Il nuovo re dell’horror ha un nome ed è sicuramente quello di Mike Flanagan. Il regista, sceneggiatore e produttore ha ricevuto apprezzamenti da personaggi del calibro di Quentin Tarantino e Stephen King, con quest’ultimo che ha apertamente elogiato Midnight Mass.
Lo stile psicologico di Flanagan è ormai nettamente distinguibile, soprattutto dai suoi estimatori, che amano il suo stile di regia e le sue storie ricche di tormenti, ma anche di tanta umanità.
Dopo aver rivoluzionato il genere horror con successi seriali sia di pubblico che di critica, come la saga di The Haunting (Hill House e Bly Manor) e Midnight Mass, Flanagan torna su Netflix con The Midnight Club.
La nuova creatura del regista, composta da dieci episodi, racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazzi con malattie terminali che si ritrovano ogni notte per raccontare storie dell’orrore.
Per la prima volta, dunque, Mike Flanagan si cimenta con il genere young adult che, da un lato, potrebbe risultare una tappa necessaria nella sua evoluzione, ma dall’altra potrebbe contaminare troppo la sua opera, sfociando nel teen-drama spicciolo.
La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Christopher Pike e vede la presenza di due volti noti ai fan di Flanagan (Zach Gilford e Samantha Sloyan), oltre alla celeberrima scream queen Heather Langenkamp.
NUOVI PERSONAGGI ED UNA NUOVA CASA
Come detto ad inizio recensione, i protagonisti di The Midnight Club sono un gruppo di adolescenti affetti da malattie terminali, i quali trascorrono i loro ultimi mesi a Brightcliffe, un maniero dalla storia antica e misteriosa.
Ritorna, dunque, la tematica della casa come ambientazione predominante nelle opere di Flanagan: quattro mura tanto accoglienti di giorno, quanto claustrofobiche ed inquietanti di notte.
I ragazzi sono seguiti da Mark (Zach Gilford, protagonista di Midnight Mass), un’altra infermiera e la dottoressa Georgina Stanton (Heather Langenkamp, protagonista dei primi capitoli di Nightmare).
Ilonka, colpita da cancro alla tiroide, è l’ultima arrivata a Brightcliffe e si fa subito apprezzare per la sua mente sveglia ed arguta. Gli altri ragazzi sono uno diverso dall’altro ed affrontano la malattia in modo differente: chi rimane sulle sue, senza raccontare niente di sé, chi fa battute sarcastiche, chi si rifugia nella fede e chi distrugge tutto con un fiero nichilismo.
Nonostante i giovani protagonisti siano volti sconosciuti al pubblico, le loro doti recitative sono alquanto apprezzabili, soprattutto l’incredibile performance di Ruth Codd che riveste alla perfezione i panni della dura e scontrosa Anya.
THE MIDNIGHT CLUB
Il Midnight Club del titolo rispecchia esattamente quello che accade in questo primo episodio, intitolato “The Final Chapter”. I giovani ospiti di Brightcliffe, infatti, si radunano ogni sera a mezzanotte per raccontare storie dell’orrore e creare fantasmi.
Ben presto Ilonka scopre che il Club di Mezzanotte nasconde un altro segreto, molto più cupo. I ragazzi hanno stretto un patto tra di loro: chi morirà per primo avrà il compito di provare a mettersi in contatto con gli altri e descrivere l’aldilà.
Il sovrannaturale, così come la morte ed i fantasmi, sono elementi già affrontati da Flanagan in quasi tutte le sue produzioni. In Hill House i fantasmi simboleggiavano la dipendenza e la malattia mentale, in Bly Manor il rancore, la vendetta ed un amore sbagliato.
Midnight Mass, invece, portava sul piccolo schermo la componente sovrannaturale come critica ad un fanatismo religioso cieco ed ipocrita.
Questa volta Flanagan prende in esame la delicata questione della malattia terminale e di come questa diagnosi sconvolga la vita di qualcuno che si è affacciato da poco sul mondo.
Il risultato è un pilot introduttivo che manca, però, di quella giusta tensione narrativa funzionale a coinvolgere il pubblico senza annoiarlo. L’elemento teen-drama è ancora troppo dominante per poter dare il massimo dei voti, sperando che Flanagan abbia degli assi nella manica.
MORTE, FANTASMI ED UNA FLEBILE SPERANZA
The Midnight Club si dipana seguendo due linee temporali e due realtà parallele. La prima timeline segue gli eventi del presente, con le interazioni tra gli abitanti di Brightcliffe, mentre la seconda è creata proprio dagli stessi ospiti, grazie alla loro fantasia e alle loro paure più recondite.
“The Final Chapter” regala al pubblico due horror stories che intrattengono i ragazzi durante il loro ritrovo notturno. La prima storia, raccontata da Natsuki, non brilla di certo per originalità ed anche la resa scenica è abbastanza carente.
La seconda, invece, narrata da Ilonka, risulta più interessante proprio perché priva dei soliti jumpscare e con una background story che si lega a Brighcliffe e al presente.
Ilonka, infatti, rivela di essersi recata a Brightcliffe per un motivo ben preciso: secondo alcune documentazioni, il maniero nasconderebbe un potere misterioso, occulto e curativo che permetterebbe alla ragazza di guarire dal cancro.
La ragazza sembra legata a questo luogo, avendo già avuto visioni di Brightcliffe prima di arrivare ed essendo l’unica (per adesso) a vedere fantasmi ed entità aggirarsi per i corridoi della dimora.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un inizio non proprio scoppiettante per The Midnight Club. Nonostante il guizzo registico di Flanagan ed il comparto tecnico, la storia sembra troppo deviare verso il teen-drama.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.