Pachinko 2×05 – Chapter ThirteenTEMPO DI LETTURA 3 min

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Pachinko 2x05 recensioneUna cold open eccelsa accoglie lo spettatore nella visione di “Chapter Thirteen“. Quando sembra che i binari della storia siano già ben definiti, ecco che Pachinko cambia traiettoria mettendo sotto la lente d’ingrandimento altri personaggi.
Il tutto con l’intento di dipingere nel migliore dei modi il contesto storico in cui la narrazione è ambientata. La trama degli anni ’40 si arricchisce così di un ulteriore, sublime capitolo che, in maniera dolorosa ma delicata, racconta la fine della guerra.

NAGASAKI, 9 AGOSTO 1945


Quanto accaduto ad inizio episodio è un esempio lampante del magnifico storytelling di cui Pachinko si fa promotore. Per raccontare la fine della Seconda Guerra Mondiale attraverso l’evento cardine che sconvolse il mondo e ancor più concretamente il Giappone, gli autori attuano una scelta elegantissima.
Il racconto, proposto per questi minuti iniziali in bianco e nero, si sposta così sulla figura di Yoseb stazionato a Nagasaki durante la guerra. Lo spettatore capisce subito sin dalle prime scene cosa sta per accadere in quel luogo e lo scorrere dei giorni, fino ad arrivare al 9 agosto 1945, crea un’ansia incalzante. Un effetto reso paradossalmente più calmo dalle scene lavorative di Yoseb che, con la loro ripetitività, creano un’atmosfera ancora più di attesa.
L’escamotage del litigio di Yosef e tutto ciò che ne consegue si prestano bene ad ottenere due risultati in uno: da un lato c’è il contesto storico, egregiamente rappresentato con lo scoppio della bomba atomica, dall’altro si ottiene la salvezza di Yosef e il suo ritorno a casa. Due eventi in uno che hanno come unico scopo quello di far andare avanti la storia di Pachinko verso un nuovo periodo storico.

OSAKA 1950


La fine della guerra permette ai personaggi di tornare a casa e alla storia di fare un passo avanti nella timeline. Si arriva così al 1950, in un post guerra che sembra favorire l’economia e, di conseguenza, anche la vita di Sunja e della sua famiglia. Il tutto, però, mai dimenticando il contesto storico in cui si svolge la narrazione: terminata la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra tra le due Coree è infatti già alle porte. Il salto temporale riporta così la narrazione ad Osaka attraverso accenni di vita ormai ripresa a scorrere dopo la guerra. E se Sunja sembra ben avviata con la sua attività, tanto da voler aprire un vero e proprio ristorante, l’attenzione si sposta maggiormente su altri due personaggi.
Da un lato c’è Noa, messo al centro della scena con il suo percorso scolastico. Un avvenimento, quello dell’esame per l’ammissione al college, che favorisce una maggiore caratterizzazione per questo character che, anche grazie ai salti temporali, cresce velocemente. Dall’altro lato, poi, viene messa maggiormente sotto la lente d’ingrandimento la vita di Hansu al di fuori di Sunja. I suoi affari restano sempre nell’ombra, ma risulta interessante avere uno sguardo interno alla sua casa, con il suocero impegnato nella politica e dunque immischiato in situazioni di rilievo sociale. Questo porta ad una visione più globale del peso di Hansu e finalmente crea un filo più diretto con lo spettatore che riesce ad assistervi.

STORYTELLING SUBLIME


Se proprio si vuole trovare un difetto a “Chapter Thirteen“, c’è da considerare l’intermezzo della storyline di Solomon che appare un po’ fuori luogo con la modalità di racconto scelta dall’episodio. Tuttavia, Pachinko riesce a fare bene anche questo, con uno stacco netto da una storia all’altra favorito dall’uso sapiente della colonna sonora. Un ulteriore elemento che promuove a pieni voti un episodio che ha messo in scena una narrazione eccelsa, raccontando situazioni tragiche e rinascite in un modo semplice ma fortemente d’impatto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cold open sublime
  • Racconto della fine della guerra e passaggio ad una normalità agognata 
  • Più attenzione riservata a Hansu e Noa
  • Comparto tecnico e storytelling sempre perfetti
  • Piccolo difetto: le interferenze della linea narrativa di Solomon un po’ fuori luogo con questa puntata 

 

Il racconto di Pachinko non delude mai.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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