Come da prassi, quando si passa il traguardo di metà stagione, si fanno doverosamente alcune considerazioni e questa terza annata di The Bear non può essere da meno. Un’annata che, come la precedente, è partita molto lentamente ma che tuttora non sembra pronta a cambiare ritmo, come dimostra benissimo questo quinto episodio.
“Children“, infatti, è un episodio estremamente attendista (praticamente il rappresentante perfetto per questa stagione) visto che non muove la trama orizzontale nemmeno di una virgola all’interno del ristorante, ma accenna solo a cose che accadono all’esterno. Per una buona parte di questi 34 minuti Storer introduce un nuovo (ma graditissimo) Fak interpretato da John Cena, ennesimo fratello di Neil e Sammy, e piange la chiusura di Ever, il ristorante di Chef Terry.
Quindi, riassumendo in maniera molto spiccia: mentre si assiste ad una surreale discussione tra fratelli Fak che è utile per tenere in auge il lato comedy della serie, dall’altro lato si aspetta l’evoluzione di moltissimi fin troppi elementi lasciati in sospeso. Alcuni esempi:
- il risultato della recensione del ristorante;
- la firma di Sydney;
- il faccia a faccia Richie-Carmy;
- il faccia a faccia Claire-Carmy;
- la questione economica;
- e a questo punto anche la cena di addio all’Ever.
Cicero: “Hey, do me a favor kid: next time you get 15 seconds, press the fucking button.”
ASPETTARE, ATTENDERE E ASPETTARE ANCORA
Si potrebbe anche guardare a questa puntata come al giro di boa che accompagna lo spettatore per mano nella seconda parte di stagione ma la sensazione non è esattamente delle migliori per via di questa staticità e di alcuni comportamenti. Certo, si aggiunge sul piatto (battutona!) anche la chiusura del ristorante Ever che appesantisce ulteriormente un’atmosfera già tesa per via delle dinamiche tra personaggi. Però nell’economia di qualsiasi serie tv non si può solo aggiungere, e ad un certo punto bisogna anche cominciare a togliere altrimenti il pubblico comincia a stancarsi.
Se The Bear fosse una serie tv generalista e non di FX/Hulu si potrebbe accettare di buon grado un episodio come questo perché, nell’economia delle classiche 22-24 puntate stagionali ci può serenamente stare un filler per allungare il brodo, ma in una stagione di dieci episodi che durano 30 minuti ciascuno invece ha un valore ben diverso. Volendo essere eccessivamente negativi si potrebbe etichettare “Children” come una vera e propria “presa in giro”.
Certo, la chiusura di Ever arriva come un fulmine a ciel sereno per i protagonisti e si può anche capire quella sensazione di lutto che mette in prospettiva anche il futuro (?) del The Bear, ma dal punto di vista dello spettatore non è un qualcosa con cui si empatizza più di tanto, perché finisce per impattare su una mera guest star e non un protagonista. Ha molto più valore un breve dialogo tra Cicero e Sydney circa la firma nel Docusign per diventare effettivamente socia del ristorante. Firma che non arriva a causa dei dubbi che continuano a sorgere, ma è una firma di cui si dovrà discutere entro fine stagione onde evitare un’altra gestione prolissa di una storyline.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il resoconto di metà stagione, per quanto godibile e fruibile visti gli episodi brevi e l’amore per i personaggi, non è così positivo come si avrebbe potuto auspicare. Christopher Storer, qui ancora alla regia e alla sceneggiatura, sembra aver perso quello smalto e quella grinta delle stagioni precedenti e, se non lo ritroverà nei prossimi cinque episodi, sarà un problema gigantesco che potrebbe minare sia l’hype che, soprattutto, la qualità della serie.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.