“Nobody’s saying our neighborhood is the Garden of Eden. Hell, some people say God avoids this place altogether, but it’s been a good home to us… to me and my kids, who I’m proud of, ‘cause every single one of them reminds me a little bit of me.
Fiona, my rock, huge help. Has all the best qualities of her mother, except she’s not a raging psycho bitch.
Lip, smart as a whip. Straight “A”s and the honor roll. Boy’s definitely going somewhere.
Ian, industrious, conscientious, ambitious, incredible work ethic. Don’t have a clue where he got that from. Wants to be a paratrooper. Knows how to disembowel an enemy with a roll of dimes and an old gym sock.
Carl. Uh, I don’t really know that much about Carl. Oh, loves animals. Always dragging home some poor stray he found, taking them up to his room.
Ah, Debbie. Sent by God, total angel. Raises money for UNICEF year-round, some of which she actually turns in.
Liam, going to be a star. I’m no biologist, but he looks a little bit like my first sponsor. He and the ex were close.
Kev and Veronica, fantastic neighbors. There’s nothing they won’t do for each other. Or to each other. I never realized how little sex I was having till V and Kev moved next door. And me, Frank Gallagher, father, teacher, mentor, captain of our little ship. We may not have much, but all of us, to a man, knows the most important thing in this life… we know how to fucking party!” (Shameless 1×01 – “Pilot”)
La famiglia Gallagher e tutto ciò che vi ruotava attorno entrò nella vita del pubblico italiano nel gennaio 2011, oltre dieci anni fa. La presentazione della disfunzionale famiglia del South Side di Chicago fu immediata e quanto più alla Shameless si possa oggi pensare: Frank completamente sbronzo sdraiato esanime a terra; Fiona alle prese con l’ennesima tresca amorosa (con Steve/Jimmy); Lip e Ian a casa di Karen Jackson occupati più ad intrattenersi con la ragazza che a studiare.
Ogni singolo personaggio della cerchia, in questi dieci anni, è cresciuto e maturato, si è adattato alle nuove circostanze della vita ed è cambiato e, in alcuni casi, ha lasciato addirittura il South Side in cerca della propria strada. Una strada per il futuro complicata per alcuni da trovare e che rischiano di ritrovarsi incastrati nel South Side per sempre. L’esuberante racconto della famiglia Gallagher ha da sempre rappresentato il desiderio di rivalsa di una famiglia costretta a sopravvivere nei sobborghi, di una classe sociale schiacciata dai ricchi e dai più abbienti che cerca in tutti i modi di fuggire dal destino che la vita sembra volergli ritagliare addosso.
Probabilmente Frank Gallagher descriverebbe così lo show: “la storia di una famiglia ambiziosa ed implacabile, resistente come gli scarafaggi e raffigurazione perfetta, come direbbero quei ‘left liberal politics’, della parola resilienza”. Ambiziosa ed implacabile, quindi, ma anche emozionalmente coinvolgente all’occorrenza. E con “Father Frank, Full Of Grace” il cerchio si chiude (solo a livello teorico) per tutti.
GALLAGHER & CO.
La mancata accettazione dell’offerta per la casa continua a creare screzi all’interno della famiglia e mentre da un lato appare più che ragionevole il desiderio di ognuno di trovare dove accasarsi, Debbie continua imperterrita nell’essere la voce fuori dal coro. Una madre inaffidabile, che gioca la carta Franny solo quando punta ad un tornaconto personale, decisamente più interessata a spassarsela con l’ennesima avventura amorosa piuttosto che farsi carico delle proprie responsabilità. Una rappresentazione perfetta di come gli sceneggiatori abbiano lentamente avvicinato Debbie a Monica, decostruendo episodio dopo episodio il personaggio della giovane redhead per avvicinarlo a quello della madre scomparsa ormai da diverso tempo. La possibilità di una sua fuga verso il Messico con la giovane criminale ricercata appena conosciuta è l’ennesimo indizio. Una somiglianza che lo stesso Frank, nella sua lettera d’addio andata perduta, non perderà occasione di sottolineare.
Carl non porta in scena sconvolgimenti di trama o lampanti parallelismi, ma ha rappresentato alla perfezione il senso di rivalsa che il South Side può far crescere dentro una persona. Da giovanissimo gangster sconvolto per la violenta morte di uno dei membri della gang di cui faceva parte a poliziotto riconosciuto per la propria integrità morale. Un’evoluzione totale, un’evoluzione alla Shameless visto che da sempre ha amato costruire e/o distruggere interi personaggi nel giro di pochissimi episodi.
