L’onnipresente showrunner Bruce Miller riprende esattamente da dove aveva lasciato la storia in “Mayday“, ovvero con una June colpita da un proiettile accasciata al suolo sanguinante. “Pigs” ricomincia esattamente dallo stesso momento ma ha un approccio ovviamente più votato ad affrontare le conseguenze di quanto accaduto con la fuga in aereo dei bambini, piuttosto che offrire una sincera preoccupazione per le condizioni di June.
D’altronde questa scelta è apprezzabile sapendo già che The Handmaid’s Tale è stato già rinnovato per una 5° stagione lo scorso dicembre. E si spera anche ultima stagione, per lo più a causa di una paura crescente di un peggioramento della qualità finora sbandierata tra nomination e premi vinti.
UNA PAUSA FISIOLOGICA
Si può serenamente certificare che questo non sia sicuramente il miglior episodio scritto da Bruce Miller, vuoi per una serie di circostanze relative alla storia, vuoi per delle scelte compiute in fase di scrittura.
La sensazione di essere davanti ad un momento di stallo, quasi di preparazione, prima di una seconda e più sanguinolenta fase del Mayday è piuttosto concreta e per arrivarci serve tempo. Come viene fatto intendere anche durante l’udienza di una stoica Aunt Lydia, tra la partenza del volo e la convalescenza nella fattoria dei Keyes sono passate praticamente tre settimane (“Nineteen days. […] It was a bit more than two weeks.“), tre settimane per leccarsi le ferite, capire che tipo di approccio adottare verso il Canada e, soprattutto, per fare delle belle inquisizioni interne (vedasi Aunt Lydia o Comandante Lawrence).
Lawrence: “What happens in the next few weeks will dictate the future of this country. It’s June’s legacy.”
Il fattore temporale non è mai stato un elemento veramente enfatizzato dallo show, vuoi per una più semplice gestione della trama che in questo modo è libera da costrizioni, vuoi per una scelta di Miller che in questo modo ottiene un impatto addirittura maggiore nello spettatore le poche volte che concede un elemento temporale.
È importantissimo prenderne atto perché automaticamente si può anche giustificare il comportamento di certi personaggi (vedasi Mrs. Keyes) che altrimenti apparirebbero un po’ troppo sopra le righe (vedasi Mrs. Keyes).
C’È PROFUMO DI GUERRA
Ci sono diversi momenti dell’episodio che portano a riflettere su questo elemento di cambiamento morale della protagonista, e, ovviamente, la decisione di condannare a morte uno degli aguzzini della padrona di casa e farlo uccidere proprio da quest’ultima è un ottimo esempio a riguardo. Ed è il caso di soffermarsi proprio su questa decisione ma anche sulla scelta di June di dare l’ordine e poi non assistere all’esecuzione.June: “Girls. This man betrayed his own country, the United States. He’s a traitor. And this man… raped a child. Repeatedly. The punishment for these crimes… is death. You were right. You were right. We’re Mayday. We don’t hide. We fight. And in this place, we all fight.”
Nel corso di “Pigs” la prospettiva di June sembra cambiare e modificarsi verso una leadership più esecutiva e meno accondiscendente, meno votata a mantenere una linea di “superiorità morale” rispetto a quella dei suoi nemici. Probabilmente questo è anche dovuto alla presa di coscienza che perfino una ragazzina così giovane come Mrs. Keyes abbia dovuto affrontare stupri e sevizie nella sua tenera età.
In contemporanea, scene di non ordinaria felicità tra le varie ancelle che ballano e cantano all’interno della fattoria, fanno prendere coscienza di come questa bolla di momentanea serenità possa condurre ad una debolezza generale. Ecco quindi che si viene a creare in June la necessità di riportare attenzione e focus sulla missione e sull’importanza che tutte le donne si sporchino le mani per riconquistare la libertà. Per ora non c’è un piano e nemmeno un esercito, solo molta incertezza e rabbia ed è da questa base che la 4° stagione dovrà costruire le sue nuove fondamenta.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Era lecito aspettarsi un inizio più lento e compassato rispetto al solito ed infatti così è stato. Viste le condizioni di June e la necessità di una svolta diplomatica, ci vorrà anche un altro po’ di tempo prima di riottenere un ritmo e dei cambiamenti di un certo livello.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.