulla preparazione agli eventi successivi. Nonostante alcuni punti narrativi possano risultare intricati, l’episodio rimane coinvolgente grazie alla profondità emotiva dei personaggi e alla loro evoluzione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
A soli due episodi dal finale, Pachinko si lancia verso nuove direzioni che sconvolgeranno nuovamente le vite dei protagonisti. Il tutto mantenendo sempre alte le proprie qualità tecniche, emotive e narrative.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
4.5
Nessun voto per ora
Tags:
Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.