Kevin e Veronica non sono Gallagher per sangue, ma per indole e vicinanza sono quanto più di simile Lip, Ian, Carl, Debbie e Carl potessero pensare come “zii”: disponibili nei momenti di necessità e soprattutto principale appoggio per Fiona sia nei momenti bui, sia nei momenti felici. Senza i Ball-Fisher la vita dei Gallagher sarebbe stata molto meno divertente e forse ancora più caotica. L’Alibi sembra destinato alla vendita (forse a Carl e al suo collega per farne un bar per poliziotti?) e il loro trasferimento a Louisville è stato ormai ultimato. Un altro pezzo di Chicago che lascia il South Side, esattamente come l’uscita di scena di Fiona di due stagioni fa, ma con meno enfasi trattandosi della conclusione dello show.
“Una volta vivevamo in macchina… lo zio Nick ci aveva cacciato. Non c’era nessun altro che ci ospitasse. Lip, Ian ed io dormivamo di dietro quando Frank ha accostato… nel cuore della notte… vicino Halstead… mi ha detto di aspettarlo lì con i ragazzi, che tornava subito… avevo sei anni. Qualche ora dopo, siamo ancora seduti sul marciapiede e la fronte di Ian stava bruciando… piange, è isterico e io non so che cosa fare… così corro lungo la strada… Lip sotto un braccio, Ian sotto l’altro, cercando qualcuno che ci aiuti… era più facile trovare del crack piuttosto che un passaggio! All’ospedale arriviamo a piedi… ci dicono che Ian ha la febbre alta a 40… altre due ore e …chissà. Non ho trovato Frank per altri due giorni… la prima cosa che mi ha chiesto è quanti soldi avevo con me. Vorrei poter dire che è stata l’unica volta… ma era solo la prima. Mia madre è bipolare e mio padre è un alcolizzato e un drogato. Prende quello che vuole e non da niente in cambio. Niente soldi e nemmeno aiuto. Ho fatto quello che potevo per crescere i miei fratelli… avrei voluto fare di più… non voglio la vostra pietà, neanche l’ammirazione… voglio soltanto poter dare a questi ragazzi quello che si meritano, perché sono dei bravi ragazzi e si meritano il meglio!” (Fiona – Shameless 3×07 – “A Long Way From Home”)
Da una coppia sposata ad un’altra: Ian e Mickey, trasferitisi nel West Side, hanno raggiunto l’apice della loro personale trama nello scorso finale di stagione con il movimentato matrimonio di cui proprio in questo episodio viene festeggiato l’anniversario, rappresentando di fatto il momento di gioia liberatoria e di commiato per tutti i personaggi principali in scena presenti all’Alibi. Quest’undicesima stagione ha cementato ulteriormente il rapporto tra i due facendo superare ad entrambi momenti decisamente complessi quali la perdita del lavoro da parte di Ian e la successiva morte di Terry, despota, omofobo, ma comunque padre e familiare di un Mickey forse mai in contatto con i propri sentimenti come in questa stagione. Il desiderio di Ian di avere un posto tutto loro e di avere un figlio da poter crescere è sintomatico di una coppia che matura, che guarda al futuro. Ma, soprattutto, che guarda al di fuori del South Side.
Al giovane Liam è stato lasciato il compito, in queste ultime due puntate dopo la scoperta del critico equilibrio mentale di Frank, di essere la sua guida. Un compito che il giovane esegue con leggerezza e amore. Un sentimento che nei confronti di Frank non si vedeva da tempo. Forse da quando lo stesso Liam, più piccolo, si ritrovava costretto a passare del tempo con il padre, scoprendo lentamente e a proprie spese di che pasta fosse fatto l’uomo.
Un processo famigliare questo che ha investito nel passato di Shameless anche Carl e Debbie che cresciuti, e resosi conto dell’inaffidabilità di Frank, sono diventati ben presto apatici e distaccati nei confronti del padre. Ma Liam, forse il più sensibile tra tutti i Gallagher, si preoccupa per Frank in maniera disinteressata e lo cerca con apprensione. Per strada, nei vicoli di Chicago, nelle auto abbandonate, nei bar. Emblematica, da questo punto di vista, è la sequenza verso la fine dell’episodio quando Liam, ultimo ad uscire dall’Alibi, si sofferma guardando l’interno del locale quasi si aspettasse di intravedere lo sguardo perso nel vuoto di Frank in qualche anfratto, magari dietro il bancone. Purtroppo questa volta non c’è la favola dell’eterno ritorno di Frank a casa, questa volta il capofamiglia dei Gallagher non ha la scorza così dura come pensava.
