The Crowded Room 1×01 – ExodusTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Crowded Room 1x01 recensioneMessi momentaneamente da parte i panni di Peter Parker e Spider-Man, Tom Holland prova a cambiare completamente faccia. Prima nei panni di produttore esecutivo e poi di protagonista, il nuovo progetto lo vede impegnato in uno psychological thriller di ben 10 episodi creato da Akiva Goldsman per Apple TV+ (serie di cui abbiamo disquisito anche nel nostro recente Podcast sulle uscite di giugno).
Un prodotto non semplice se si guarda alla storia dietro lo show. The Crowded Room è infatti basato sulla non-fictional novel The Minds Of Billy Milligan, scritta dall’autore Daniel Keyes. Un romanzo che prende spunto proprio dal caso di Billy Milligan.
Una storia forte che ha lasciato un segno ben evidente anche sul suo protagonista. Tom Holland ha infatti recentemente annunciato il suo ritiro dalle scene per un anno sabbatico proprio a causa di quanto affrontato in The Crowded Room. Immedesimarsi nei panni di un personaggio disturbato, con una preparazione emotiva e psicologica non indifferente, ha condizionato enormemente la salute mentale dell’attore tanto da spingerlo a prendersi una pausa.

JOKER NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA


Dopo una prima occhiata al tema della serie è quasi inevitabile scorgere alcuni piccoli input che saltano subito all’occhio. Uno su tutti è la strana somiglianza che il comparto trucco e parrucco ha cercato di portare in scena tra Tom Holland e Joaquin Phoenix quando quest’ultimo, nel 2019, è apparso sugli schermi cinematografici nei panni di Joker nel film di Todd Phillips. Un riferimento visivo ad Arthur Fleck che rimanda subito a diverse ramificazioni in termini psicologici.
Sin dalle prime inquadrature, e pur non conoscendo la storia vera dietro la serie, appare infatti palese come alla base del personaggio di Danny Sullivan (il character di Tom Holland) ci siano diversi problemi di natura psichica. Da qui la somiglianza con il personaggio di Joaquin Phoenix assume quindi un significato maggiore, per un collegamento quasi scontato con ciò che lo spettatore si prepara a guardare.
“Exodus” è un episodio che si presenta suddiviso in più blocchi, ognuno destinato a dare un quadro generico della situazione, utile a catturare l’attenzione del pubblico senza svelare niente. I primi minuti del pilot sono caratterizzati da una cold open che porta direttamente nel vivo dell’azione. Non si conoscono le ragioni, non si capisce neanche cosa stia davvero succedendo, creando un primo impatto con il protagonista Danny Sullivan confusionario e frastagliato.
Il secondo blocco, che parte subito dopo la sigla, è quello paradossalmente più razionale, con l’entrata in scena del personaggio di Rya Goodwin (interpretata da una sempre ottima Amanda Seyfried) che assume il ruolo di “guida” sia per Danny che per lo spettatore. Un duo pacato che mette in scena una conversazione quasi ordinaria mentre si inizia invece a scavare nel passato travagliato e contraddittorio di Danny.
Ma la parte primaria su cui si focalizza maggiormente il pilot è quella relativa ai flashback. Un viaggio nel passato che attraversa problemi sociali e famigliari (da segnalare un’anacronistica, in quanto ad età, Emmy Rossum nei panni della madre del personaggio di Tom Holland), presentando un quadro in parte apparentemente normale, in parte disagiato. Questo blocco focalizzato sui flashback risulta quello più diluito ma anche quello che nasconde più input da cui attingere per iniziare ad unire i puntini.

RACCOLTA DI INDIZI


Ad una prima occhiata, la parte dedicata ai flashback può risultare infatti un po’ troppo allungata, con delle dinamiche tra ragazzi apparentemente di sfondo e delle vibes da thriller che si mantengono in secondo piano. Con uno sguardo più attento, però, questa parte si tramuta ovviamente in quella più carica di significati, dove sia lo spettatore che il personaggio della Goodwin devono andare a pescare informazioni.
Ogni personaggio incontrato in questo frangente risulta un tassello fondamentale per la storia, a partire dai due character più “misteriosi” come Ariana e Yitzak che in sole poche scene riescono a creare un vero e proprio arcano riguardo il loro ruolo e le loro apparizioni.
In questo conglomerato di volti e situazioni ben si inserisce la scena finale che, attraverso il personaggio della Goodwin, lancia l’input definitivo per catturare definitivamente lo spettatore e far partire una sfilza di domande e supposizioni su cosa si cela davvero dietro Danny Sullivan.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scena finale cattura ufficialmente l’attenzione
  • Cast importante
  • Storia per ora narrativamente solida
  • Un thriller che sembra avere tutti gli elementi giusti per coinvolgere e far nascere domande 
  • Sigla e regia 
  • Qualche dubbio sulla lunghezza della serie: 10 episodi sembrano un po’ troppi e il pericolo di inutili diramazioni è sempre dietro l’angolo 
  • Flashback un po’ troppo diluiti con un pilot della durata di 1 ora

 

La storia c’è, il cast anche e normalmente Apple TV+ è sempre una garanzia. Con tutti questi elementi, The Crowded Room sembra avere le carte in regola per porsi come un thriller di tutto rispetto. Ammesso però che non si perda con i troppi episodi a disposizione.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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