Se Joseph Gordon-Levitt sta cercando di provare qualcosa, quel qualcosa è la totale assenza di “normalità” che circonda, permea e diffonde il suo Mr. Corman.
Se dopo otto episodi si è ancora qua, provando a trovare la quadratura del cerchio, allora vuol dire che Gordon-Levitt è riuscito nel suo intento.
Se invece “Many Worlds” è stato il fatidico colpo di grazia per allontanare quella fetta di spettatori più amanti del razionale e mainstream: complimenti, siete durati anche più di quanto avreste dovuto.
Nelle quattro ore propinate fino ad ora da Apple Tv+, Mr. Corman ha sicuramente fatto chiarezza circa le difficoltà psicologiche nella vita quotidiana di Josh, difficoltà che si manifestano sotto forma di meteoriti incandescenti che si avvicinano in proporzione al livello di stress del momento e anche sotto forma di reazioni esagerate che sfociano spesso e volentieri in allucinazioni più o meno positive. L’unica costante in tutto ciò è la via di fuga che Josh trova nella musica e nella composizione di canzoni attraverso il campionamento di suoni diversi che poi, di fatto, servono a decomprimere lo stress.
IL LOCKDOWN DI MR. CORMAN
Lavaggi di mani compulsivi, isolamenti autoindotti, comportamenti che cambiano a seconda dell’impatto psicologico ed una razionalità che viene sempre meno: alzi la mano chi non ha avuto una certa familiarità con queste situazioni negli scorsi 18 mesi. Una familiarità che si ritrova molto facilmente in Josh e nel suo modo di affrontare la pandemia, provando a fare del suo meglio mentre incoerenze e preoccupazioni galoppanti aumentano fino a diventare insostenibili.
Bisogna però fare un passo indietro per capire il concept di questo “Hope You Feel Better” perché ovviamente, quando si era dato avvia alle riprese della serie in Marzo 2020 a Los Angeles, questa puntata non esisteva ancora nella mente di Gordon-Levitt ma è stata frutto dell’esperienza dello stesso attore/regista/showrunner una volta spostate le riprese in Nuova Zelanda.
Il modo in cui Josh (e di riflesso Joseph Gordon-Levitt) affronta la pandemia non lascia indifferenti e non è solo per la cura maniacale nel lavarsi le mani e per tutte le precauzioni che prende (comunque comprensibilissime), quanto piuttosto per la regia opprimente che aiuta a generare quell’effetto di noia e routine che poi aiutano a capire il suo atteggiamento. La musica, componente importantissima per la serie, ricopre nuovamente un ruolo fondamentale e aiuta nel processo evolutivo di Josh che, di fatto, qui riceve una brevissima “intervention” da parte della madre con due semplici frasi.
Ruth: “This is where we are. The question is, what do we do now?“
DOVE SEI HUGO WEAVING?
In tutto questo tripudio di sofferenza, ansie e musiche alternative che fanno bene al cuore, rimane sempre aperta la porta per l’arrivo del padre di Josh, il vero Mr. Corman. Un Mr. Corman che, stando a quanto rilasciato alla stampa fino ad ora, dovrebbe essere interpretato da Il Teschio Rosso Hugo Weaving ma di cui non è stata concessa nemmeno una fugace visione. Magari anche per via del già citato cambio di location da Los Angeles alla Nuova Zelanda ma meglio non divagare.
Qualunque sia la motivazione, rimane il fatto che l’hype intorno alla figura del padre di Josh è altissima, specialmente considerando tutte le cose negative che sono state dette su di lui da chiunque e l’assenza totale di un commento positivo. Se si fondono queste descrizioni con la faccia molto severa di Weaving, non si faticherà ad immaginare quella sensazione di paura e reverenza che già avvolge Mr. Corman Senior. Una faccia che ha decisamente marchiato a fuoco la personalità di Josh e che rappresenta, con la sua ombra ingombrante, il vero nodo da affrontare per approfondire ulteriormente la personalità di Mr. Corman Jr.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio come questo, anche perché tocca nel personale un’esperienza indimenticabile come quella del primo lockdown di marzo 2020, non può non avere una risonanza particolare su ciascuno spettatore. E l’effetto è ancora più grande per la qualità della regia, dello script e della recitazione. Davvero niente da dire.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.