Al momento in cui si scrivono queste righe, anche per colpa dello sciopero degli sceneggiatori, non è ancora chiaro se Lucky Hank verrà rinnovato. La sensazione, anche basandosi sul trailer mandato in onda da AMC, è che ci sia tutta l’intenzione di proseguire visto che questo episodio era stato pubblicizzato con la titolazione “season finale” e non “series finale”, il che porta a pensare che le conversazioni tra il network via cavo e i due showrunner, Paul Lieberstein e Aaron Zelman, siano state più che positive. E gli ascolti non sono malvagi considerando il budget molto ridotto della serie (stessa location paesana per tutte le puntate e solo un paio di attori molto noti come Bob Odenkirk e Kyle MacLachlan). Ma è verosimile pensare che non ci saranno informazioni fino alla fine dello sciopero.
La nota positiva però è una, ovvero: “The Chopping Block” funziona sia da season che series finale. Certo, ci sono ancora delle questioni aperte, tipo la storyline della figlia e del tradimento, oppure le dimissioni di Hank che sono state triturate, però è il senso di chiusura che conta più di tutti e William Henry “Hank” Devereaux, Jr. sembra averlo finalmente raggiunto preferendo la moglie alla carriera. Il tutto dopo un confronto con il padre, ovviamente.
LA FINE DELL’INDECISIONE(?)
Nell’universo luckyhankiano è ormai chiaro che l’essere una persona “average”, quello che in Italia anni fa si poteva definire come “medio-man”, è la prassi. Nessun character eccelle per qualche caratteristica particolare, tutti vivono una vita colma di mediocrità dove la scossa di endorfine arriva dal potersi “fregiare” di conoscere un omonimo di Jeffrey Epstein. Poesia pubblicata sul The Atlantic a parte, ovviamente.
In questo ecosistema impermutabile, anche la decisione più piccola tenderà al medesimo risultato, ovvero quello di essere una decisione-non-decisione. Si compiono (raramente) delle scelte che dovrebbero portare ad un cambiamento ma che alla fine mantengono immutato lo status quo iniziale. Allargando la prospettiva si può riconoscere come questo accada solamente a chi rimane a Railton, quasi come se fosse una maledizione; mentre chi riesce ad interrompere questo incantesimo di mediocrità lo fa solamente spingendosi altrove, al di fuori dei confini di questo luogo immobile nel tempo.
Non è quindi un caso che Hank dia le dimissioni (a sua insaputa distrutte) e se ne vada a New York da Lily mentre Oscar Martinez il preside della facoltà se le rimangi. Ed è lo stesso tipo di decisione compiuta da Lily che per prima lascia Railton, confermando questa specie di regola non scritta dell’universo di Lucky Hank.
Hank: “For 45 years, I’d been dying to know what was so valuable that he’d leave his family. And there it is: conferences.
[…] What a loser. He could have stayed and had a son, known his grandchildren. He could have had a wife who just adored him. He could have had everything that I have. I have everything.“
QUESTIONI IRRISOLTE(?)
L’Alzheimer del padre scoperto come una secchiata d’acqua gelida a gennaio in “The Arrival” sembrava aver chiuso qualsiasi possibilità di avere una risposta circa le sue scelte ed invece, per chiudere perfettamente il cerchio, in una normale conversazione con il padre Hank riceve la sua risposta e pertanto può finalmente sbloccarsi.
In un continuo confronto a distanza, silenzioso ma ricco di astio, si è consumata questa guerra accademica, praticamente dovuta alla necessità di Hank di mettersi in contrapposizione al padre nell’unico ambiente a lui caro. Però è incredibilmente forte e potente la reazione istantanea messa perfettamente in mostra da Bob Odenkirk, Paul Lieberstein e Aaron Zelman, una reazione che fa capire quanto poco basti a far cambiare tutto nella testa di una persona. Toccando i tasti giusti e facendo dire le giuste parole da una persona specifica si può avere la risoluzione tanto sperata, ovvero quella tanto palese per il pubblico ma apparentemente impossibile da vedere per William Henry “Hank” Devereaux, Jr.
A rimanere aperte rimangono solo alcune storyline secondarie di poco interesse, come il tradimento del genero o la relazione tra preside della facoltà e la stella nascente della letteratura del Railton College.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Se Lucky Hank terminasse qua ci si potrebbe comunque sentire soddisfatti per la scelta fatta dal protagonista sul fotofinish. Alternativamente sarà interessante rivedere questi personaggi in un’altra stagione. Comunque vada, è stata una bella avventura.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.