Basta poco per offrire un punto di vista completamente diverso su una vicenda già nota. O almeno, su una vicenda che tutti pensano di conoscere.
L’espediente, semplice ma geniale, è l’entrata in scena di William, tredicenne nel 1995.
Vista attraverso i suoi occhi, la regina è la nonna, con cui bersi un tè parlando della scuola. Una nonna che, ovviamente, non è aggiornatissima sui nuovi modelli di tv e sui diecimila nuovi canali satellitari.
Imelda Staunton ha così modo di rappresentare una nuova sfaccettatura del personaggio visto fin qui, conferendogli complessità, profondità e umanità.
Lode agli sceneggiatori, invece, per aver saputo condensare magistralmente grandi discorsi in scene veloci e apparentemente semplici. Il momento in cui, iscrivendosi a Eton, William chiede ai genitori cosa deve scrivere alla voce “religione”, per esempio, vale più di un trattato sull’educazione dei figli.
IL PICCOLO PRINCIPE
Parlare di Eton, inoltre, permette di richiamare episodi precedenti anche senza riproporre gli attori delle passate stagioni, come avvenuto in altri casi. In effetti, la serie aveva dedicato un episodio all’infelice esperienza di Carlo a Gordonstoun, in Scozia. Era stato mandato là perché era la scuola già frequentata dal padre.
Più che legittimo usare il fieno già messo in cascina, trattandosi di una serie così apprezzata che vede ormai il rettilineo d’arrivo. La prossima stagione, le cui riprese sono già in corso, dovrebbe infatti essere l’ultima.
Tornando a William, il ragazzo a scuola si trova piuttosto bene. I suoi veri crucci glieli dà la madre. Diana, infatti, considera il figlio il vero uomo della sua vita e gli confida tutto, pure quello che non dovrebbe. Lui, carattere sensibile e molto responsabile, prova enorme imbarazzo e non sa cosa fare, data anche la giovanissima età.
HASNAT KHAN
Una delle confidenze troppo intime della madre riguarda il suo nuovo amore, il chirurgo pakistano Hasnat Khan. Lui è molto timido, legatissimo al suo lavoro. Per quanto si sia buttata con gioia in questa nuova relazione, invece, la Diana di Elizabeth Debicki non perde un grammo di tutta la sua fragilità.
Introdurre qui la love story può sembrare una distrazione o una deviazione narrativa, invece risulta ben collegata alla fase successiva della guerra tra Carlo e Diana. Si sta infatti aspettando la contromossa della principessa del Galles, dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche fra Carlo e Camilla. La presenza del dottor Khan, e specificamente il suo essere pakistano, appaiono così la chiave per la realizzazione dell’intervista concessa da Diana alla BBC nel novembre 1995.
MARTIN BASHIR
Pakistano è infatti anche Martin Bashir, giornalista della BBC con il suo buon bagaglio di rancore per la fatica fatta nel farsi strada in un ambiente “super bianco”, come quello della tv nazionale britannica.
Bashir porta alla principessa del Galles le “prove” (da lui stesso falsificate) che dimostrano chi la sta spiando e controllando. Nonostante tutto, agli occhi di Diana sembra in buona fede.
Questo, dunque, è il punto dove uno show che ha sempre cercato di essere equilibrato, presentando vizi, virtù e ragioni praticamente di tutti i suoi personaggi, si sbilancia. Lo sposare una teoria del complotto potrà avere conseguenze ancora più marcate sulla rappresentazione della morte di Lady Diana e Dodi Al-Fayed. Le scene dovrebbero essere già state girate.
Per adesso, comunque, la decisione della principessa di concedere l’intervista, conscia di tutte le sue possibili implicazioni, non viene attribuita a desiderio di prendere il timone della propria vita. Non è nemmeno uno scaltro giocare sul proprio stato di superstar mediatica. Viene presentata come un disperato grido d’aiuto, un desiderio persino paradossale di essere amata e capita.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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C’è maestria in questo episodio. Il termine va inteso come nella ginnastica. C’è infatti la capacità di introdurre elementi importantissimi e di cambiare prospettiva sia sui personaggi sia sulle vicende in una sola inquadratura. Il ritmo è assolutamente denso e ricco di avvenimenti.
Non ci sono elementi validi per valutare l’aderenza alla realtà di quanto portato sullo schermo. Si possono invece fare interessanti riflessioni su quanto sia cambiata la monarchia in cinquant’anni (dal 1947 al 1997) e questo è un compito che a The Crown riesce benissimo mostrare.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).