The Bear 3×10 – ForeverTEMPO DI LETTURA 6 min

/
2.5
(6)

The Bear 3x10 recensione finaleÈ la fine della stagione, è la fine dell’Ever e ci si augura sia anche la fine di questo attendismo che non ha portato a nulla in questa stagione se non ad un bel po’ di frustrazione e disappunto generale.
La scelta di selezionare esattamente questo frame dell’episodio, tra l’altro tratto dalla recensione del The Chicago Tribune, non è ovviamente casuale perchè riflette esattamente il pensiero di chi sta scrivendo queste righe per via di un finale che, proprio per essere totalmente in linea con l’intera stagione, continua la filosofia del creare domande senza proporre risposte.
Portare in scena una manciata di veri chef come guest star (Grant Achatz, Will Guidara e sua moglie Christina Tosi, Wylie Dufresne, Kevin Boehm, Anna Posey, Rosio Sanchez, Genie Kwon, Malcolm Livingston II) è carino ma, oltre a non portare l’effetto sperato visto che il pubblico non conosce la stragrande maggioranza di questi chef, è anche un buon modo per sprecare minutaggio prezioso. Certo, se questa puntata non fosse stata l’ultima della stagione magari questa valutazione dell’uso delle guest star sarebbe stata diversa ma tant’è.

He hates black pepper, for some reasons I’ll never understand…

AN UNEVENTFUL SEASON (FINALE)


Questa stagione è stata “uneventful”: in inglese suona molto meglio che in italiano dove si deve invece usare più di una parola per descrivere la mancanza di eventi sia di questo season finale che in generale di questa stagione. Una stagione che sembra tronca e malignamente (al di là delle frasi di rito Landgraf, CEO di FX, che nega qualsiasi tipo di imposizione sul volere di Storer) si potrebbe vederla come frutto del dio denaro semplicemente per allungare il brodo.
“Forever” aveva un solo compito, ovvero cominciare a fornire alcune risposte ai tantissimi quesiti (elencati già nella 3×05) che erano stati posti sia nella prima parte di stagione che addirittura nello scorso season finale. Invece Storer, qui ancora alla regia e alla sceneggiatura, non solo si rifiuta di rispondere ma calca addirittura la mano giocando fin troppo con la pazienza di chi scrive e di chi guarda perché, in dieci episodi, è inammissibile che nemmeno una singola questione sia stata affrontata.
Il che pone dei dubbi sia circa la gestione di Storer, magari un po’ tra le nuvole dopo i moltissimi premi e nomination per The Bear, sia sulla storia in generale che, forse, non è sufficiente per coprire l’arco di 1-2 stagioni. Supposizioni, certo, ma supposizioni che provano a rispondere a delle discutibili scelte narrative che corrispondono a delle non-scelte.

I COGLIONI DI CARMY E IL PANICO DI SYDNEY


Sfogata la frustrazione per questa stagione si può guardare con più oggettività alla puntata e notare due momenti molto importanti rispettivamente per Sydney e per Carmy.
Se si guarda a The Bear nel suo complesso è chiaro l’intento di Storer di far compiere un viaggio ai suoi protagonisti, un viaggio che ha lo scopo di farli sviluppare in una direzione o nell’altra. La critica all’incompiutezza di questa terza annata è dovuto a quanto scritto in precedenza ma anche alla parziale evoluzione dei vari character che sono rimasti bloccati in un limbo e Sydney ne è un esempio perfetto. L’attacco di panico sullo scoccare della fine è emblematico di una ragazza bloccata tra il desiderio di non abbandonare il The Bear e i suoi amici e la paura di rimanere e continuare a soffrire con il comportamento di Carmy che è un’ottima motivazione per andarsene. Scelta che a quanto pare è rimandata alla prossima stagione, con sommo dispiacere generale.
E proprio Carmy è protagonista dell’altro momento più iconico visto che a sorpresa arriva un confronto con il suo ex capo, quel David Fields che nei ripetuti flashback lo ha umiliato durante il periodo in cui ha lavorato per lui all’Empire a New York. Tralasciando il fatto che per tutto l’episodio Carmen risulta come un pesce fuor d’acqua durante la cena riproponendo quelle vibe da protagonista con cui il pubblico fatica ad empatizzare, specialmente se comparato con Sydney o Richie, il momento del vis a vis con Fields è catartico ed importante perchè è la prima volta che Carmen Bergazzo Berzatto affronta di petto una delle persone che teme di più (sua madre è ovviamente parte di questa lista) e vale la pena riportare la conversazione perché Storer qui si è superato.

