Si chiama “maledizione delle serie del Marvel Cinematic Universe”: partire bene, mostrare tutti i muscoli in tiro ai primi due episodi e poi iniziare a calare, venendo meno nelle idee e nella realizzazione trascinandosi fino alla fine.
Ne hanno risentito, ad esempio, tra le più recenti come Moon Knight o Ms. Marvel, ignorando la parabola She-Hulk che ha deluso una buona fetta degli spettatori. Se può essere un segnale positivo, Secret Invasion, giunto al giro di boa, sembra non risentire di questa maledizione, confermando anche in “Betrayed” le positive sensazioni che arrivavano dal pilot. Ci sono comunque numerosi elementi che fanno storcere il naso a uno spettatore più attento, tra cui spicca il ridimensionamento del personaggio di Nick Fury. Un processo inevitabile ormai nella de-costruzione della narrazione moderna per poi arrivare a una svolta finale con conseguente, ovvia, rinascita del personaggio.
In ogni caso, tutto riesce a passare in secondo piano grazie ad un plot molto ben inquadrato e un tono sempre coerente con sé stesso. L’umorismo è ridotto ai minimi storici, in favore di atmosfere spionistiche ottimamente riproposte dal team creativo dei Marvel Studios. Era noto che in Secret Invasion, a differenza della controparte fumettistica, non sarebbe apparso nessun supereroe. Un elemento che ha distolto molti spettatori dalla prima visione, ma che ha forse giovato alla riuscita complessiva del prodotto, conferendo la giusta originalità all’interno del panorama supereroistico.
TRADITO DAGLI SKRULL
Un primo grande punto a favore di Secret Invasion sono i flashback. Piccole scene piazzate qua e là negli episodi che hanno il grande pregio di legare la storia alla maxi-trama dell’MCU e di fornire anche informazioni sparse, significative per conoscere meglio il percorso di Nick Fury, e soprattutto del popolo Skrull. Viene in soccorso anche il ringiovanimento digitale messo in atto, tecnica ormai consolidata sui vari Michael Douglas e Kurt Russell nei film targati Marvel Studios. Si viene a scoprire che Fury è sposato con una Skrull, che faceva in realtà parte di un gruppo segreto di informatori e che, infiltrandosi, ha permesso al personaggio di Sam L. Jackson di scalare le gerarchie fino a diventare il direttore dello S.H.I.E.L.D. che tutti conoscono.
A ricordarglielo è il sempre superbo Ben Mendelsohn che nel ruolo di Talos sta regalando moltissime soddisfazioni. Uno degli ultimi Skrull a rimanere fedele all’ex direttore, che ha ormai perso credibilità tra gli alieni mutaforma, vecchio e malconcio, costretto addirittura a pregare il suo amico per ricevere un aiuto dopo esser stato licenziato dal proprio governo. D’altronde Nick Fury non è uno stinco di santo, e non si fa troppi problemi a deludere il prossimo pur di fare il bene del suo paese, o in questo caso della sua specie. Il fondo del baratro è stato ormai toccato e al protagonista non resta che risalire la china.
Nick Fury: “Nobody calls me Nick, Bob.”
TRADITO DAL BRACCIO DESTRO
Dall’altro fronte di questa battaglia invisibile tra Fury e Skrull c’è Gravik che decide di affrontare la situazione di petto e tendere una trappola a G’iah per scovare la talpa una volta per tutte.
Anche qui si può apprezzare la narrazione costruita dagli sceneggiatori, a maggior ragione se arricchita dalla riuscita regia di Ali Selim. L’atmosfera in generale è molto efficace, ed aiuta a calare lo spettatore nella storia, dubitando di qualsiasi personaggio in quella che diventa a tutti gli effetti una specie di paranoia. Un ottimo lavoro in generale, svolto sul lato Skrull, che permette di trascurare i piccoli difetti riguardanti la caratterizzazione di Nick Fury che potrebbero far storcere il naso ai fan Marvel di vecchia data.
È interessante anche segnalare la presenza del Super-Skrull, vero obiettivo di Gravik per conquistare la Terra e renderla patria del suo popolo. Nei fumetti il Super-Skrull era uno degli alieni mutaforma, potenziato con i poteri appartenenti al gruppo dei Fantastici 4. Non sarà certamente possibile replicare pedissequamente tali poteri ora, in quanto il famoso super-gruppo non è stato ancora introdotto nell’MCU. Tuttavia in “Betrayed” è stato possibile apprezzare in azione il primo dei poteri conferiti a questa cerchia di eletti Skrull: l’Extremis, ovvero il siero sperimentale fulcro di Iron Man 3.
Chissà che tale potere non entri in gioco anche per G’iah dopo il plot twist finale, fin troppo improvviso e sospetto.
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Nonostante si parli di un esordio piuttosto freddo dal punto di vista dei numeri, in rete circolano numerose teorie che rimbalzano su tutti i social, ancor di più alimentate da questo terzo episodio. Sintomo di positivo interesse e scrittura coinvolgente per lo show. Ad aggiungere carne al fuoco è sicuramente il personaggio di Priscilla, la moglie Skrull di Nick Fury, che pare voler tradire definitivamente suo marito telefonando Gravik. La domanda è una: chi è la voce al telefono che risponde? Dopo la teoria Rhodey/Skrull circolata al termine dello scorso episodio, il caso è servito. Non resta che attendere mercoledì.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.