Monsters: The Lyle And Erik Menendez Story 1×01 – Blame It On The RainTEMPO DI LETTURA 4 min

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Monsters: The Lyle And Erik Menendez Story 1x01 recensioneDopo il successo monumentale della prima stagione, intitolata Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story, Ryan Murphy e Ian Brennan scommettono nuovamente sulla cronaca nera americana. Il 19 settembre, infatti, Netflix rilascia i nove episodi di Monsters: The Lyle And Erik Menendez Story, una miniserie sul caso dei fratelli Menendez, incarcerati per l’omicidio dei genitori, avvenuto il 20 agosto 1989.
La miniserie promette di addentrarsi non solo sulle dinamiche processuali, sviluppando il lato procedurale, ma anche dentro la psiche dei due fratelli. Inoltre, questo prodotto è la quintessenza dello stile di Ryan Murphy, con la presenza di personaggi forti e complessi , una mescolanza di generi, una colonna sonora prominente ed un’estetica visiva distintiva.
Il primo episodio, intitolato “Blame It On The Rain” si apre con una narrazione carica di tensione, direttamente in medias res, gettando le basi per una futura esplorazione delle profondità psicologiche dei protagonisti.

UNA STORIA DI VENDETTA, EGOTISMO E ABUSI


Lyle ed Erik Menendez sono due fratelli che nel 1989 uccisero i loro genitori, Jose e Mary Louise “Kitty” Menendez, nella loro casa di Beverly Hills. Il caso attirò molta attenzione mediatica per la brutalità del crimine, così come per il contesto di una famiglia importante ed agiata. I fratelli furono arrestati nel 1990 e durante i processi, emersero accuse di abusi sessuali, fisici e psicologici da parte del padre, con la complicità di Kitty Menendez, madre alcolista e depressa. Dopo processi lunghi e complessi, entrambi furono condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata nel 1996.
Il caso è stato oggetto di numerosi documentari, libri e adattamenti televisivi nel corso degli anni, data la sua natura controversa e l’interesse pubblico che ha suscitato. L’opinione pubblica si è spaccata tra quelli che consideravano i fratelli Menendez dei sociopatici interessati solo ad intascare e spendere il patrimonio milionario dei genitori; mentre altri li vedevano come vittime di traumi emotivi. Nicholas Alexander Chavez e Cooper Koch, rispettivamente interpreti di Lyle ed Erik, riescono a dipingere perfettamente la dicotomia dei fratelli, che spaziano dal narcisismo ed egotismo spinto, fino a segnali di disagio interiore.

“ERIK MENENDEZ IN CONFESSIONALE, GRAZIE!”


La scelta di iniziare in medias res risulta efficace perché crea immediatamente un senso di urgenza e suspense. Il regista, Carl Franklin, riesce abilmente ad intrecciare il presente (ottobre 1989) con flashback del passato. Lo spettatore assiste così, grazie ad una resa scenica potente e cruda, al momento dell’omicidio dei coniugi Menendez e ai vari passaggi effettuati dai fratelli per depistare le indagini e crearsi un alibi. Questa tecnica, se ben gestita nei prossimi episodi, potrebbe rivelarsi fondamentale per comprendere appieno le motivazioni – vere o false che siano – dei fratelli Menendez.
La tensione è palpabile fin dalle prime scene, con Erik che confessa l’omicidio al suo terapista (un inaspettato Dallas Roberts) e la conseguente reazione furiosa di Lyle, il più irascibile e freddo tra i due. Questo dinamismo iniziale stabilisce il tono per l’intera serie, promettendo un’esplorazione approfondita – come solo Ryan Murphy sa fare – delle complesse dinamiche familiari e psicologiche dei protagonisti. Carl Franklin riesce anche a creare un’atmosfera claustrofobica, specialmente nelle scene ambientate nello studio del Dr. Oziel. L’uso di primi piani e una fotografia dai toni cupi contribuiscono ad enfatizzare lo stato d’animo tormentato dei due ragazzi.

SOCIOPATICI PER NATURA O PER CAUSE DI FORZA MAGGIORE?


Un punto di forza della narrazione è la sua capacità di mantenere un equilibrio tra la rappresentazione dei fatti e l’esplorazione psicologica dei personaggi. Il Dr. Oziel funge da catalizzatore per questa esplorazione, offrendo uno sguardo sulle possibili motivazioni dietro le azioni dei fratelli Menendez. Tirato dentro questa situazione, il terapista è combattuto tra il suo lato professionale che lo spinge ad aiutare i ragazzi nel loro trauma, e il lato umano che gli intima di difendere se stesso e la propria famiglia.
Come detto precedentemente, le performance attoriali dei protagonisti sono assolutamente magistrali, con gli attori che riescono a trasmettere la vulnerabilità e volubilità dei personaggi. Nicholas Alexander Chavez e Cooper Koch rendono credibile la disperazione ed il conflitto interiore dei fratelli Menendez, il cui rapporto fraterno oscilla in maniera quasi morbosa tra momenti di tensione e solidarietà. La colonna sonora, inoltre, con vari brani del duo pop Milli Vanilli, è un valore aggiunto alla serie che regala un bel contrasto tra la musica e il dramma dell’evento narrato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Colonna sonora pop e dance in contrasto con la brutalità del tema trattato
  • Interpretazione fenomenale di Nicholas Alexander Chavez (Lyle) e Cooper Koch (Erik)
  • Comparto tecnico: regia, fotografia, costumi, ambientazione
  • Alternanza tra spiegazione più procedurale dei fatti ed esplorazione psicologica dei personaggi
  • L’escalation finale verso l’idea di uccidere il Dr. Oziel poteva essere sviluppata con maggiore gradualità

 

Il primo episodio di Monsters: The Lyle And Erik Menendez Story si rivela un inizio intrigante per questa miniserie true crime. Offre una base solida per un’analisi approfondita del caso Menendez, promettendo di andare oltre la semplice cronaca per esplorare le complesse dinamiche familiari e psicologiche alla base di questo tragico evento.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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