Quarta stagione, episodi cinque e sei, “There’s The Rub” e “Iron City”, è in questi episodi più che nei precedenti che Lip inizia a farsi carico della propria famiglia avvicinandosi al ruolo di Fiona e progressivamente sostituendolo. Il ricovero di Liam a causa della cocaina sniffata e l’incriminazione di Fiona costringono Lip a fare un ulteriore passo avanti all’interno della gerarchia famigliare. Le aspettative per lui (come da lui stesso ammesso nell’episodio 5×08 e da Fiona durante un litigio) erano quelle scolastiche-universitarie: Lip doveva rappresentare la possibilità di fuga per l’intera famiglia grazie alla sua intelligenza, al suo studio e al suo impegno. Tutte cose che, arrivati all’undicesima stagione, non si sono verificate minimamente a causa del carattere fortemente instabile del giovane e, in particolar modo, per l’attitudine all’alcolismo entratagli nell’organismo anche grazie all’influsso delle due figure paterne a lui legate: Frank e Clyde Youens. La mancata vendita della casa resta un argomento sospeso nel vuoto per il quale viene data per scontata una risoluzione off-screen a cui penserà proprio Lip, un uomo, ormai, che il padre dice essere “smart as a whip”. Un uomo, sì, perché Tami, Freddy ed il nuovo futuro membro della famiglia Gallagher sono lì per rappresentare l’incredibile evoluzione del migliore personaggio, probabilmente, dell’intero show. Un ragazzo diventato uomo per necessità degli altri e che si è dimostrato perfettibile ed umano, con le proprie debolezze e mancanze, ma che si è sempre messo in prima linea per la propria famiglia senza mai tirarsi indietro anche quando sarebbe stata la scelta più semplice.
“Mio fratello Ian è stato dichiarato bipolare. E… e io sono qui tutti i giorni e mi sento in colpa che non sono lì ad aiutarlo, capisci? È l’unica ragione per cui resto qui e… aiutarlo, non posso. Perché io ho speso tutta la vita cercando di aiutare mia… mia madre che ha la stessa malattia e… e non c’è niente da fare. Invece i piccoli Debbie, Carl e Liam e mia sorella Fiona, sì loro potrei aiutarli ma non lo faccio… perché sono qui. Perché invece magari, restare qui è qualcosa che posso fare per loro, intendo in… in prospettiva, nel futuro magari. Quindi sono qui. Ma se invece torno a casa allora sono dentro, sa, e non posso più venirne fuori. E quindi… quindi, io continuerò a venire qui, continuerò a pagarvi… un po’ per volta, continuerò a presentarmi e a contare i soldi e quella sarà la mia parte e la sua parte sarà spero… pazientare. La prego io… cazzo, mi serve un po’ di tempo.” (Lip – Shameless 5×08 – Uncle Carl)
Per ultimo, ovviamente, il mattatore dell’intera serie nonché voce narrante degli ultimi conclusivi minuti della puntata: Francis “Frank” Gallagher. Un personaggio rimasto fedele a sé stesso fino all’ultimo, sia nel bene sia nel male, cercando di rappresentare in scena l’evoluzione della società americana in tutte le sue possibili sfaccettature. Scontroso, irriverente, personaggio negativo, ma anche follemente innamorato di quell’anima psichicamente instabile che era Monica, padre solo all’occorrenza, ma nonostante tutto in possesso di un grande senso di appartenenza. In questa ultima puntata Frank termina il suo percorso in maniera sontuosamente sentimentale. Risvegliatosi dallo stato di incoscienza dovuto all’overdose, Frank inizia a vagare senza meta precisa attraverso la città anche a causa della demenza di cui è affetto.
Il tour del South Side è utile per solleticare i ricordi dello spettatore. Prima Patsy’s Pies, quasi Frank cercasse disperatamente Fiona, poi mentre si trova sul letto d’ospedale numerosi flashback chiariscono definitivamente la situazione allo spettatore: la fine di tutto è ormai dietro l’angolo ed è arrivato il momento di ricordare il passato. I flashback sottolineano il passare del tempo mostrando la crescita di Liam, Carl e Debbie, ma anche quella di Ian e Lip.
