“Like I said, the illness is degenerative. The alters can become erratic. And at certain points, for some people, the configuration may begin to fail the host. The system’s imperfect. No matter how sophisticated it is, it’s still a disconnection from reality. Disassociation takes a tremendous amount of energy to maintain.”
Il momento della consapevolezza, di guardare al passato e di vedere (quasi) tutte le tessere del puzzle al loro posto. Dei difetti di The Crowded Room si è già parlato in abbondanza nelle recensioni precedenti. Tutta quell’attesa – e quelle tediose scene che parlavano di un mistero già ampiamente risolto da chiunque – è stata ripagata da una settima puntata di altissimo livello. Dopo aver cambiato radicalmente lo scenario della serie, era inevitabile che la puntata successiva fosse di assestamento. Danny, infatti, deve razionalizzare tutti gli eventi della sua vita dall’atto di violenza di Marlin in poi. I suoi compagni di viaggio, le uniche persone ad avergli mai voluto bene – a parte sua madre Candy – non esistono nella realtà ma solo nella sua immaginazione. Per di più, tutte le scelte, le azioni e le emozioni compiute e provate da quegli alter-ego sono in realtà opera sua. Opera di Danny Sullivan.
IO HO FATTO TUTTO QUESTO
Danny Sullivan amava frequentare i locali notturni e aveva intrapreso una relazione con un uomo di nome Jerome. Danny Sullivan era bravissimo a giocare a basket. Danny Sullivan ha avviato una promettente attività di spaccio in collaborazione con un criminale di nome Angelo. Danny Sullivan non era spettatore terzo di tutti questi eventi, era – a sua insaputa – il protagonista.
Logicamente, dunque, lunghi tratti della puntata hanno mostrato nuovamente scene appartenenti ai primi 6 episodi dello show, cambiando però l’attore al centro delle scene. Al posto dei vari Lior Raz, Sasha Lane e Jason Isaacs è infatti apparso un onnipresente e poliedrico Tom Holland.
Particolarmente significativo è stato l’incontro con Jerome, un uomo innamorato di una persona – Ariana – che non esiste, ma che è comunque parte dell’identità di Danny. Come spesso accade allo show, tuttavia, una buona intuizione è stata protratta troppo a lungo e ha finito per perdere di incisività sul finire della puntata.
SI AVVICINA IL PROCESSO
Oltre a Danny, l’episodio ha mostrato anche dei momenti di riflessione personale per l’altra protagonista, Rya. La dottoressa ha ormai deciso di puntare tutta la sua reputazione e il suo futuro su Danny e sul riconoscimento della patologia. Con il rischio, a volte, di mettere in secondo piano gli interessi del paziente.
Nella realtà, come è noto, Billy Milligan è stato assolto per infermità mentale. Tutti gli indizi sembrano indicare che Akiva Goldsman non abbia intenzione di stravolgere questo elemento cardine della vicenda raccontata. Il vero banco di prova, dunque, non sarà rappresentato dalla suspense per un verdetto pressoché scontato per lo spettatore.
Al contrario, invece, ciò che conterà sarà la capacità dello show di creare una narrazione in grado di mettere al centro la sofferenza di Danny e i motivi che lo hanno portato a creare una moltitudine di personaggi immaginari con il compito di proteggerlo. E ciò, dunque, non potrà accadere se non con l’interrogatorio dell’avvocato Camisa nei confronti di Marlin.
IL MISTERO DI JONNY
Giunti a questo punto, Danny sembra ormai aver fatto i conti con tutti gli alter-ego da lui creati. Tutti tranne uno, Jonny. Ciò può apparire sorprendente, dato che Jonny è il personaggio più sconclusionato e privo di un reale scopo.
Tuttavia, è proprio la sua apparente inutilità a spiegare come mai Jonny sia l’unico a poter prendere ancora il controllo di Danny. Jack è la figura paterna, Yitzhak è la figura protettrice, Ariana è la confidente che combatte la solitudine, Mike è il ragazzo popolare che aiuta a fare amicizia. Quale ruolo ha Jonny? Perché è stato creato?
Questo interrogativo rappresenta probabilmente l’ultimo grande punto di domanda di The Crowded Room. Capire la ragion d’essere di Jonny permetterà, una volta per tutte, di comprendere appieno la complessa psiche di Danny Sullivan e la sua lotta per sopravvivere.
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Non è un episodio che raggiunge i picchi del precedente, ma anche “Reunion” conferma la crescita dello show in questa seconda parte di stagione.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.