Nine Perfect Strangers 1×05 – Sweet SurrenderTEMPO DI LETTURA 3 min

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Nine Perfect Strangers 1x05 recensioneNon tutti gli episodi nascono col buco, recitava un antico proverbio cinese ed è un proverbio che si accosta perfettamente a “Sweet Surrender”. David E. Kelley, pur avendo sul suo curriculum ben più di un paio di serie ben riuscite e di adattamenti letterari degni di nota, sembra riscontrare una certa difficoltà nel trasporre l’ultima opera di Liane Moriarty.
Premesso che chi scrive queste righe non ha letto il romanzo dell’autrice australiana, sembra piuttosto palese che qualcosa non stia andando per il verso giusto nonostante le ottime premesse iniziali date da trama, ambiente e cast.
“Sweet Surrender” è un esempio perfetto di quanto appena detto perché è un episodio che si adagia sugli allori posizionati con estrema calma e cautela nelle scorse puntate, il tutto senza offrire niente di veramente nuovo alla narrazione ma solamente qualche spunto interessante non proprio colto veramente.

Tony you were the father.

UNA CERTA SUPERFICIALITÀ


Constatando di aver passato la prima metà della stagione/serie, rimangono aperti ancora diversi punti di domanda ampiamente stuzzicati nei quattro episodi precedenti, tra cui:

  • chi sta veramente minacciando Masha?
  • cos’è accaduto al gruppo precedente?
  • quali altri segreti nasconde il Tranquillum?

In tutto ciò “Sweet Surrender”, pur essendo ambientato nel giorno del compleanno dei gemelli Marconi, non offre alcun tipo di sviluppo concreto né sulle storyline aperte, né sulle relazioni tra gli ospiti del Tranquillum che, di fatto, rimangono stabili. I demoni interiori rimangono sempre lì, presenti e sullo sfondo di ogni scena, pronti ad essere resuscitati qualora ci sia una situazione o una frase che li fa scattare (vedasi Tony padre nel sogno di Lars).
Questo discorso vale sia per gli ospiti che per Masha, bloccata tra una santità apparente ed una crisi personale che si è trascinata dietro dalla vita precedente ma che non può permettersi di manifestare. Tutto alla Tranquillum House dipende infatti da lei, compresi (soprattutto) Yao e Delilah, legati a doppia mandata con Masha sia a livello professionale che sentimentale. Eppure, nonostante tutte queste relazioni così intricate e non chiarissime, David E. Kelley non riesce a scalfire la superficie di nessuna di esse. Si percepisce la potenzialità della narrazione ma viene a mancare quel lavoro più profondo di cui la serie avrebbe bisogno, specialmente dopo quasi 5 ore a disposizione. Si potrebbe additare come “colpa” quella di dover gestire un parco personaggi piuttosto ampio (circa 12), una scusa comprensibile ma al tempo stesso non sufficiente per giustificare cotanta superficialità.

RELAZIONI CHE NON PROCEDONO


Se l’approfondimento psicologico sotto l’effetto di droghe non arriva, anche la dinamica tra i vari character riceve un brusco stop in questo quinto episodio.
La storia di Tony, per esempio, è appena toccata (nuovamente) a livello superficiale quando il character di Bobby Cannavale, vuoi per intensità della recitazione, vuoi per la sua storia, è di fatto uno dei più interessanti. La chimica con Frances è infatti più vivida che mai e procede in direzione univoca verso una relazione sentimentale che è destinata a sbocciare entro poche puntate. Lo stesso si potrebbe dire dei Marconi, ormai talmente assuefatti alla loro droga quotidiana da aver perso lustro nell’economia generale.
Kelley non sembra avere una guida ferma al timone della serie, sembra mancare una chiara direzione e tutto e tutti ne risentono. Solo l’avvicinarsi della fine della loro permanenza al Tranquillum può accelerare un susseguirsi degli eventi che, qui ed ora, sembrano prendersi una pausa non richiesta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia sempre molto interessante
  • Allucinazioni varie ed eventuali
  • Superficialità nelle relazioni
  • Nessun passo in avanti nelle varie storyline

 

Primo vero e proprio passo falso per la creatura di David E. Kelley. Basterà uno schiaffetto per risvegliare la serie e procedere con un po’ più di ardore verso delle situazioni più concrete?

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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