Quest’anno le giovani truffatrici vanno tantissimo.
Dopo Inventing Anna, su Netflix, arriva su Hulu questo The Dropout, anch’esso basato su una storia vera e tratto stavolta non da un libro ma dal podcast di ABC News condotto da Rebecca Jarvis.
A trasporre il podcast nelle 8 puntate distribuite da Hulu ci pensa Elizabeth Meriwether, nota ai più per essere stata la creatrice di New Girl, in una produzione drammatica che stona un po’ con il suo curriculum da showrunner di comedy ma che intriga allo stesso modo. Un po’ come enfatizzato nella recensione dell’altra serie tv su un altro founder piuttosto famoso (Uber), avere una base da cui prendere spunto sicuramente aiuta e, per ora, il risultato è ottimo anche qua.
Protagonista è una sempre brava Amanda Seyfried nel ruolo di Elizabeth Holmes, fondatrice della compagnia Theranos.
L’attrice dipinge il suo personaggio non come una founder spietata e ambiziosa che porta avanti con freddezza il suo progetto di “dominare il mondo”, ma una come una specie di animaletto in trappola. Sembra non riesca a gestirsi fra la pressione di provenire una famiglia di tutti “grandi inventori” e il pensiero ossessivo della brevità della vita. Unico svago: ballare sgraziatamente, da sola in una stanza, con la musica nelle orecchie.
NOVE MILIONI DI BICICLETTE
La vita di Elizabeth, dunque, procede senza l’ombra di un sorriso.
Paradigmatica, in questo senso, è l’agghiacciante scena in cui informa la madre di volersi “attivare sessualmente”, complice un periodo a Pechino per imparare il cinese. Si parla dell’estate 2002, mentre la ragazza si appresta ad entrare all’università di Stanford.
Per fortuna, almeno da questo punto di vista, fa l’incontro giusto con Sunny Balwany, un simpatico anglo-indiano, molto più grande di lei, interpretato da un irriconoscibile Naveen Andrews, l’indimenticato iracheno Sayid di Lost. Il rapporto ci metterà un po’ a diventare completo, causa dubbi sulla differenza di età, ma sarà molto più soddisfacente delle esperienze, fatte quasi per dovere, con i compagni di corso. Sunny viaggia in Lamborghini e si concede acquisti come una vera katana giapponese antica: molto bello e scenografico, ma resta da vedere se non ci sia del marcio sotto.
UN CAST DI TUTTO RISPETTO
Naveen Andrews, comunque, non è l’unica presenza di rilievo ad impreziosire il cast. Nel ruolo degli amici della famiglia Holmes, pronti a consigliare e finanziare, ci sono William H. Macy e Mary Lynn Rajskub.
Lui è tornato in ambito medico, dopo tanti anni da E.R., in cui ha fatto in tempo a mettere sul curriculum una dozzina di stagioni di Shameless, dove interpreta tutt’altro genere di personaggio. Lei è stata Chloe passami i dati sul palmare di 24. Sembrerebbe esserci spazio per un approfondimento dei personaggi, perché si è accennato ad un licenziamento del padre di Elizabeth da parte della Enron, dove lavorava e di vari affari in cui l’amico è coinvolto.
Unico appunto è lo sparrucchino (finta pelata?) sfoggiato da quest’ultimo e anche già commentato nel nostro podcast Spin-Off.
COLPO DI TESTA
Senza fare troppi spoiler bisogna comunque accennare un evento chiave che dà il via alla serie e che arriva nel finale dell’episodi: Elizabeth decide di lasciare Stanford, dopo soli due anni di frequentazione per lanciare la sua startup che ambisce ad analizzare tutte una serie di possibili malattie solo grazie ad una goccia di sangue. D’altronde, in lei la frettolosità e la scarsa precisione vanno di pari passo ad una maniacale dedizione all’obiettivo del momento. Questo crea un incontro di fronti tempestosi da cui possono nascere solo sciagure.
Emblematico, in questo senso, è l’incontro con Phyllis Gardner (Laurie Metcalf, altro elemento di sostanza del ricco cast). Quest’ultima, forse, è un po’ troppo condiscendente, ma Elizabeth è sorda ad ogni voce di buonsenso e si ostina a citare Yoda.
I genitori accettano di devolvere i soldi che sarebbero serviti per pagarle l’università come finanziamento del suo progetto.
Come si è capito sin dall’inizio e viene ribadito in chiusura, questa decisione sarà la prima di una lunga serie di passi azzardati che porteranno Elizabeth Holmes in tribunale per frode.
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Paradossalmente, il presentare la protagonista come un soggetto fragile, mentalmente disturbato rende appetibile il prodotto.
Non si assiste al solito spietato piano di scalata sociale, ma ad un confusionario cercare di perseguire i propri sogni adolescenziali nel minore tempo possibile. Il bello sta nel vedere come Elizabeth riesca, a suon di parlantina, a convincere gli altri a seguirla nei suoi progetti donchisciotteschi. Un ottimo founder insomma.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).