C’è un problema che sembra affliggere serie prodotte dai Marvel Studios come Secret Invasion, o Moon Knight per citarne un’altra. Questo prodotto nasce palesemente per essere un film, venendo poi “adattato” a serie televisiva per alimentare i contenuti Disney+ e garantire ai fan dell’MCU più uscite possibili in un anno solare.
Questa sensazione proviene dalla continua tendenza nel realizzare show televisivi in soli sei episodi, dalla partenza grintosa e che poi si annacquano per la strada. Una serie di soli sei episodi non dovrebbe concedere battute d’arresto, momenti di respiro, ma questa cosa puntualmente accade e sfiducia lo spettatore nonostante il livello qualitativo discreto, rispetto alla mediocre media delle serie della Fase 4.
Secret Invasion rimane, infatti, in ogni caso probabilmente uno dei migliori show targato MCU, ma dispiace vedersi ripetere un paradigma che stona e proprio non può funzionare nel panorama televisivo odierno. Ci sono molte scene da highlights, un’ottima Olivia Colman e anche Gravik riesce a non configurarsi come personaggio piatto (specialità di casa Marvel), ma nel mezzo di tutto ciò manca di mordente, è assente il climax che una penultima puntata dovrebbe costruire, se non per un finale che ha il pregio di riportare su schermo finalmente il Nick Fury che tutti ricordano.
GRAVIK SFIDUCIATO
Accantonando le critiche è interessante notare come in Secret Invasion la vulnerabilità permea tutto. Al di là di Nick Fury, che in attesa della sua “rinascita” ha preso fin troppi ceffoni e ha fatto fin troppe brutte figure, anche Gravik, che appare come un personaggio molto forte e deciso, subisce il peso del ruolo che ricopre. Ogni scelta comporta delle conseguenze, e il villain interpretato da un buon Kingsley Ben-Adir non è esente da tutto ciò. Tradire la fiducia dei tuoi seguaci può infatti tradursi in un tentato ammutinamento, da cui solo i poteri di Super Skrull potranno salvare il leader della fazione terrorista degli alieni mutaforma.
Nota di merito doverosa per le scene d’azione, con una CGI lontana parente della problematica She-Hulk. Attorno al personaggio di Gravik gravitano numerose sequenze di combattimento con una certa dose di violenza finora mai viste all’interno del Marvel Cinematic Universe che confermano il parere generalmente positivo sulla serie e che, anzi, fanno rimpiangere quanto di meglio poteva essere realizzato.
TENSIONE USA-RUSSIA
Terribilmente attuale è invece tutto il lato geopolitico di Secret Invasion. La fazione di Skrull capitanata da Gravik, nelle sembianze di Rhodey, sta cercando in tutti i modi di innescare la miccia della famigerata Guerra Fredda per sterminare la popolazione umana a suon di bombe atomiche e impossessarsi della Terra. La conquista del pianeta è il fine ultimo, la tensione tra Stati Uniti e Russia è solo uno dei numerosi mezzi, però, con cui gli Skrull stanno cercando di raggiungere tale scopo. A quanto pare, al centro della vicenda c’è un oggetto, un classico MacGuffin, chiamato il “raccolto”.
Dopo la battaglia contro Thanos, Fury ha fatto raccogliere tutto il DNA sparso dai vari supereroi per evitare che gli Skrull ne venissero in possesso, e lo incorporassero all’interno del loro Super Skrull. In questo raccolto c’è anche una parziale spiegazione del perché gli eroi più potenti della Terra (a proposito, ma al momento chi sono? Gli Avengers esistono ancora?) siano stati tenuti fuori da una “minaccia di livello Avengers” in tutto e per tutto. Una spiegazione richiesta a gran voce dai fan nelle ultime settimane, e che viene anche abbinata a una motivazione del tutto personale per Nick Fury: la riconquista della fiducia del popolo Skrull, troppo a lungo trascurato.
L’UOMO CON LA BENDA
Se c’è però un grande Thumb Up, è quello di aver rivisto nel finale di puntata finalmente il Nick Fury a cui il grande pubblico era affezionato. La strategia adottata col personaggio di Samuel Jackson ricorda per certi versi lo stratagemma narrativo utilizzato in Logan. Un eroe vecchio, stanco, pronto a mettersi in discussione per un’ultima grande sfida. Toccare il fondo per poi risalire.
Il problema, però, risiede proprio nella modalità con cui Fury tocca il fondo. L’uomo che ha creato gli Avengers, la più grande spia del pianeta, non può farsi mettere in scacco così facilmente da un banale Skrull con le sembianze di James Rhodes. Sono queste le scelte che deludono di Secret Invasion, una confezione cool, una serie di genere, thriller geopolitico vero, con scivoloni qua e là che minano la riuscita generale.
Nick Fury: “It’s time. Let’s finish this.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Come spesso accaduto nelle varie serie MCU, anche Secret Invasion non è riuscita a mantenere il ritmo dei primi episodi. La colpa, dopo tante iterazioni di un problema sempre uguale, pare essere proprio il format di serie che non riesce a esprimere al meglio le storie che si vorrebbero raccontare. Si resta comunque fiduciosi verso un finale che dovrebbe lanciare direttamente The Marvels, che nel trailer vede comparire un Nick Fury in netta ripresa, oltre che Armor Wars, per sciogliere il mistero riguardante il vero Jim Rhodey.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.