Dopo un sesto episodio un po’ lento ma accompagnato da un finale straziante che paradossalmente lo rende uno dei migliori, questa penultima puntata si può definire tranquillamente divertente. Viene ripresa la vena ironica dei primi episodi, offrendo al pubblico qualche sorriso in più senza tuttavia risparmiargli una certa commozione. Dopo aver amaramente capito di non potere avere con il padre il confronto che aspettava da tutta una vita, Hank per un attimo sembra recuperare la speranza anche dinnanzi all’Alzheimer finché quello che sembra un istante di lucidità di Mr. Devereaux Senior non si rivela che l’ennesima beffa oltre il danno. Hank è messo alle strette, è costretto a rassegnarsi una volta per tutte e anche se comprende che è l’unica cosa possibile da fare, non gli riesce esattamente bene. Ritrovarsi da solo nel momento in cui Lily lascia Railton per andare a caccia di un appartamento a New York senza di lui (come aveva promesso di fare durante la cena critica di qualche episodio fa), sarà la prova del nove.
Hank: “My anger has nowhere to go, it’s unhoused. I’m like the Count of Montecristo, but instead of plotting revenge for 40 years, I’ve been plotting a pointed conversation with my dad and now the man I wanted to confront is gone. Gone. It’s like an action movie, where I go to punch a guy and he ducks it and I hit the guy behind him and then I’m feeling guilty and the guy behind me whacks me behind the head.”
WHITE TRILLIUM
“The Count Of Monte Cristo” si potrebbe definire un episodio al maschile perché effettivamente incentrato sulla figura maschile: da Hank a suo padre, da Tony a Russell (Daniel Doheny), marito della figlia Julie (Olivia Welch) la quale si rivela una degna sostituta della madre (if you get it, you get it).
Un momento dedicato agli uomini, si diceva, e infatti si capisce molto di più di alcuni di essi in quest’unica ora di show che in tutti gli episodi precedenti messi insieme. Tony in primis ottiene la giusta attenzione finora concessagli soltanto in pillole: non è più il donnaiolo né il festaiolo del gruppo (di amici o colleghi che sia), ma il migliore amico per eccellenza. Grazie a lui Hank riesce a salire ancora una volta a galla dal suo inconscio che troppo spesso lo travolge come un’onda anomala. Questa volta è la solitudine di qualche giorno ad avere la meglio trasformandosi nel momento di crisi perfetto per Hank che si lascia totalmente andare e non nell’accezione positiva di quest’espressione. La casa è sottosopra, mangia quello che gli capita, non ha più orari ed è visibilmente scosso. Certo, una situazione che – considerata (anche) la conclusione di “The Arrival” – non poteva dirsi imprevedibile.
Di Russell, invece, si ha la conferma di quello che probabilmente tutti hanno pensato fin dalla sua prima apparizione: è il tipico Peter Pan, narcisista, che anziché affrontare i problemi fugge, letteralmente, creandone di più grossi. Se da un lato la scoperta del suo tradimento potrebbe finalmente porre fine alla storyline secondaria di Julie (di cui è difficile credere che importi davvero qualcosa a qualcuno), dall’altro questa stessa scoperta permette un riavvicinamento tra lei e il padre che – nonostante sia sempre stato messo in un angolo da moglie e figlia – ha come unico scopo quello di evitare gli errori di papà Devereaux. Decisamente una padre e un marito troppo poco apprezzato, soprattutto se si pensa che molti tendono a ripetere gli sbagli dei propri genitori, Hank è un po’ come il delicato white trillium che gli mostra Tony durante la loro passeggiata, una rarità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non uno degli episodi migliori, ma neanche di quelli peggiori. A un passo dal finale, tra riprese e ricadute, Lucky Hank sembra avere del potenziale non ancora espresso che forse fornirà il materiale giusto per la seconda stagione.
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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.