C’è poco da fare: il vero e unico motivo per continuare a vedere Snowpiercer rimane sempre lo stesso, ossia Sean Bean che, a quanto pare, sembra trovarsi molto bene nei panni del villain sofisticato e ambiguo.
“Bell The Cat” prosegue lungo il binario della trama orizzontale riprendendo dalla rivelazione che aveva lasciato gli spettatori aficionados dello show basiti in “The Engineer“: il ritorno di Mr. Wilford. Figura come al solito sempre dietro le quinte quando c’è da tramare e architettare qualcosa pur di riprendersi le redini dei propri mezzi meccanici (e del mondo in generale a questo punto).
L’introduzione rivela (in un flashback invero abbastanza rapido che si poteva approfondire un po’ di più) la sorte dell’ex magante e realizzatore dello Snowpiercer, da quando era stato “abbandonato” in un vagone, fino al suo ritrovamento e “reclutamento” all’interno dell’International Peacekeeping Forces. Il tutto fino ovviamente al ritorno nel presente e nella trama orizzontale di questa quarta stagione.
WILFORD VS MILIUS, VILLAIN A CONFRONTO
Ma poteva uno come Wilford accettare di sottostare ai comandi di anonimi soldati comuni e, soprattutto, dell’ammiraglio Milius (Clark Gregg)?
Certamente no, e infatti dai primi dialoghi e dalle scene successive s’intuisce subito che fra Wilford e Milius c’è un problema di competizione a livello di leadership, com’è inevitabile essendo di fatto due “galli” nello stesso pollaio.
L’episodio si gioca dunque quasi interamente sulle mosse, contromosse e doppi giochi che Wilford sferra sia nei confronti di Milius (cercando di arruffianarsi i suoi soldati), sia per quanto riguarda il rapporto con il vecchio nemico Layton (Daveed Diggs). Momenti ben costruiti in cui la scena dello scontro fra i due e il successivo “assedio” nella cabina di controllo rappresentano forse il culmine della puntata a livello tecnico e d’interpretazione da parte del cast.
Peccato che rimanga un unicuum non solo per quanto riguarda l’episodio in sé, ma anche per tutta la stagione, almeno per quello che si è visto finora.
TUTTO IL RESTO È NOIA
Senza scomodare troppo Franco Califano, infatti, tutte le altre storylines che non hanno a che fare con Wilford sono fin troppo ripetitive e banali per destare un minimo d’interesse.
A questo si aggiunge un ritmo e uno stile di scrittura che, pur essendo comprensibile (si tratta comunque di uno show che deve sostenere i ritmi di un canale televisivo, quindi più allungati rispetto a quelli di Netflix), non è assolutamente compatibile con questo show in particolare.
Gli sceneggiatori aggiungono, di episodio in episodio, personaggi nuovi senza mai approfondirli del tutto (qui la dottoressa Kari Chang, interpretata da Sumalee Montano, e il suo gruppo di ribelli) o concentrandosi in lunghe scene introspettive ad hoc a seconda del “character della giornata” (qui tutto il segmento riguardante Bess e Ruth) o a seconda dell’ambientazione e/o della fazione scelta fra quelle al di fuori e all’interno del treno.
CONCLUSIONI
Rimane comunque ottima la regia televisiva (con al timone, in questo caso Joe Menendez, già dietro la macchina da presa di Evil e Quantum Leap) che alterna buone sequenze interamente con macchina da presa mobile e che riesce a mantenersi fluida nonostante gli spazi claustrofobici dello show. Si può tranquillamente affermare che questo sia l’unico elemento in cui Snowpiercer è migliorato rispetto alla “gestione Netflix”. Peccato, però, che per quanto riguarda la sceneggiatura in generale si è preferito andare sul sicuro presentando motivi ricorrenti e plot twist telefonatissimi che rendono la serie qualcosa di irrimediabilmente già visto.
E senza un cambio di rotta in questo senso più deciso e “di rottura”, è inevitabile che l’attenzione dello spettatore venga meno, anche perché alla base manca una motivazione per allungare così inutilmente il brodo di questa storia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La trama orizzontale procede spedita fra la ricerca della figlia di Layton e i due co-villain di questa stagione (Wilford e l’Ammiraglio Milius) che si comportano come due galli nello stesso pollaio. Quello che manca è il senso o una motivazione per procedere nella visione, ma, a quanto pare, questo sembra essere secondario per gli autori.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!