Il penultimo episodio di questa stagione di The Bear continua il suo atteggiamento procrastinatore, toccando velatamente alcune delle questioni chiave senza mai affrontarle veramente.
Giusto per fugare ogni dubbio, “Apologies” è una puntata sufficiente ma non eccezionale: bella regia come al solito e alcune inquadrature iconiche come quella scelta per questo episodio fanno bene agli occhi ma Storer e i suoi sceneggiatori continuano a non muovere la trama orizzontale nonostante le numerose opportunità a disposizione. E questo è il più grande difetto dell’episodio (e della stagione) perchè costringe lo spettatore a riversare tutte le aspettative sull’ultima puntata che, inevitabilmente, dovrà rispondere a molte domande irrisolte.
Tuttavia, l’episodio non manca di momenti visivi interessanti che meritano una visione attenta.
“Refire! Waiting on wagyu all fucking day!”
WAITING ON WAGYU SVOLTA NELLA TRAMA ALL FUCKING DAY
L’episodio si apre con una sequenza che merita di essere riguardata un paio di volte per cogliere appieno quello che lo sceneggiatore Alex Russell non può mettere a parole ma che il regista Christopher Storer riesce a trasporre benissimo visivamente. Questa parte iniziale in cui si mettono in contrapposizione gli esempi positivi che Carmy ha avuto durante la sua crescita come chef con il caotico e rabbioso ambiente della sua cucina al The Bear vale da sola la visione dell’episodio. Specialmente grazie al focus sugli occhi e sul montaggio serrato che genera quell’ansia che è chiaramente l’antitesi di come è stato educato in cucina.
Gli chef stellati che Carmy ha incontrato, con la loro umiltà e umanità (“I don’t want smoke, I want music. Do you hear the music?“), rappresentano un modello positivo che si scontra violentemente con il tumulto costante del suo modo di gestire la cucina. Le frenetiche grida di “refire again, no, push, refire please, waiting on wagyu all fucking day, let’s fucking go, cavatelli, still waiting on cavatelli, refire again, push, still waiting on wagyu, fire faster” creano un ambiente tossico e insostenibile, come ampiamente dimostrato dagli sguardi di Sydney e Richie. Questa dicotomia, sebbene sia rappresentata benissimo, non riesce a muovere la trama principale, lasciando lo spettatore in attesa di sviluppi/confronti che non arrivano.
E a tal proposito se lo scontro tra cugini non arriva, anche Sydney continua a esitare nel parlare con Carmy riguardo l’altra opportunità lavorativa, nonostante ne abbia l’occasione. Questa indecisione si riflette anche nella sua reticenza a firmare il Docusign, contratto che riceve una nuova chiave di lettura dalla visita a Pete e Natalie in cui si scopre che il contratto offertole da Carmy è nettamente inferiore in termini di benefit rispetto a quello offertole da Adam. Questa scoperta aggiunge un ulteriore livello di tensione, ma rimane una questione irrisolta che sarà probabilmente affrontata nel prossimo episodio.
ALTRE OCCASIONI MANCATE
L’episodio include alcune scene secondarie che, sebbene interessanti, non aggiungono molto alla trama principale. I fratelli Fak vanno a trovare Claire in ospedale per fare da emissari dell’amore di Carmy, in una sequenza che appare piuttosto superflua. Allo stesso modo, le scene con Tina e Marcus che si danno consigli su come migliorare i loro piatti, sebbene ben recitate, sembrano aggiunte riempitive piuttosto che elementi necessari alla progressione della storia.
Un altro punto cruciale dell’episodio è il discorso-non-discorso di Cicero riguardo il ristorante che non fa soldi e questa è un’altra questione che si protrae senza trovare una conclusione perché Cicero non è del tutto trasparente con Carmy. L’ennesima.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
“Apologies” si dimostra sufficiente ma non all’altezza delle aspettative che, come detto, vengono posticipate al prossimo episodio. La mancanza di progresso nella trama orizzontale e le numerose questioni irrisolte vengono parzialmente compensate da alcune scelte visive e dalla contrapposizione iniziale tra i modelli positivi e l’ambiente tossico in cucina. Rimane da vedere se il finale di stagione riuscirà a risolvere tutte almeno un paio di questioni lasciate in sospeso e a riportare la serie ai suoi standard di eccellenza.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
3
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.