Chef David Fields:How you doing, Bergazzo?
Carmy:I always wondered what I would say to you if I got to see you again. After “fuck you,” I don’t… I don’t have much.
Chef David Fields:Fuck me?
Carmy:Yeah, that’s right.
Chef David Fields:For anything in particular?
Carmy:No, just generally being you, I think. […] I think about you too much.
Chef David Fields:I don’t think about you.
Carmy:Why are you such a fucking asshole?
Chef David Fields:How am I an asshole?
Carmy:Do you have half an hour?
Chef David Fields:You’re welcome.
Carmy:I’m welcome? For-For-For what?
Chef David Fields:You were an okay chef when you started with me, and you left an excellent chef. So you’re welcome.
Carmy:You gave me ulcers, and panic attacks, and nightmares. You… You know that, right? Do you… Do you understand that?
Chef David Fields:Yeah, I gave you confidence, and leadership, and ability. It fucking worked.
Carmy:I’m, like… I’m-I’m-I’m… I’m fucking stunned right now.
Chef David Fields:[…] You wanted to be great. You wanted to be excellent. So you got rid of all the bullshit, and you concentrated, and you got focused, and you got great. You got excellent. It worked. You’re here. Look at all this.

A chiunque è capitato di immaginare un eventuale faccia a faccia con il proprio bullo/a e, tendenzialmente in questo moto di ribellione misto a vendetta, se ne esce vincitori.
Piace molto la scelta di Storer di non far terminare questo confronto come Carmen se lo immaginava ma, anzi, facendogli fare un reality-check che lo porta inevitabilmente sia a riflettere su come lui si comporta in cucina, sia sull’odio provato per una persona che a tutti gli effetti (anche se non nella maniera più educata e serena) lo ha fatto crescere come chef in quello che è ora. Con tutte le ulcere, gli attacchi di panico e gli incubi del caso, ma ha raggiunto il suo sogno. Ha quindi senso per Carmy odiare Fields? Forse, sicuramente per alcuni motivi ma al tempo stesso non è più un odio così motivato come pochi istanti prima della conversazione. E a parti inverse è anche quello che in qualche modo lui sta riproponendo nella cucina del The Bear, creando un luogo ostile e difficile in cui lavorare, anni luce distante dalla cucina dell’Ever per esempio.
Che la 4° stagione porti effettivamente in atto questo cambiamento? A questo punto ci si augura anche solo un qualsiasi tipo di cambiamento e non un’altra stagione attendista e vaga come questa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il panico di Sydney divisa tra il lasciare il The Bear e la sua famiglia e il diventare chef in un nuovo ristorante
  • Apprezzabile la presenza di tutte queste guest star, specialmente Olivia Colman e Will Poulter
  • Confronto Carmen vs Chef Fields
  • Troppi flashback
  • Troppi momenti food porn
  • La scelta di Storer di non rispondere ad alcuna domanda infastidisce oltre ogni modo

 

Il voto di questa puntata dovrebbe essere un Save Them All ma è vittima di una serie di (non-)scelte sbagliate che alla fine si sono accumulate fino a qui e quini qualcuno deve pagare il conto. Oltre allo spettatore incazzato.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

2.5

Nessun voto per ora

Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

Precedente

The Bear 3×09 – Apologies

Prossima

House Of The Dragon 2×07 – The Red Sowing

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.