“She cares so deeply about each and every one of you, she would like you to know that our marriage is deeply, profoundly, and terminally fucked. Yes, it is. Absolutely right. So you can all stop comparing yourselves to us, you can. And you know what You can stop sucking the giant cock of the paperback industry because it’s just a fucking story. Isn’t it, you fucking twits? It is. It’s just a fucking story. […] We’re we’re not the perfect couple. In fact, we’re quite imperfect. Um, you know, sometimes we’re not even a couple. Usually I mean, not usually, but occasionally we have a third. Don’t make a habit of it. Birthdays, anniversaries, that sort of thing. We are far from perfect. I mean, how many women do you know who would try to frame their husbands for murder?”
La sensazione, infatti, è che la miniserie sarebbe tranquillamente potuta essere un film di circa 2 ore. In quel caso, magari, i difetti emersi – e causati anche dalla difficoltà a riempiere sei puntate dalla durata superiore ai 45 minuti – sarebbero potuti essere nascosti con maggiore efficacia. Una scelta sbagliata in partenza, la quale ha dunque avuto un inevitabile epilogo insoddisfacente.
LA COPPIA PERFETTA
Al fine di descrivere cosa non abbia funzionato, è necessario partire dagli aspetti positivi di questi ultimi due episodi. Essenzialmente, il momento migliore è rappresentato dal lunare discorso di Tag – ubriaco e furente con Greer per averlo provato a incastrare – alla presentazione dell’ultima fatica letteraria della moglie. Grazie anche a un ottimo Liev Schreiber, infatti, la sequenza è stata in grado di catturare tutti i piccoli momenti in cui la reputazione della famiglia Winbury stava crollando in mille pezzi. Da questo punto di vista, il tentativo disperato di Greer di salvare la situazione iniziando a cantare “Never Gonna Give You Up” assieme al marito è senz’altro meritevole di una menzione.
Questo momento di crisi, unito all’interrogatorio il giorno dopo, non potevano che cambiare profondamente Greer e il suo comportamento. Questa metamorfosi, però, è stata frettolosa e appena accennata. Tornando a casa dalla stazione di polizia, infatti, il personaggio di Nicole Kidman racconta di essere stata un’escort e di aver conosciuto in quel modo Tag. Inoltre, pur non chiedendo il divorzio, dice al marito che avrebbero vissuto in due case separate.
Alla fine della fiera, tuttavia, non c’è la possibilità di vedere alcun effetto del cambiamento, il quale sembra anche meno radicale di quanto proclamato a voce. Al netto dei tradimenti e di quanto accaduto, infatti, tra Greer e Tag sembra rimanere una chimica, un filo che li lega insieme e li rende una coppia, seppur ben lontana dall’essere perfetta. In un certo senso, l’intera storyline ha generato tanto rumore per nulla.
AND THE KILLER IS….
In uno show come The Perfect Couple, la domanda fondamentale alla quale rispondere è “Chi è stato?“. In lingua inglese, la traduzione è “Who has done it?”. Contraendo tale espressione, nel 1930 fu coniato il termine “Whodunit” che, da quel momento, viene ampiamente utilizzato per indicare i gialli in cui l’obiettivo è risolvere un mistero e identificare l’assassino.
Da questo punto di vista, la redazione di Recenserie può reclamare un po’ di credito, in quanto la colpevole era stata correttamente identificata nel corso della recensione del terzo e quarto episodio. Stiamo parlando, chiaramente, di Abby Winbury, la moglie di Thomas.
Tuttavia, la predizione non aveva del tutto indovinato il movente, in quanto si era parlato genericamente dell’identificazione di Merritt come un nemico per la famiglia. In realtà, a rappresentare una minaccia non era Merritt in sé, bensì il bambino che portava in grembo. Il trust contenente ingenti risorse monetarie sarebbe diventato disponibile al compimento del diciottesimo compleanno del più giovane degli eredi Winbury, ossia Will (piccola nota: Il giovane Winbury è anche l’unico che, alla fine delle vicende, ha trovato l’amore). La nascita di un nuovo figlio di Tag, tuttavia, avrebbe posticipato l’ottenimento delle risorse di altri 18 anni. Un elemento evidentemente intollerabile per Abby, la quale ha dunque deciso di uccidere Merritt.
TUTTO QUELLO CHE NON TORNA
Il finale, purtroppo, non è stato soddisfacente. Come detto nei paragrafi precedenti, il primo elemento negativo è rappresentato dalla fretta con la quale è stata affrontata la conclusione dell’arco narrativo di Greer. Oltre a questo elemento, inoltre, sono presenti numerosi altri punti annotati nel cahier de doléances. Con ogni probabilità, l’aspetto peggiore è rappresentato dal rapporto tra Greer e Broderick Graham. Nella quinta puntata, era stata menzionata l’affiliazione di Broderick con una gang alleata di un’associazione criminale con numerosi interessi in India. Per questo motivo, era legittimo attendersi che ci fosse un legame tra queste attività criminali e la questione di soldi che vedeva coinvolti Greer e Shooter Dival.
Niente di tutto questo, in realtà, in quanto Broderick e Greer sono fratelli e lui aveva un importante debito di gioco da ripagare. Al netto della semplicità – per non dire banalità – della rivelazione, l’elemento che risulta difficilmente accettabile è che il rapporto familiare tra i due fosse una sorpresa per la polizia. Sebbene non sia stato rivelato esplicitamente, è legittimo supporre che il cognome da nubile di Greer fosse Graham. Oppure, anche nel caso in cui siano fratelli con due padri diversi (in quanto Broderick menziona solo la madre), qualsiasi ricerca sul background di una sospettata avrebbe rivelato la presenza di un fratello pregiudicato.
Altro aspetto da sottolineare – non in modo positivo – riguarda il modo in cui è avvenuto l’omicidio. Thomas, infatti, è noto per rubare pillole in maniera casuale, senza sapere cosa siano. Similmente, Abby prende delle pasticche dal comodino del marito senza avere idea del loro effetto. Per quale motivo, dunque, lei era sicura che il mix di pillole avrebbe fatto perdere i sensi a Merritt? E se fossero state pillole meno forti dei barbiturici utilizzati dalla madre di Amelia?
Considerando tutti i difetti mostrati nel corso delle puntate, aver commesso un passo falso anche nell’unico aspetto da non sbagliare in uno show di questo tipo – ossia la ricostruzione dell’omicidio e del movente – condanna inevitabilmente The Perfect Couple a una meritatissima insufficienza.
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Uno show con potenzialità, ma finito in maniera assolutamente insoddisfacente.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.