Con “The Pit And The Pendulum” The Fall Of The House Of Usher giunge a un passo dal gran finale e si ispira all’omonimo racconto di Edgar Allan Poe di cui gli autori riprendono la follia del protagonista e il senso di incertezza.
SEI FACCE DI UNA STESSA MEDAGLIA
Durante la visione dei precedenti episodi ci si è chiesti il motivo della caratterizzazione molto piatta dei sei fratelli Usher. Di fatto ciò che Mike Flanagan presenta è uno schema molto ripetitivo: un qualsiasi componente della famiglia allargata è egoista, con desideri sessuali particolari, dedito al successo, centrato sui soldi e sul mantenere il proprio nome, avere la propria parte di eredità.
Con Frederik Usher però si intravede qualcosa in più, ovvero il piano e il pensiero di Flanagan. Frederik è uno e uno dei sei, un Usher come gli altri cinque, senza niente di più o niente di meno e forse è proprio questo ciò che il creatore della serie voleva sottolineare: i sei fratelli Usher non sono diversi l’uno dall’altro ma sono tutti uguali tra loro e uguali a loro padre, che ancora non è morto ma che probabilmente morirà prima della conclusione.
UNA (COMUNE) MORTE KARMICA
Verna: “Some clarity for you. What’s a poem, after all, if not a safe space for a difficult truth. Here’s one. Came to me when you adorable little things started building cities. I call it “The City in the Sea”. “Lo! Death has reared himself a throne / In a strange city lying alone / Far down within the dim West / Where the good and the bad / And the worst and the best / Have gone to their eternal rest / No rays from the holy Heaven come down / On the long nighttime of that town / But light from out the lurid sea / Streams up the turrets silently / Up domes, up spires, up kingly halls / Up fanes, up Babylon-like walls / Up shadowy long-forgotten bowers / Of sculptured ivory and stone flowers / Resignedly beneath the sky / The melancholy waters lie / Ah. But lo, a stir is in the air! / The wave, there is a movement there! / The waves have now a redder glow / The hours are breathing, faint and low / And when, amid no earthly moans / Down, down that town shall settle hence / Hell rising from a thousand thrones / Shall do it reverence”.
Da notarsi in questo episodio è la Ringkomposition tipica di Flanagan che non si risparmia in parallelismi e richiami diretti. Infatti è notevole che l’ultimo dei fratelli Usher a morire sia anche il più grande e che muoia in conseguenza delle azioni che hanno portato alla morte del più giovane Prospero, illegittimo ultimo figlio di Roderik. L’ultima delle morti dei figli di Roderik è esattamente come le altre perché ormai lo spettatore ci ha fatto il callo e non si aspetta niente di diverso da quello a cui assisterà: questo finale già scritto in partenza non genera eccessiva curiosità nello spettatore che ormai è proiettato verso il gran finale.
Una menzione a parte va fatta per Carla Gugino che, nonostante il poco minutaggio a sua disposizione, riesce a essere magnetica e a catturare lo spettatore, non risultando mai poco credibile ma spaventando il giusto e lasciando un senso di inquietudine costante.
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The Fall Of The House Of Usher si prepara per il suo episodio finale: Verna finirà il suo lavoro o l’avranno vinta gli originali fratelli Usher?
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.