Terz’ultimo episodio della stagione e il piano di Sauron finalmente si svela agli occhi dello spettatori, lasciando presagire l’inizio di una battaglia devastante tra orchi ed Elfi.
Il NOCCIOLO DELLA QUESTIONE
Inutile tornare a ribadire il numero di tradimenti fatti all’opera originale. Si dà per scontato ormai che siano state fatte alcune scelte, discutibili, per portare avanti la narrazione. Andando ad analizzare in profondità il cosa non stia funzionando nella serie, emerge forse il problema primigenio di questo adattamento: la volontà di scrivere la storia principalmente (solamente?) per congiungere gli snodi chiave delle trama, come se questa fosse l’unica cosa che deve contare per il buon funzionamento della storia.
In pratica, andare da A a B, per poi muoversi da B a C e così via. Non sono quindi la presunta declinazione woke di alcuni personaggi o i tradimenti all’opera principale ad aver portato a questo risultato ma un approccio totalmente sbagliato a cosa vuol dire raccontare una storia. In The Rings of Power manca proprio la scrittura, che non è la semplice trama, anche se la maggior parte dei lettori/spettatori non distingue le due cose. Purtroppo anche gli showrunner J. D. Payne e Patrick McKay.
IL DRAMMA DOV’È?
Il momento chiave di questo episodio è l’epifania che coglie Galadriel quando capisce il piano di Sauron fino a quel momento poco chiaro. In una serie scritta decentemente questa rivelazione avrebbe portato tutti, personaggi e spettatori, a cambiare la percezione degli eventi, creando quel cortocircuito emotivo che si chiama coinvolgimento, naturale processo che accade quando si fruisce di un’opera narrativa. In questo caso questa cosa non accade, non tanto a livello logico – il che avrebbe un senso, anche se confusionario – quanto, come detto, a livello emotivo.
Adar, Galadriel, Arondir, Celebrimbor e anche Gil-galad (che non compare in questo episodio), non soffrono conflitti interiori realistici e lo spettatore non ne percepisce la mentalità profonda legata al loro retaggio. Le reazioni che hanno sono circostanziate al momento e finiscono lì. Ad esempio, la reticenza di Galadriel nel confermare l’identità di Sauron dietro Halbrand. Un elemento che poteva essere usato meglio e avere, forse, un senso qui viene “appiccicato” per giustificare la rivelazione del piano di Sauron: mettere ognuno contro tutti per prendere il potere.
SAURON
Paradossalmente il grande fallimento avviene proprio con l’occasione mancata nell’utilizzare Sauron per mostrare (e indagare) il comportamento di ogni abitante della Terra di Mezzo di fronte all’inganno. Con una buona sceneggiatura “prestige“, questa serie sarebbe potuta essere l’occasione di mostrare come una figura enorme e potentissima possa piegare la maggior parte delle persone semplicemente agendo sui loro desideri, mostrando i lati oscuri delle personalità con un sviluppo coerente ed interessanti.
Qui, nonostante una discreta interpretazione di Charlie Vickers, non si ha un opportuno contraltare nelle personalità che lo fronteggiano, e quindi sia un Celebrimbor che un Durin appaiono semplicemente schizzati e incoerenti tra una scena all’altra, proprio perché le loro variazioni di personalità vengono dichiarate ma non narrate. Una neanche sottile ma importante differenza che fa di uno sceneggiatore un buon sceneggiatore.
Ma la trama deve andare avanti, sempre e comunque. Riguardo la parte umana, non fa altro che confermare quanto sopra, con l’aggravio che in ogni episodio vengano introdotti spunti o situazioni che ribaltano quanto sembrava assodato in precedenza. Chi ha il potere? Come si relazionano col resto del mondo? Perché ognuno sembra dover morire di lì a poco? Il risultato è che alla fine non si comprende lo stato generale delle cose nel regno umano più importante di Arda.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio che scioglie qualche nodo narrativo ma che continua ad essere pieno di problemi narrativi a prescindere dai tradimenti fatti all’opera originale.
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.