Dopo aver ingannato Apple ed essere stato colto in flagrante in “Boober“, era doveroso che Super Pumped portasse il confronto tra Uber ed Apple su un altro livello, più personale e pertanto più umano. Ecco quindi che la serie offre il tanto atteso confronto tra Tim Cook e Travis Kalanick, utile sia per esemplificare quello strano rapporto che molti CEO/aziende hanno nei confronti dello strapotere di Apple e del suo Apple Store (vedasi la faida tramutatasi in battaglia legale tra Apple ed Epic Games), sia per il rispetto e l’aspirazione che Travis ha nei confronti del compianto Steve Jobs.
Per tutte queste ragioni “The Charm Offensive” rappresenta un ottimo momento per fare un passo indietro e guardare all’ecosistema in cui Uber ha prolificato, facendosi due domande sulla necessità di una guerra a Google e di una litigata con Apple, il tutto mentre si sta provando a espandere l’azienda in più mercati possibili.
IL RUOLO DI UN BUON CEO
Alla fine della fiera, Super Pumped non è la storia di come Uber sia diventato Uber ma di come Travis Kalanick sia stato l’artefice del suo stesso destino, nel bene e nel male. Un destino che ha sicuramente influenzato moltissime persone (sempre nel bene e nel male) ma che, come dice Fawzi Kamel (“When a man makes a choice, he must live with his consequences.“), è anche una diretta conseguenza delle azioni che intraprende e “The Charm Offensive” lo dimostra benissimo.
Travis: “Did he know Steve? Because if you knew Steve, you’d know this has everything to do with what I did. When no one wants to believe in you, you make them believe by becoming undeniable.”
Tim: “[…] By the way, Eddy knew Steve. I knew him as well as anyone could, and I can tell you this: Steve would have understood you, Travis. Wouldn’t have liked you very much, though.”
La sceneggiatrice Safie M. Dirie riesce a fare un ottimo lavoro nel rappresentare Travis e la sua psicologia, specialmente ora che ha raggiunto un certo status quo e può dire di essere riconosciuto a livello internazionale. Di pari passo però è anche esemplificata perfettamente tutta quella serie di bugie e di mezze verità che si porta dietro pur di aver ragione e modificare la realtà. In tal senso l’utilizzo dello schermo verde durante il colloquio l’interrogatorio con Tim Cook è bellissimo perché permette allo spettatore di capire esattamente cosa giri nella sua testa, enfatizzando anche quando dice o non dice falsità.
In tutto ciò, menzione speciale per Hank Azaria che impersona un Tim Cook dandogli una profondità enorme, specialmente negli sguardi, nei silenzi e nel modo di rapportarsi a Travis guardandolo dall’alto in basso. Tanto di cappello.
LA FORZA DI UNA SUSAN
All’interno di “The Charm Offensive” però viene anche dato ampio spazio alla storyline di Susan Fowler e soprattutto alla sua costante rottura della 4° parete. Questa tecnica, arrivati alla 1×05, non è una novità ma ovviamente è un qualcosa che divide perché può piacere come non piacere, soprattutto se viene utilizzata in abbondanza come in questo caso.
La difficoltà di Safie M. Dirie nello scrivere questa sceneggiatura si riversa infatti nella scelta necessaria (per non dire forzata) di far interagire Fowler direttamente col pubblico, spiegando velocemente e con una certa fretta l’evoluzione della situazione femminile in Uber in diversi mesi ed anni. Se da un lato si assiste ad un veloce recap supportato da dei numeri incredibilmente bassi che enfatizzano pesantemente una situazione impari dal punto di vista della gender equality, dall’altro si accende la miccia che ha portato alla creazione di un movimento gigantesco e che sarà poi una delle cause principali della dipartita di TK da Uber viste le svariate accuse di molestie sempre seppellite da HR.
Non appesantire troppo la narrazione con altre storie di dipendenti Uber molestate a lavoro o trattate diversamente dai colleghi e capi di sesso maschile ha un suo senso, però, vista l’importanza, magari poteva essere trattata in maniera diversa e questo, considerati anche i vari salti temporali, sarebbe stato possibile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il colloquio con Tim Cook ha il suo innegabile perché, tuttavia i vari salti temporali non aiutano molto la digestione del tutto, così come la durata oggettivamente eccessiva. È un Save Them All pienissimo questo, ma la confusione purtroppo c’è.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.