Risulta veramente difficile scrivere questa recensione senza incorrere in qualche tipo di spoiler. L’episodio, infatti, è di importanza cruciale, ponendosi a più di metà stagione come vero e proprio spartiacque all’interno della narrazione.
A fare da plot twist d’eccezione è la dipartita di uno dei personaggi principali appartenenti al Midnight Club. Sull’identità di tale personaggio basta leggere il titolo dell’episodio per conoscerlo. Eppure Mike Flanagan riesce, con un’abilità da vero narratore, a ritardare il più possibile tale passaggio facendo sì che lo spettatore formuli più ipotesi su cosa sia veramente successo dopo il rituale mostrato in “Witch”.
RUTH CODD AKA ANYA
Anya: “Spontaneous regression. It sounded so fucking stupid… to me at the time. Still does. But that roommate, wherever she is, I hope… she’s laughing.”
Per ben 16 minuti lo spettatore è portato a pensare che tutta la narrazione si sia spostata di qualche anno più avanti, con Anya (una straordinaria ed intensa Ruth Codd), unica “salvata” del gruppo proprio grazie al miracolo del rituale, che vive una vita “normale” con il rimorso di essere l’unica sopravvissuta.
Ma dopo alcuni indizi si capisce subito che questo è solo il preambolo per l’ennesima visione mortifera in cui è intrappolata la stessa Anya in fin di vita. Una Anya che mette in mostra le proprie speranze e le proprie paure, nonché il proprio testamento spirituale prima di spirare. Si tratta di una sequenza molto forte per lo spettatore che ha seguito le vicende fin dall’inizio e che si è appassionato alle vicende del gruppo di ragazzi terminali, di cui Anya era una delle colonne portanti.
A ciò contribuisce, oltre alla grande interpretazione dell’attrice, una regia scarna ma accurata (quella della regista Axelle Carolyn) e l’uso della musica e del sonoro che si amalgamano alle varie sensazioni che questo primo quarto d’ora di episodio rilascia.
LA STANTON ALLA RISCOSSA
Georgina Stanton: “The sounds of stories are the sounds of life.”
Dopo un inizio del genere, la seconda parte dell’episodio appare abbastanza piatta e con un ritmo molto più lento, forse anche per lasciare allo spettatore il tempo di riprendersi dopo lo shock della morte di Anya. Non che anche qui ovviamente manchino alcuni momenti “forti” che intercorrono a rendere l’episodio uno dei migliori visti finora.
Sempre a proposito di scelte musicali, per esempio, risulta di grande impatto la scena del “funerale” di Anya con la scelta della cover del brano Good Riddance (Time Of Your LIfe) dei Green Day. Un brano che parla del trauma del passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, qui più che azzeccato per mostrare la sofferenza di un gruppo di adolescenti che si ritrova (molto prima del previsto) ad avere a che fare con tematiche adulte come ad esempio la morte.
Ma la parte del leone, in questa seconda tranche, la fa sicuramente una rediviva Georgina Stanton (Heather Langerkamp), qui finalmente con un ruolo più attivo di quanto non abbia mai avuto finora. È lei a riportare il gruppo con i piedi per terra dopo il trauma della scomparsa dell’amica (ridando loro, di fatto, una ragione per continuare). Ed è sempre lei, inoltre, a lanciare il cliffhanger finale dell’episodio in cui, ancora una volta, tutto viene rimesso in discussione.
CONCLUSIONE
La puntata, dunque, procede in questa maniera alternata, di fatto non concedendo allo spettatore nessun momento per metabolizzare il tutto ma, anzi, spingendolo sempre di più ad andare avanti nella visione. La seconda parte appare, per questo motivo, forse un po’ ridondante, anche se condita da momenti preziosi (molto bello il botta-e-risposta di citazioni fra Ilonka e l’inserviente), ma necessaria per completare il discorso sulla metabolizzazione del lutto, passaggio fondamentale per l’evoluzione dei personaggi.
“Anya”, in questo modo, si prende i suoi tempi consapevole del suo essere un episodio spartiacque all’interno della trama orizzontale. E lo fa nel migliore dei modi, diventando così uno degli episodi più apprezzati per quanto riguarda questa miniserie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio importante che tratta il tema dell’elaborazione del lutto in maniera non banale e/o scontata. Protagonista assoluta Anya ovvero l’ottima Ruth Codd, un’accoppiata personaggio-interprete ben azzeccata che si aggiunge alla galleria di personaggi memorabili creati da Mike Flanagan.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!