Up Here 1×01 – LindsayTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione Up Here 1x01Arriva su Hulu (in Italia Disney+) una commedia musicale originale, realizzata dalla coppia Kristen Anderson-Lopez/Robert Lopez (autori della colonna sonora dei due film di Frozen) insieme a Steven Levenson, tutti  provenienti dal mondo dei musical, rilasciando tutti insieme gli 8 episodi previsti. I tre provano a rendere meno “zuccherosa” una commedia romantica in salsa musical, scrivendo appositamente tutta la soundtrack cantata in ogni episodio.

CANTARE PER COPRIRE (?) LE VOCI NELLA TESTA


Linday (interpretata da Mae Whitman) ha vissuto sempre dando retta all’opinione degli altri. A partire dai suoi genitori, come la sua più cara amica per finire con suo marito finendo a mettere da parte i sogni da scrittrice. In pratica ha scelto una strada priva di rischi e senza vere emozioni. Tuttavia, un giorno decide di andarsene e lasciare tutta la sua vita “perfetta”, dopo l’ennesima delusione ad un suo desiderio. Si trasferisce così a New York e cerca di capire se quella vita tanto desiderata faccia per lei.
Questa in sintesi la trama del primo episodio, non più lungo di mezz’ora. Il tutto condito da momenti musicali di brani scritti apposta per la serie dove le “voci morali” dei suoi cari trovano sfogo in un potenziale tripudio di situazioni comiche. Infatti Lindsay non riesce a scrollarsi di dosso queste personalità invadenti nonostante le abbia fisicamente abbandonate.

SÍ, È UN MUSICAL


Va detto subito, soprattutto per chi non li apprezza, che la scelta degli autori è di portare in scena un musical con venature comiche, usando situazioni non tipiche per questo tipo di prodotti, unite alla volontà di giocare coi sensi innati del dovere e di colpa dei protagonisti.
Infatti a fine episodio compare anche l’altro protagonista dello show, Miguel (Carlo Valdes), che, come Lindsay, vive un’esistenza “insieme” alle voci nella propria testa che lo giudicano e lo guidano per vivere una vita “giusta”. L’intento dichiarato della serie è quello di far incontrare i due protagonisti e fargli vivere una storia d’amore non convenzionale, condita da situazioni al limite dell’assurdo a causa dei problemi dei loro protagonisti.
Niente di particolarmente fuori dagli schemi se si guardano alle storie romantiche di cui cerca un riscatto dalla vita nella Grande Mela. Certo, c’è qualche elemento di novità (la protagonista non particolarmente avvenente e la volontà di andare oltre qualche stereotipo) ma niente di così realmente convinto da appassionare alla storia che invece segue un percorso molto prevedibile.

NEW YORK, SEMPRE UN SOGNO NEL CASSETTO


La serie non sceglie nessuna chiave particolarmente satirica contro la società nonostante la dualità comportamentale che affligge i due protagonisti (desiderio vs dovere). Semplicemente vuole essere leggera e teoricamente sopra le righe. In parte porta a casa il risultato intrattenendo, anche se la componente musicale non la rende digeribile a tutti (chi scrive non è appassionato di musical).
Si può dire però che manca un po’ di mordente viste le premesse. Basandosi solo sul pilot, non si percepisce quel qualcosa in più che potrebbe renderla veramente interessante ed imperdibile. Probabilmente, però, la volontà è proprio quella: mettere in catalogo una serie leggera, da vedere senza impegno e che in qualche modo nutra la componente canterina dello spettatore insieme a qualche sorriso. Non è di per sé un male, sia chiaro.
Il comparto tecnico risulta essere nella media nella media. Sugli attori poco da dire visto che, basandosi solo sull’episodio pilota, compare praticamente solo la protagonista. Va detto che Mae Whitman sembra appropriata alla parte e al tipo di storia che si vuole raccontare, giostrandosi su un tono a metà tra il romantico e il trash.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Visione leggera, a tratti simpatica…
  • La gente canta…
  • Bravina l’attrice protagonista, adatta al ruolo e al tono che si vuole dare alla serie 
  • … ma niente di più di questo.
  • … il che potrebbe non essere gradito ad un pubblico non appassionato di musical.
  • Qualche azzardo di trama e nell’uso delle voci della testa poteva offrire ottimi spunti narrativi e interpretativi

 

Hulu propone qualcosa di leggero, senza impegno, che, in fondo, non è un male di per sé. Essendo un serie sotto forma di musical potrebbe non essere amati da tanti che non amano il genere e non fa nulla per far cambiare idea a riguardo, forzando poco la mano oltre ai soliti cliché. Serie quindi guardabile ma non memorabile ed essenziale.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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