Se n’era già parlato ampiamente nel podcast delle uscite di novembre, ma bisogna riconfermarlo a visione del pilot ultimata: Obliterated è esattamente tutto ciò che viene promesso nel trailer e anche un po’ meno (l’effetto delle droghe promesso non si è ancora visto).
Se il trailer non convince si può saltare serenamente la visione, non è un problema ma bisogna ammettere che se si è alla ricerca di qualcosa di eccessivo, ricco di machismo, tette e culi al vento e un po’ di azione, allora questo è esattamente il prodotto che si attendeva da anni.
Va anche detto che chi scrive queste righe è molto probabilmente il target a cui i tre creatori Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald (Cobra Kai, i film di Harold & Kumar e American Reunion) ambiscono, ovvero un maschio medio che ha amato i vari American Pie e la trilogia di Una Notte Da Leoni e che attende semplicemente di rivedere nuove situazioni in cui droga, alcol e festeggiamenti al limite portano a ridere delle disgrazie altrui.
La trama d’altronde porta in quella direzione pur essendo tutto sommato seria: un team della CIA esperto in missioni al limite dell’impossibile festeggia l’esito positivo di una missione che poteva vedere l’esplosione completa di Las Vegas; i festeggiamenti sono fatti di alcol, droghe, sesso e la realizzazione di aver disinnescato una bomba finta invece di quella vera, il che porta ad un’improvvisa sobrietà.
E da qui poi prende il via il resto della stagione.
“To those who have Ivan Koslov, as you have probably now realized, the bomb you deactivated was a fake. We still have the 5 kiloton nuclear device, and we will detonate it unless you release Mr. Koslov. Any attempt to evacuate the city will result in immediate detonation. You have until 9:00: if you do not comply, the city will be obliterated.“
VERI EROI AMERICANI
Hurwitz, Schlossberg e Josh Heald sono gli showrunner della serie e anche sceneggiatori della prima puntata con i primi due anche nella parte di registi della series premiere. La serie, inizialmente creata per andare in onda con 10 episodi su TBS, è stata poi accorciata a 8 puntate (comunque troppe) e spostata su Netflix, una decisione che potrebbe aver avuto un effetto positivo ma che sarebbe stata addirittura più impattante con un taglio maggiore visto che il livello di assurdità è veramente difficile da tenere in alto.
Si può affermare serenamente che l’approccio dato alla serie sia volutamente eccessivo e prenda a piene mani da tutta quella serie di prodotti americani che vedono negli eroi a stelle e strisce (CIA, FBI, agenti segreti vari ed eventuali) come protagonisti perfetti che hanno sia senso dell’umorismo che un buon aspetto fisico. A livello di etnie e di gusti sessuali, la serie copre il 99% del pubblico tra adoni eterosessuali, adoni omosessuali, lesbiche, modelle e padri di famiglia, il che rende già di per sé il team poco credibile ma questo non importa (e soprattutto non sembra troppo forzato) perché si è già a conoscenza della relativa poca serietà della serie.
VERI ECCESSI AMERICANI
Ciò che importa è il ritmo, sostenuto più che egregiamente da una colonna sonora che accompagna praticamente ogni scena e che detta il ritmo sia delle parti d’azione che di quelle dei festeggiamenti. Nel pilot si ritrovano tutti i cliché tipici che ci si aspetterebbe di vedere in una festa a Las Vegas, più quelli che si sono già visti in un team anti-terroristico dove, ovviamente, il cattivo è un bolscevico medio che ha una bomba da smerciare mentre minaccia l’incolumità di un’intera città.
Già nei primi 10 minuti si può capire dove lo show voglia andare a parare quindi, se si è arrivati alla fine, si potrà ben capire che le promesse sono state rispettate e il futuro sarà esattamente lo stesso. Non è un prodotto per tutti, anzi è pensato principalmente per il maschio medio e va bene così, un po’ come esistono serie come Bridgerton è giusto che ci siano anche quelle come Obliterated.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Per giudicare il pilot di Obliterated bisogna considerare il genere, le premesse e soprattutto il risultato. In tal senso, “Real American Heroes” mantiene le promesse fatte nel trailer dimostrando di non essersi giocato tutte le carte già nel primo episodio. Sapendo che questa non sarà una serie tv troppo seria (anzi), ci si può definire soddisfatti della visione anche se la sensazione che altri sette episodi della durata di 50 minuti ciascuno siano un po’ troppi è piuttosto vivida e questo pesa.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.