The Crowded Room 1×07 – The Crowded RoomTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Crowded Room 1x07 recensionePuò una puntata clamorosamente ben fatta sopperire a tante delusioni racimolate nei precedenti sei episodi?
Teoricamente si se le sensazioni lasciate al termine giustificano un lungo viaggio che non ha esattamente soddisfatto ma che ha comunque accompagnato lo spettatore fino a questo punto.
Con questo paragone viene alla mente subito quel bellissimo “Home Invasion” che aveva improvvisamente ridato speranze agli spettatori di Invasion prima di un ritorno alla merda più totale mediocrità. Ci si può quindi giustamente domandare se valga lo stesso per la serie di Akiva Goldsman, ovviamente tenendo conto del fatto che The Crowded Room sia nel suo complesso interessante e decisamente non paragonabile a quell’imbarazzante obbrobrio di  Simon KinbergDavid Weil.
Da questo punto di vista, “The Crowded Room” è l’episodio che toglie qualsiasi dubbio ancora rimasto allo spettatore e mette in luce la dinamica dietro la moltitudine di personalità che si succedono ininterrottamente nel corpo di Danny Sullivan. Ed è tutto ciò che si chiedeva di vedere sin dal pilot.

Rya:Danny: your mind is extraordinarily good at rationalizing. At unspooling narratives in real time. At making the improbable possible. You’ve had a lifetime of it.

UN GROSSO ERRORE DI CALCOLO


Come appare ormai chiaro, la miniserie sta cambiando parzialmente i propri connotati trasformando la storia di Danny in qualcosa di più reale e legale. L’avvicinamento al processo per la sparatoria al Rockefeller Center diventa più imminente e con esso anche il bisogno della trama di prendere una nuova direzione, concludendo (finalmente) la lunga analisi del passato di Danny per focalizzarsi sul “presente” e tutte le difficoltà del caso. Il tutto però avendo solo altri tre episodi a disposizione.
Nell’economia generale dello show, arrivati a questo punto, si può asserire serenamente che dieci episodi siano decisamente troppi, specialmente considerando quanto la serie ne avrebbe potuto giovare se ci si fosse approcciati alla narrazione presentando sin dall’inizio questo episodio. Certo, lo spettatore segue Danny nella sua evoluzione e nel processo di scoperta/riconoscimento di se stesso e quindi si può capire la scelta di Goldsman, però non ci si può non domandare se con un paio di episodi in meno ed un approccio più “onesto”, con uno spettatore onnisciente, tutto avrebbe potuto essere migliore e più rapido.
“The Crowded Room” come episodio avrebbe funzionato lo stesso ma a guadagnarne sarebbe stato il ritmo e la chiarezza.

Danny:Help, please. There are voices in my head. Help me.

Sicuramente i momenti più eclatanti dell’episodio si svolgono tutti nel cervello di Danny e sono fatti di incontri a cui nessun altro può assistere perché quanto accade nella psiche di Danny è irripetibile altrove. La resa scenica del confronto e delle diverse personalità che si susseguono al comando del corpo è ineccepibile, anche solo per quanto riguarda la dinamica stessa tra le personalità che rimangono silenti all’esterno ma continuano a rivedere nella mente in qualsiasi ora del giorno.
Ecco quindi che Ariana e Jack, insieme a Yitzak, si rendono protagonisti sia dentro che fuori dal corpo. Una resa scenica amplificata da un ottimo Tom Holland che riesce a dar vita ad ogni personalità cambiando interpretazione a velocità in modo impressionante. Gli accenti, i movimenti, lo sguardo: potrà sembrare tutto molto facile e banale essendo il lavoro richiesto ad un attore, ma la qualità è ovviamente ben diversa e Holland garantisce una resa scenica degna di applausi.
La richiesta di salvataggio finale da parte di Jack, Ariana & co. è un grido di aiuto che arriva un po’ a sorpresa ma ciò che coglie completamente impreparati è la richiesta di aiuto di Danny che sembra preferire le cure mediche alla sopravvivenza delle sue personalità.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Resa scenica della psiche di Danny encomiabile con il faro
  • Il confronto tra Danny e tutte le sue personalità e ovviamente la performance di Tom Holland
  • Il fienile come location dove tutto è cambiato
  • Jack che uccide Yitzak
  • La stanza allagata di tutte le personalità andate in disuso
  • Richiesta d’aiuto finale
  • Niente da segnalare

 

Questa puntata che porta lo stesso nome della serie è tutto ciò che si poteva chiedere e anche di più. The Crowded Room riparte da qua, più forte che mai e con una rinnovata confidenza.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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