SHAMELESS (US) FINISCE QUI
Il senso della chiusura di un cerchio potrà non avvenire da un punto di vista narrativo, visto e considerato che molte sottotrame vengono lasciate deliberatamente cadere nel vuoto senza soluzioni (vero demerito di questo finale, probabilmente), ma lo si percepisce dalla costruzione. Il scialbo sfruttamento della storia in sé viene salvato da una ricerca di dettagli per nulla casuali.
Uno su tutti sicuramente la lettera di Frank che riprende pari pari la presentazione della famiglia Gallagher fatta nel pilot della serie, con ovviamente le giuste accortezze del caso considerate le evoluzione dei singoli personaggi. Una nota negativa? Sicuramente l’omissione di Fiona, alquanto ingiustificata.
Secondo elemento la track musicale, che Gallagher ed amici si ritrovano ad intonare fuori dall’Alibi, altri non è che “The Way We Get By” degli Spoon, canzone utilizzata prima dei titoli di coda sempre del pilot. Dettagli non lasciati al caso, ovviamente, che aiutano ad addolcire sia l’addio, sia una gestione sicuramente non perfetta delle singole trame dei vari personaggi.
Ma Shameless, lo show, è la rappresentazione del suo soggetto narrativo, i Gallagher: non perfetto, con i propri limiti e le proprie debolezze, che ha mostrato i propri alti e bassi (specialmente dall’ottava stagione in poi), ma si tratta pur sempre di uno show con oltre 10 anni di messa in onda e il distacco è doloroso anche per via del forte legame creatosi tra il pubblico e i vari personaggi di cui si è avuto modo di vedere cambiamenti, crescita, cadute nel vuoto, dipendenze e tanto altro. Il pubblico, stagione dopo stagione, è diventato parte attiva della famiglia Gallagher senza che se ne rendesse effettivamente conto. E se questo non è un grande pregio dei vari sceneggiatori che hanno lavorato a questo show…
“I’m not gonna ask your forgiveness, because you bunch didn’t do shit for me. So let’s just call it a draw. I know some of you think you hate my guts and truth be told, I never liked any of you much either. But we’re all Gallaghers. My only advice is to stop worrying so damn much. You’re supposed to ask people on their deathbed if they wish they’d worked more or spent more time with their family. Me? Hell, I wish I’d partied more. Nobody ever said our neighborhood was the Garden of Eden, but it’s been a good home to us, to me and you kids. I’m proud of all of you, because every single one of you reminds me a little bit of me.
Lip, you’re smart as a whip. You just can’t seem to get outta your own way. Eh, you’ll figure it out. Ian… industrious, incredible work ethic. Not a clue where you got that from. Touch of mental illness from your mother. Only way I can understand how you ended up marrying a Milkovich. Carl… ha. I never could figure you out. Can’t believe you betrayed the family and became a cop. I’m hoping you’re already on the take. Debbie, you remind me of your mother, not in a good way. Good luck in life. You’re gonna need it. Liam, you’re the apple of my eye. You handsome devil. Everybody says you look just like me.
Oh, Kev, Veronica, you’re overrated as friends. Always sticking your noses in my family’s business where they don’t belong. You’re moving. I say good riddance.
And me, Frank Gallagher… Father, teacher, mentor. Captain of our little ship. People say you can’t drink your troubles away. I say you’re just not drinkin’ enough. Ah… I guess that’s it. Not much left to say, really. Except… time’s precious. Don’t fuckin’ waste it. Have a good time. I sure as hell did.” (Frank Gallagher)
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Quest’undicesima stagione si era aperta con Frank Gallagher che affermava come in ogni momento più importante della Storia un Gallagher fosse presente sulla scena. Una famiglia che ha fatto la Storia, dunque, che ha saputo intrattenere, far commuovere ed infervorare il proprio pubblico; ma è riuscito anche a farlo arrabbiare ed innervosire. Luci ed ombre, quindi, ma che vengono entrambe offuscate dal tour nei ricordi del passato che John Wells ha messo in piedi per questo ultimo episodio.
Impossibile non salutare lo show richiamando la celebre maglietta che Lip indossava mentre tentava di frequentare l’università: Shameless, “fuck you, you fucking fuck”.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.