Per cominciare non si può non menzionare i problemi che Prime Video ha avuto col rilascio di questa quarta puntata della terza stagione di The Boys. Orari non rispettati, doppiaggio fuori sync, sottotitoli fuori sync, un po’ di tutto per una piattaforma che continua a zoppicare dal punto di vista delle funzionalità. Detto ciò, si può iniziare a commentare un episodio densissimo, che, dopo l’avvio un po’ carente per la trama orizzontale, decide di stravolgere subito alcuni equilibri che duravano sin dalla prima stagione.
La serie di Eric Kripke tocca quindi il primo picco di questa terza stagione, mentre si è giunti in men che non si dica al giro di boa. “Glorious Five Year Plan” è infatti un ottimo episodio, che riesce a portare avanti tutte le storyline relative ai diversi gruppi di personaggi in maniera sagace e non banale. Ogni volta in cui lo spettatore pensa di aver compreso dove stia andando a parare la narrazione, ecco che gli autori invece prendono una strada nuova e inaspettata, e per questo vincente.
TU QUOQUE, VICTORIA
I dildo dei Seven, criceti volanti, i corpi mutilati. Tanti elementi da “effetto wow” a cui però lo spettatore è anche abituato e che si aspetta da un episodio di The Boys. Ciò che magari non si aspetta è vedere Victoria Neumann, in conferenza stampa, prendere le difese di Homelander e fare nome e cognome del burattinaio dietro la Vought: suo padre, Stan Edgar. Il personaggio interpretato dalla bravissima Claudia Doumit si conferma una vera mina vagante, ambiguissima e misteriosa nei suoi scopi. Tanto affezionata al padre adottivo, ma pronta a tradirlo in cambio di una fiala di composto V per la giovane figlia.
Anche i dialoghi strappano applausi, con un Giancarlo Esposito rassegnato e comprensivo nei confronti della figlia, a sua immagine e somiglianza nonostante l’adozione. Questo rischia di diventare uno snodo fondamentale per la narrazione di The Boys, che non ha mai seguito pedissequamente il fumetto originale. Anzi, lo show sceglie proprio di distaccarsi per essere al passo coi tempi, in una critica sociale sempre più schietta e diretta. Ora che Edgar è fuori dai giochi la Vought è totalmente nelle mani di Homelander. Il supereroe più pericoloso di tutti ha ormai fatto fuori dalla società tutte le figure che riuscivano a tenerlo per le briglie. È proprio adesso che inizia il divertimento.
CIVIL WAR ALL’ORIZZONTE?
Uno dei maggiori pericoli dell’universo narrativo di The Boys si è appena avverato: Homelander è ora un cane sciolto. Senza nessuno all’interno della Vought a controllarlo, ma anche a difenderlo e a coprirlo, ora il Superman a stelle e strisce è artefice del suo futuro e della grande organizzazione che rappresenta. Il piano del supereroe, interpretato da un sempre magnetico Antony Starr, sembra proprio voler portare avanti le idee suprematiste di Stormfront, in una sorta di rivoluzione dei super nei confronti degli umani, stadio dell’evoluzione superato e da smaltire. Tutto ciò ha delle ripercussioni anche all’interno del gruppo, provocando scissioni e complotti all’interno dei Seven. C’è la fazione di Homelander, ebbra di potere, e quella di Starlight, in cui rimane ancora un briciolo di onore e di responsabilità, insieme ad un redento (o forse no) A-Train.
Al termine di “Glorious Five Year Plan” la situazione è alquanto critica. Le mosse di Homelander (l’alleanza con Victoria, l’annessione di The Deep, il “fidanzamento” con Starlight) sono riuscite ad assicurare un controllo totale su tutte le possibili pedine che potrebbero in qualche modo minare la sua posizione. Forse potrebbe sconvolgere questa posizione uno “scongelato” Soldier Boy, o più probabilmente Homelander stesso. Infatti, d’ora in poi non ci saranno più filtri a proteggere le azioni del co-capitano dei Seven dagli occhi del pubblico. Tutto il mondo rischia di conoscere per la prima volta la vera natura del loro beniamino.
Hughie: “Annie’s in just as much danger. Homelander almost lasered me in half in front of her, and it was like… it was like I was back with every bully that I ever had, just taking it. And then she had to save me again!“
DALLA RUSSIA CON AMORE
Il titolo dell’episodio, in italiano “Il Glorioso Piano Quinquennale”, riprende il titolo del terzo volume (su 19) della serie a fumetti scritta da Garth Ennis. La puntata è, infatti, liberamente ispirata ai numeri in cui i Boys si dirigevano in Russia per risolvere un caso. Nella serie questa è l’occasione giusta per Butcher per sfoggiare i suoi nuovi (temporanei) poteri che lo rendono un vero e proprio simil-Homelander. C’è spazio anche per la versione super di Hughie, che strappa un sorriso anche grazie all’interpretazione di Jack Quaid, che riesce a rendere realistico in un mondo assurdo come quello di The Boys un personaggio normale come “Wee” Hughie.
C’è spazio anche per l’ennesimo indizio sul passato di M.M., segnato da un trauma misterioso che vede Captain America Soldier Boy in un ruolo da protagonista. Frenchie e Kimiko, invece, arrivano forse al climax della loro storyline. Una trama più intima, che vede i due Boys sempre più decisi ad abbandonare Butcher e le sue folli missioni suicide. Quando tutto sembra finito, dopo una carneficina scampata ecco che arriva invece forse l’unico colpo di scena un po’ “telefonato”. Kimiko viene infatti ferita dall’energia sprigionata da un redento Soldier Boy. La super giapponese era infatti giunta alla decisione di non voler più usare i suoi poteri. Kimiko non vuole spaventare più nessuno, non vuole essere più l’arma di nessuno, nemmeno di Butcher. Ecco che all’improvviso questo desiderio sembra avverarsi nel momento meno opportuno, lasciandola in fin di vita.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La terza stagione di The Boys tocca la sua prima vetta, proprio al giro di boa. Adesso con quattro episodi davanti e un Homelander senza freni lo spettacolo è assicurato. Con un Soldier Boy in più, che non guasta affatto.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.