Tra il finale di Dexter e quello di New Blood sono trascorsi in totale 3031 giorni, 8 anni abbondanti che di sicuro non hanno placato quel fastidioso prurito causato dallo showrunner di allora, Scott Buck (ora giustamente disoccupato). Quell’addio in mezzo all’uragano ed il successivo time-skip con un “Dexter boscaiolo” non era andato giù a nessuno. C’erano troppi errori e troppe incongruenze e, più in generale, una certa inadeguatezza.
È innegabile che “Remember The Monsters?” sia stato uno dei finali più controversi ed odiati della scorsa decade, quasi comparabile al finale di Lost ma qui è meglio soprassedere perché si sta paragonando il cioccolato con altre sostanze dello stesso colore. Difficile fare peggio di così e, ovviamente, chiunque ha sempre sperato in un altro finale che potesse rendere giustizia ad un personaggio ormai stravolto rispetto alle sue origini: un serial killer poi divenuto antieroe che ormai si è poi trasformato in eroe per qualcuno. Incongruente.
Clyde Phillips, che è stato sia produttore esecutivo che sceneggiatore di Dexter per le prime quattro stagioni, ha avuto il via libera da Showtime per mettere una pezza e “non ricordare più i mostri” e le mostruosità viste 8 anni fa. Dopo questa run e con il finale di “Sins Of The Father”, si può dire che ci sia riuscito seppur non brillando particolarmente e generando nuovamente, come era prevedibile, una certa discordia tra i fan che, di nuovo come 3031 giorni fa, si dividono tra chi è deluso e chi è soddisfatto. Con una leggera maggioranza del secondo gruppo.
“Open your eyes and look at what you’ve done!”
“You’re right.”
“I don’t… I don’t want to be right. I just… I want to be normal.”
“I’m sorry for everything I’ve done to you. You deserve better, a better life, a better father. This is the only way out. For both of us.”
RUSH CUTANEO FINALE
“Sins Of The Father” è all’insegna della fretta: ci sono ancora tante storyline che devono essere chiuse e poco tempo a disposizione. Ed è questo l’elemento che affligge maggiormente questo series finale(?) perchè c’è una fretta non necessaria che, purtroppo, Clyde Phillips si è messo addosso da solo considerando i 9 episodi avuti a disposizione in precedenza.
In poco più di 57 minuti, titoli di coda inclusi, si sprecano i primi 10 tra le ceneri della casa di Jim Lindsay quando potevano essere serenamente aggiunti alla scorsa “The Family Business” per guadagnare tempo e profondità narrativa. Sempre all’insegna della pressione di un orologio che scorre, Angela diventa il burattino di Phillips (e di Dexter) assurgendo a deus ex machina della situazione.
C’è quindi spazio per un doppio interrogatorio, la scoperta dei corpi conservati da Caldwell ed improvvise, quanto tempestive, apparizioni proprio nel luogo dello scontro finale. Un po’ troppo per un singolo episodio e, in generale, sempre tutto molto ad hoc per far quadrare le cose a favore della sceneggiatura e non viceversa.
“Same weal marks. Same drug showing up in their tox report: it’s what we call a pattern. And it’s how I know that you, Dexter Morgan, are the Bay Harbor Butcher.“
TROPPE OCCASIONI PERSE
Come ha confessato Clyde Phillips durante un’intervista recente, nel 2019, quando era andato a convincere personalmente Michael C. Hall a tornare nei panni del serial killer preferito del piccolo schermo, l’intenzione di farlo uccidere per mano della propria progenie era un passaggio necessario per chiudere un cerchio. E non si può che concordare perché da un lato è un sorta di chiusura naturale per far proseguire Harrison in una vita semi-normale, dall’altro è la corretta conclusione per un character che ha tradito il suo stesso codice più volte ed è diventato ciò che stava combattendo.
Non è tutto oro ciò che luccica però perché il processo che ha portato a questo finale è stato affrettato e, letteralmente in 5 minuti, Harrison è passato dal voler scappare con suo padre ad ucciderlo come unica possibile soluzione. E altrettanto si può dire del processo mentale di Dexter che, dopo un ostinato tentativo di convincere il figlio a vivere una vita da vigilanti, alla fine sceglie la morte per liberare il figlio. Tutto troppo rapido per essere coerente con quanto visto.
Dulcis in fundo, sempre parlando di occasioni perse, non si può non menzionare una delle cose che ha maggiormente infastidito durante la visione di questo series finale: l’assenza di un confronto tra Batista e Dexter. Una chance letteralmente gettata alle ortiche nonostante ci fosse stata l’occasione di un faccia a faccia poi stroncato per via di un minutaggio mal gestito e, più in generale, da una mancata lungimiranza. D’altronde se l’obiettivo era far uccidere Dexter da Harrison che male avrebbe fatto un po’ di fan-service?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non il finale che si voleva e nemmeno il finale che ci si meritava. La coerenza narrativa di Dexter: New Blood era però andata un po’ perdendosi nel corso delle puntate e, con un bagaglio di 8 stagioni sulle spalle, comunque era impossibile poter accontentare tutti. Ci si può dire parzialmente soddisfatti di questo series finale perchè bastava poco per fare un po’ meglio ma bisogna anche dire che il Bless Them All era sulla carta irraggiungibile. Ma va anche bene così visto com’era finita la prima volta, basta non si decida di fare uno spin-off su Harrison.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.